Ruanda dieci anni dopo il genocidio

I fascisti ruandesi hanno obbligato un gran numero di persone normali ad assassinare i loro vicini, e talvolta anche i membri della propria famiglia. La maggior parte sono stati finiti col macete, massacrati sul posto. Come hanno potuto i fascisti a spingere migliaia di persone a partecipare a tali massacri? Si è sentito spesso che ciò veniva dall'”odio secolare tra gli Hutus ed i Tutsis e che questo risaliva a prima della colonizzazione”. Ma questo non corrisponde ai fatti

Il Belgio ha gettato le basi dell’ideologia genocida

Il colonizzatore belga ha condotto una politica di divisione e di dominio e ha seminato quelle ideologie che hanno poi suscitato i due più grandi genocidi dell’Africa Centrale di questi dieci ultimi anni: la teoria della superiorità della razza Tutsi e la teoria degli Hutu che, in quanto abitanti originari, devono difendere il loro paese di fronte Tutsi.

Negli anni trenta, il governo coloniale ha ripartito la popolazione ruandese sulla base di criteri etnici totalmente arbitrari e ha reso obbligatoria la menzione della provenienza etnica sulla carta di identità. Nelle loro scuole, i missionari hanno inculcato ai bambini dell’aristocrazia Tutsi l’ideologia che appartengono ad una razza superiore, chiamata a dirigere il paese. Hanno creato così una classe obbediente e docile.

Ma negli anni 50, un vento anticoloniale ha soffiato in Africa dovunque. Anche i giovani intellettuali Tutsi sono diventati nazionalisti. Ecco perché i padroni belgi hanno cambiato velocemente spalla al loro fucile. In alcuni anni, hanno formato un piccolo borghesia Hutu che hanno armato di un’ideologia razzista anti-Tutsi il cui messaggio “Non è il colonizzatore belga che è il nemico della nazione ruandese, ma la minoranza Tutsi”. I Tutsis rappresentavano in quel momento il 14% della popolazione.

Sono degli ufficiali belgi, sotto la direzione del colonnello Logiest che hanno agevolato i primi massacri di Tutsis nel 1959. È il governatore belga Harroy che ha manovrato in quel momento “la rivoluzione anti-Tutsi”. Il governo belga ha gettato così le basi della dittatura neo-coloniale basata su un razzismo anti-Tutsi.

I socialisti francesi hanno agevolato i génocidi ruandesi

Durante trent’ anni, la dittatura neocoloniale del Ruanda è stata la migliore e la più fedele alleata della borghesia belga in Africa. Ma dopo la perdita della sua colonia congolese, la borghesia belga è rimasta molto indebolita. In Ruanda, la sua posizione di potere neocoloniale è stata presa sempre più dall’imperialismo francese.

Nell’ottobre 1990, poco dopo la caduta del socialismo in Europa dell’est, gli americani hanno lanciato un’offensiva per ridurre il ruolo delle vecchie potenze coloniali europee in Africa e sostituirle come potere neocoloniale. Sotto la protezione del presidente ugandese Museveni e col sostegno discreto degli USA, il fronte patriottico ruandese (FPR) ha lanciato una guerra da l’Uganda contro il regime ruandese di Habyarimana. Il programma del FPR esigeva il diritto al ritorno per le migliaia di profughi Tutsi cacciati dal Ruanda durante gli ultimi trenta anni.

L’imperialismo francese ha reagito immediatamente aumentando gli aiuti militare e finanziari alla reazionaria borghesia Hutu. Che questa borghesia, intorno al vecchio presidente Habyarimana, veicolasse un’ideologia fascista che preparava massacri su grande scala non preoccupava l’imperialismo francese. L’esercito e le milizie che hanno perpetrato il genocidio nel 1994 sono state addestrate e armate per 4 anni dalla Francia. E, alla fine dei massacri, le truppe francesi, con pretesti “umanitari”, hanno condotto una “operazione turchese” allo scopo di salvare il maggior numero di alleati possibili, le truppe genocide ruandesi.

Il ruolo decisivo degli USA

Ma è l’imperialismo americano che ha giocato un ruolo decisivo nei due genocidi che hanno decimato la popolazione durante gli ultimi dieci anni. Un recente rapporto del “Nazional Security Archive”(1) mostra chiaramente che l’imperialismo americano era totalmente informato dell’ampiezza del genocidio ruandese. Ma il governo Clinton ha lasciato fare e non è intervenuto. Il FPR nel 1990, dopo l’inizio della guerra, era diviso. Da una parte, c’erano i veri patrioti che non erano d’accordo con la separazione razzista tra Hutu e Tutsi e che volevano battersi per un Ruanda unificato ed indipendente, in favore delle masse popolari. Ma in questo stesso FPR, c’era anche un importante nocciolo della borghesia Tutsi, intorno a Kagame, convinto della vecchia ideologia razzista a proposito della loro “superiorità” e legati totalmente agli USA. Questa borghesia voleva prendere innanzitutto il potere in Ruanda per regnare a suo turno.

Kagame è riuscito ad avere il potere in seno al FPR e ha iniziato a condurre una politica militarista. Conosceva i piani per il genocidio e la intenzioni della cricca che attorniava Habyarimana. Il FPR non era radicato tra la popolazione ruandese e Kagame sapeva che non era in grado di proteggere la popolazione Tutsi non armata ed gli Hutu democratici della Ruanda. Ha condotto tuttavia la sua offensiva, sapendo che rischiava un genocidio. Per lui era più importante prendere il potere.

L’imperialismo americano faceva nulla e lasciava volontariamente che il genocidio si perpetrasse. Washington contava con l’FPR di cacciare l’imperialismo francese dalla regione. Dopo la presa del potere di Kagame, gli USA hanno investito in Ruanda e ne hanno fatto una base per la loro politica imperialistica in Africa Centrale. Negli anni che hanno seguito la presa del potere, molti democratici, delusi, hanno lasciato l’FPR e, spesso, il paese. Kagame ha fatto assassinare o incarcerare gli oppositori e ha descritto ogni oppositore come un genocida o un Hutu razzista.

Alcuni anni più tardi, nel 1998, l’imperialismo americano ha voluto finirla col governo nazionalista di Laurent Kabila in Congo. L’imperialismo americano ha dato quindi il semaforo verde al vicino Ruanda di Kagame per una guerra di aggressione fascista durata sei anni e che può esplodere di nuovo ad ogni momento. Milioni di vite congolesi sono stati e sono sacrificate ancora alla politica di egemonia americana.

Note:

1) http://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB117 /

Nel capitolo 3 del libro ” Kabila et la révolution congolaise “, Ludo Martens analizza in dettaglio l’ideologia genocida, la sua nascita, il suo funzionamento ed il pericolo che rappresenta anche in Congo. EPO, 2002, 719 pagg. Prezzo: 40 euro. Per richiederlo 0032-02/5040112.