Rinaldini: industriali divisi, ma il contratto lo vogliamo ora

«È chiaro che qualche problema gli industriali ce l’hanno. Che hanno posizioni diverse al loro stesso intemo. Del resto, i segnali sono stati anche pubblici, Con il vicepresidente di Confindustria Bombassei che invita il presidente di Federmeccanica Calearo a chiudersi in una stanza con i sindacati fino alla chiusura del contratto, e Calearo che gli risponde di chiudercisi lui, in una stanza, per fare la riforma contrattuale. Ma se pensano per questo di scippare i metalmeccanici del loro contratto stanno sbagliando di grosso».
Parla Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom-Cgil, dopo lo
sciopero di venerdì (il secondo a sostegno di questo rinnovo contrattuale), e alla vigilia di una settimana importante.

Rinaldini, mercoledì un nuovo incontro nella sede di Confindustria. A questo punto quali sono le aspettative?
«Federmeccanica deve rispondere su tutti i punti della piattaforma. L’aspettativa è questa: Federmeccanica vuole fare il contratto o no? Se la riposta è sì, si può aprire finalmente una trattativa vera. Ma ci dev’essere una svolta nel loro atteggiamento, perchè finora abbiamo ricevuto solo delle “non risposte”, e hanno anche iniziato a chiedere la cancellazione di interi capitoli della piattaforma, come quello sull’inquadramento professionale».

In Confindustria le posizioni sono diverse, e forse lo sono anche tra le stesse imprese, come dimostrano ad esempio i 30 euro che la Fiat ha deciso di dare ai suoi dipendenti.

«Ma il fatto è che noi non vogliamo rincorrere opinioni diverse. Se non ci sarà una svolta nella trattativa, ci troveremo di fronte al tentativo di far saltare il contratto. Vediamo che succede mercoledì. In base a questo, decideremo le prossime mosse. Fermo restando che di ore di sciopero ne abbiamo proclamate 12, e fatte solo 8».

Ricordiamo i punti della piattaforma.
«Il salario: chiediamo 117 euro lordi medi, più 30 uguali per tutti. E su questo, Federmeccanica non ha mai prodotto una vera e propria controproposta. La revisione dell’inquadramento (l’ultima volta che ci si è messo mano era il 1983, ndr), che in sostanza ci chiedono di cancellare rilanciando con proposte che con l’inquadramento non c’entrano nulla. Poi, c’è la questione del mercato del lavoro: noi chiediamo l’individuazione di percorsi di stabilizzazione e di tetti massimi ai contratti non a tempo indeterminato. Infine, l’orario di lavoro, sul quale vogliono poter disporre senza che venga concordato con le Rsu. E questo non è possibile».

Pensa ancora sia possibile chiudere entro la fine dell’anno?
«Che il quadro si sia complicato, non c’è dubbio. Continuo comunque a sperare in una soluzione entro dicembre, o comunque in tempi rapidi».