ROMA – Che i rapporti tra il Manifesto e Fausto Bertinotti non sempre siano idilliaci lo si sapeva. Ma ultima¬mente la situazione è peggiorata. Tanto che i vertici del “quotidiano comunista” hanno deciso che il libro-intervista al segretario del Prc scritto da una delle loro “penne politiche” di spicco, Cosimo Rossi, non andrà in edicola insieme con il giornale. E questo nonostante l’instant book sia edito dalla «Manifesto Libri». Niente da fare: per inappellabile decisione della direzione del giornale, nonché dei “grandi vecchi” Valentino Parlato e Rossana Rossanda, il volumetto contenente l’intervista al Bertinotti che si candida alle primarie andrà si in edicola, ma per proprio conto, il 22 settembre. E c’è di più: i vertici del “quotidiano comunista” hanno negato anche la pubblicità al volume. O, per essere più esatti, hanno bocciato le locandine che raffiguravano la copertina del libro (dal titolo lo ci provo) e una copia del Manifesto. Niet. Sulle locandine pubblicitarie non dovrà apparire la testata del giornale.
Singolare. Se non altro perché dal libro emerge un Bertinotti inedito. Con il giornalista che lo interroga, infatti, il leader di Prc non nasconde di accarezzare un sogno: quello di ripercorrere i passi di Pietro Ingrao. «Riconosco – dice Bertinotti- che non sarebbe ostativa l’età». Anche se poi ammette che, ahimè, quella «cattedra è prenotata». Da «D’Alema», ma non solo, «i pretendenti”, spiega il segretario del Prc, sono «molti». Ed è una novità, anche indigesta per una fetta del partito, il fatto che Bertinotti non intenda porre paletti a Prodi. «Il paletto – spiega – è l’idea statica della coalizione». Tant’è vero che Bertinotti non mette «in cima al programma» neanche il ritiro dell’Italia dall’Iraq, benché sottolinei che lo fa solo perché è convinto di poter conquistare questo obiettivo «anche prima delle elezioni e dell’eventuale governo». Leggendo questo passaggio Prodi tirerà sicuramente un sospiro di sollievo. Ma qualche pagina dopo, il leader del Prc avverte che il suo partito potrà (e dovrà, se è il caso) votare contro il governo dell’Unione. Nel libro-intervista, infatti, Bertinotti insiste sulla necessaria «autonomia del partito dal governo»: <