Nel novembre 2002 Digos e Ros dei carabinieri, in qualità di Polizia giudiziaria e per ordine di Stefano Dambruoso, Sostituto procuratore della Repubblica di Milano, pedinano in stretta collaborazione con il capocentro della Cia a Milano, Robert Seldom Lady, il cittadino egiziano Abu Omar.
Tre giorni prima del 17 febbraio 2003 la polizia giudiziaria sospende il pedinamento dell’imam, che viene sequestrato da un commando di una ventina di agenti della Cia, diretti da Bob Lady, con il contributo del maresciallo del Ros dei carabinieri, Luciano Pironi, detto Ludwig. Pironi era stato da tempo contattato da Lady e da qualche giorno era stato invitato a pedinare Abu Omar «al fine di fermarlo»: cosa che avverrà appunto il 17 febbraio, sulla base di un appuntamento mirato, come lo stesso maresciallo del Ros riferisce nel corso dell’incidente probatorio del 30 settembre scorso presso il tribunale di Milano, durante il quale rivela che superiori della sua struttura erano a consocenza dell’iniziativa della Cia.
Due giorni fa il maresciallo del Ros dei carabinieri, Dilda, nel corso del processo contro l’imam di Gallarate, Abdel Vergut, rivela che lui e altri tre carabinieri del Ros, senza peraltro alcun mandato della magistratura, hanno effettuato interrogatori nel lager americano di Guantanamo, sostenendo che loro erano buoni ultimi a recarsi lì, visto che polizie di mezza Europa vi erano di casa, compresa la Polizia di Stato di Gianni De Gennaro che in quel luogo illegale, fuori da ogni diritto internazionale dove avvengono episodi di tortura, che l’Onu e l’Unione europea hanno chiesto di chiudere e che ha costretto a una difesa imbarazzata lo stesso Bush. Non sarebbe possibile per alcun paese democratico metter piede e tanto meno pensare di estorcere confessioni a chicchessia, data l’illegittimità del metodo (sequestro, voli segreti e appunto torture, nessuna possibilità di difesa, nessuna notificazione di specifico reato…) pare che non interessi nessuno al di fuori di Rifondazione comunista e qualche amico.
Praticamente nessun politico italiano, non il governo, assai pochi giornalisti, certamente non chi ha levato scudi contro il rapimento di Abu Omar da parte di Cia-Sismi (il riferimento è in particolare a “Repubblica”) sembrerebbe scandalizzarsi di ciò. Perché?
Dove sono finiti gli anatemi contro i voli e le carceri segrete della Cia? Non è inquietante che le autorità di pubblica sicurezza del nostro paese bazzichino a Guantanamo per tentare di estorcere informazioni ai catturati come Abu Omar, anzi in generale peggio di come è stato prelevato l’imam egiziano?
Non si possono utilizzare intercettazioni telefoniche procurate illegalmente: sacrosanto! Si può pensare allora di utilizzare nei processi confessioni sotto tortura?
Il Viminale non ha nulla da dire, neppure rispetto alle intercettazioni effettuate con la complicità di Telecom sulla base dell’accordo del 15 settembre 2004 tra Giuliano Tavaroli e il capo della polizia?
Nessuno ha da chiedere nulla al Ros dei carabinieri per il rapimento di Abu Omar da parte di un suo agente che l’ha ammesso, in un periodo in cui il Ros e membri della polizia di Stato facevano viaggi a Cuba non certo per andare sulla spiaggia di Varadero?