Roma il 9 marzo 2010. Report dell’iniziativa di Marx XXI

L’iniziativa si è tenuta presso la Casa delle Culture di Roma: una sede prestigiosa nell’ambito del dibattito culturale cittadino, gentilmente messa a disposizione dal suo presidente Franco Ottaviano, che era anche tra i relatori. La platea era composta da compagni, quadri e simpatizzanti variamente collocati. Lo scopo del dibattito era duplice: presentare i due speciali di Marxismo Oggi sulla crisi del capitale e il possibile ruolo dei comunisti, e al tempo stesso presentare la costituenda associazione Marx XXI.

La discussione è stata aperta da un intervento di Paola Pellegrini, responsabile Cultura del PdCI e tra i promotori dell’Associazione, la quale ha accennato alle finalità di Marx XXI e alla necessità di una ripresa del lavoro di elaborazione collettiva sui problemi più urgenti che i marxisti e i comunisti variamente collocati si trovano oggi ad affrontare. La serie di interventi di compagni e studiosi che hanno partecipato alla realizzazione dei due speciali è proseguita con l’economista Vladimiro Giacché, il quale ha concentrato la sua attenzione sul tema del ruolo dello Stato nella crisi: la crisi cioè – ha affermato – può essere l’occasione per un rilancio del ruolo dello Stato nell’economia, ma può anche segnare un’ulteriore riduzione del suo ruolo e una sua ancora maggiore subalternità agli interessi dei grandi gruppi capitalistici; sul rapporto Stato/Mercato, in generale e più ancora nella fase attuale – ha concluso Giacché – manca di fatto un’elaborazione adeguata, e colmare tale lacuna è uno dei compiti che deve porsi Marx XXI. L’altro economista presente, Domenico Moro, responsabile Formazione del PdCI di Roma, ha sottolineato come i 14 miliardi di euro immessi dagli Stati nel mercato finanziario per salvare banche e aziende, oltre a non avere alcuna ricaduta sociale (per cui i disoccupati sono cresciuti in questi mesi di altri 50 milioni a livello mondiale), sta portando il debito pubblico di molti paesi a dimensioni molto preoccupanti, il che può essere la base di un’ulteriore stretta sul piano sociale e politico; la crisi in corso – ha proseguito – è il prosieguo di una crisi strutturale iniziata negli anni ’70, e dovuta a quella caduta tendenziale del saggio di profitto su cui anche Giacché si era soffermato. Sergio Cararo, direttore di Contropiano, ha a sua volta rilevato come l’acutizzarsi della crisi e delle contraddizioni inter-imperialistiche rafforzi le pericolose tendenze alla guerra; d’altra parte, sul piano sociale, il processo di proletarizzazione dei tecnici in corso apre nuove possibilità di alleanze sociali, a patto che si superino subalternità culturale e politica, faciloneria e scetticismo, e si riprenda un cammino politico fondato su solide basi analitiche e strategiche.
A questo punto della discussione è intervenuto Franco Ottaviano, presidente della Casa delle Culture, il quale essendo l’unico dei relatori a non aver partecipato alla preparazione dei due speciali di Marxismo Oggi, ha portato un punto di vista “esterno” che si è rivelato molto utile. Concordando sulla necessità di avviare veri e propri percorsi di formazione e sottolineando il valore dei due speciali, O. ne ha rilevato anche alcuni limiti, in particolare sulla specificità delle forme della crisi nel nostro paese, e su come si costruisce una risposta marxista alla crisi. Occorre cioè un tasso maggiore di ragionamento politico, poiché c’è la crisi del capitale ma anche quella dei comunisti e della sinistra; bisogna dunque ripensare anche alle politiche fatte negli ultimi anni, per valutarne limiti ed errori. Sulla crisi – ha concluso – va recuperato il Marx del 3° libro del Capitale, e va approfondito il tema dei possibili modi di produzione alternativi. Per Bruno Steri, direttore di Essere comunisti e membro della Direzione del PRC, la discussione ha evidenziato un buon grado di omogeneità tra i partecipanti. Il punto centrale è la contraddizione tra la gravità della crisi e la carenza delle risposte sociali e politiche. I bassi salari sono un effetto più che una causa della crisi, essendo una delle risposte date dal capitale alla crisi degli anni ’70. In questa fase va inoltre riproposta la questione nazionale, in termini di difesa della sovranità dai dettami dell’Europa di Maastricht. Infine va concentrata l’attenzione anche sul mondo della comunicazione, approfondendo i mutamenti anche antropologici indotti dall’eccesso di informazioni a cui siamo tutti sottoposti. Dal canto suo, Alexander Höbel, storico del movimento operaio, della redazione de l’ernesto, ha ripreso il tema del contrasto tra gravità della crisi del capitale e debolezza del suo antagonista naturale, il movimento operaio, ciò che rende la crisi in corso particolarmente pericolosa. La contraddizione tuttavia è più apparente che reale, poiché il capitale reagì alla crisi degli anni ’70 avviando quella ristrutturazione del sistema che aveva nella frammentazione del processo produttivo e della stessa classe operaia un elemento centrale. Ne è derivata una situazione paradossale, per cui all’aumento della massa di lavoratori salariati o finto-autonomi ma di fatto dipendenti e alla crescente unificazione del lavoro umano, a partire da una serie di mansioni tecniche, si contrappone la debolezza della classe sul piano politico. Bisogna quindi invertire il processo, sul terreno culturale – ridando identità e progetti alla classe operaia, e questo è il primo compito di Marx XXI – e su quello politico e organizzativo, agendo per la ricomposizione della classe a partire da un programma minimo. Quanto all’associazione, essa dovrebbe agire sul piano dell’analisi, ma anche su quelli della formazione e della comunicazione.
Il dibattito che si è aperto dopo le relazioni ha fatto emergere varie questioni, da quella della tendenza a un vero e proprio “crollo” del capitalismo, al caso Italia, rispetto a cui – ha osservato Andrea Del Monaco del PRC – analisi e proposta politica sono di fatto ancora carenti.
In sede di repliche, Vladimiro Giacché ha precisato che la crisi non è crisi del capitalismo, ma è il modo in cui il sistema rinnova se stesso, bruciando capitali e risorse; rispetto alle tendenze autoritarie e ai rischi di guerra che ciò comporta, intanto occorre resistere. Quanto alla specificità italiana, essa sta in un modello basato su scarsa produttività, svalutazione competitiva e basso costo del lavoro. Per Domenico Moro, l’evoluzione stessa del sistema ha visto aumentare il grado di socializzazione del processo produttivo, dando basi oggettive più solide a una possibile trasformazione socialista; e qui si pone anche il tema del rapporto Stato/Mercato. Sul piano politico, occorre disarticolare il blocco sociale del Centro-destra, sapendo che le prime vittime della crisi sono proprio le piccole imprese e dando una risposta di sinistra anche al problema fiscale. Bruno Steri, infine, ha ribadito che l’obiettivo di fase è lavorare per una ricomposizione della classe e per una riconquista politica dei lavoratori; occorre per questo anche una “coalizione del lavoro” a livello europeo, e sul terreno nazionale una lotta al bipolarismo e la costruzione di un partito di massa e di quadri che torni a porre tra i suoi compiti quello della formazione e dell’analisi. L’iniziativa si è quindi chiusa con le parole di Paola Pellegrini, che ha invitato tutti i presenti a partecipare alla costruzione e all’attività di Marx XXI.