«Definire le iniziative di lotta per cambiare l’atteggiamento di Federmeccanica e ribadire unitariamente, con chiarezza, che la trattativa deve riprendere sul biennio economico». Per il leader della Fiom, Gianni Rinaldini, «il confronto sul mercato del lavoro deve proseguire, ma senza che ci sia una ipotesi di accordo sulle due questioni tra loro diverse». Nessuno scambio, insomma, e la flessibilità esca dal tavolo.
Questa è la posizione che la Fiom sosterrà domani (oggi, ndr) nella riunione con Fim e Uilm. È convinto che ci sia una posizione unitaria?
«Sulla base di quanto è accaduto con le dichiarazioni fatte nell’ultimo incontro credo di poter dire che ci siano le condizioni per una posizione unitaria. Credo sia impossibile uno scambio tra rinnovo economico e questioni normative come il ruolo delle Rsu sulla flessibilità».
A suo avviso quindi «l’equivoco» nato dalla rottura della Fim è stato chiarito. Resta però la controparte…
«Federmeccanica deve decidere se vuole fare il contratto perché l’offerta di 60 euro esprime la volontà di non farlo, e rinunciare alla pretesa di legare la retribuzione alla nostra disponibilità sulle questioni normative. Questo non esiste più».
Quindi o le imprese si ammorbidiscono o saranno altre lotte. Quante ore sono già state fatte?
«Comprese le ultime sono circa cinquanta, al netto degli scioperi generali».
È un gran sacrificio, dati gli stipendi. Non crede che possa subentrare la stanchezza?
«Non c’è dubbio che i sacrifici siano consistenti ma devo dire che c’è una tenuta delle iniziative di lotta. Le imprese farebbero male i conti se pensassero ad un cedimento dei lavoratori perché la questione retributiva è ormai intollerabile».
Il ministro del Lavoro si è detto pronto a mediare. È un’offerta da considerare?
«L’intervento del ministero può esserci solo con il consenso delle parti e noi non l’abbiamo richiesto. Tantomeno verso il ministero di Maroni e del suo sottosegretario Sacconi che un giorno si e uno no attacca il sindacato e che si è caratterizzato come ala destra di Confindustria».
Intanto si è aperta una campagna, anche mediatica, su quanto sia bello il sabato lavorativo…
«È una campagna totalmente falsa, un insulto all’intelligenza dei lavoratori perché di accordi che prevedono il lavoro al sabato ce ne sono centinaia e centinaia. Ma come ha detto il presidente di Federmeccanica Massimo Calearo le imprese vogliono poter fare anche 60 ore settimanali ma senza concordarlo con i delegati sindacali. Il problema è che le imprese vogliono appropriarsi del tempo di lavoro».
Sempre domani (oggi, ndr) il ministro Maroni incontra il management Fiat per l’altra difficile vertenza. Come se ne esce?
«C’è una situazione paradossale nel rapporto tra governo e azienda. Nel dicembre 2002 firmarono, senza i sindacati, un accordo con cui il governo diede alla Fiat cassa integrazione a man bassa e mobilità lunga e corta. Quel piano ci ha portato alla situazione, irrisolta, di oggi. La questione va capovolta. Unitariamente chiediamo che il governo chieda alla Fiat, come abbiamo chiesto noi, un piano di superamento della cig strutturale e il rientro di tutti i lavoratori entro il 2006. Sulla base di questo impegno si può valutare quali strumenti -compresi quelli che la Fiat chiede- possono essere utilizzati. Il resto è propaganda elettorale».