Rizzo voleva falce e martello, Cremaschi più conflitto. Vattimo più antagonismo

C’è chi guarda il battesimo della Cosa Rossa dalla profondissima sinistra. Come Giorgio Cremaschi, segretario della Fiom, che bazzica la riunione di Sinistra Critica (la scissione di Turigliatto e Cannavo) che manda un biglietto alla Nuova Fiera di Roma: «La Cosa Rossa nasce morta, priva di qualsiasi prospettiva». E ne offre una, forse non nuovissima: «Bisogna ricostruire la classe e il conflitto di classe. Soprattutto alla luce di stragi come quella di Torino. Sia il governo che Rifondazione hanno fallito». La Cosa Rossa perde uno dei capi dell’ala dura «perché – spiega il leader dell’area programmatica “28 aprile” – non ha indenti-tè né tantomeno linea politica e per dirla con Nanni Moretti, con quei dirigenti non si va da nessuna parte». Fra quei dirigenti non ci sarà Marco Rizzo, il pasionario della Falce e Martello. «Non ci sarò perchè manca quel simbolo e perchè non si è alternativi al Partito democratico»). Ma è un «non ci sarò per ora». «Il giudizio – fa Rizzo – resta sospeso fino a quando non si risolveranno questi due gravi errori. Di fronte all’offensiva di classe dei poteri forti servono riposte efficaci, ad oggi però non c’è un cuore, non c’è un progetto se non quello di “occupare” uno spazio politico per motivi elettorali di ceto politico. Senza comunisti non esiste la sinistra».
Che proverà invece ad esistere senza filosofi. Perché nemmeno Gianni Vattimo ci sarà agli stati generali di oggi. Spiega le ragioni della sua assenza di cui, dice ironicamente, «nessuno si accorgerà».
Vattimo parla di «finta sinistra» che dopo l’ultima «sparata di Bertinotti sul governo morente», si è confermata come sinistra «infermieristica e badante che regge una baracca senza futuro. Si chiama Cosa Rossa, ma comincia con il preferire al rosso l’arcobaleno», pensa di «essere alternativa quando i suoi esponenti di spicco parlano di aiutare questo governo cosiddetto di centro sinistra, a continuare la sua azione con rinnovata energia riformatrice. Energia che, da ultimo, si è manifestata nel tentativo di far passare i Dico di soppiatto nel decreto Amato». E critica il fatto che la sinistra non sostenga «una diversa collocazione in politica estera che ci eviti l’invio di nuove truppe in Afghanistan al solo scopo di difendere quelle che, inutilmente, ci sono già».