L’Italia è l’unico Paese europeo sprovvisto di una legge organica sull’asilo politico, ed è ora che la adotti. Questa, in sostanza, la richiesta dell’Unhcr (l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifiugiati) al governo Prodi e al parlamento italiano in occasione della giornata mondiale del rifugiato che si celebra oggi, come ogni 20 giugno.
E per la prima volta l’appello è firmato congiuntamente con l’Arci, la Caritas, la Comunità di S. Egidio, il Cir, Amnesty International e Medici senza Frontiere, cioè quelle organizzazioni che a livello nazionale e internazionale si prodigano per denunciare lo scarso livello di accoglienza che i Paesi industrializzati riservano ai richiedenti asilo. Accoglienza che scema ogni anno di più: nel 2005 9,2 milioni di persone hanno ottenuto lo status di rifugiato o la protezione temporanea, il numero più basso degli ultimi 25 anni. Chiariamo: ciò non significa che i richiedenti asilo siano diminuiti, ma che una percentuale sempre più bassa riesce a sollecitare la procedura – per sfiducia nelle istituzioni o perché le istituzioni lo scoraggiano con procedure sempre più restrittive. Non solo: alcuni Paesi – come l’Italia, la Spagna e la Grecia – non rispettano il principio del non refoulement cioè il non rinvio dei richiedenti asilo in Paesi che non rispettano i diritti umani, come la Libia.
In sostanza è caduta la distinzione tra migranti economici (persone che si recano in un altro Paese per trovare lavoro) e richiedenti asilo (persone che in patria vengono perseguitati per motivi etnici, politici, religiosi, sessuali o di genere). La convenzione di Ginevra li protegge e impone ai Paesi di accettarli, perché se tornassero a casa rischierebbero il carcere a vita o la morte. Eppure non vengono tutelati adeguatamente. Nel nostro Paese succede spesso che migranti economici e potenziali richiedenti asilo siano rinchiusi, insieme, nei centri di permanenza temporanea senza mai separare i due gruppi. A Lampedusa, il cpt diventato ormai un caso umanitario, manca una vera assistenza legale. E così i profughi vengono trattati come gli altri migranti: espulsi. Non è un caso che il numero di richiedenti asilo in Italia sia diminuito negli ultimi anni: erano 30mila nel 2001, circa 26mila nel 2005. Tra questi vi sono spesso dei bambini, giunti nel nostro Paese al seguito dei genitori: nemmeno loro ottengono un trattamento di favore, come dimostra il vergognoso episodio di Milano del Natale 2005, quando 270 profughi sudanesi, eritrei e etiopi (adulti e minorenni) furono sgomberati da uno stabile occupato.
La mancanza di una normativa sull’asilo in Italia, spiega l’Unhcr, pesa inoltre «sul lavoro degli operatori del settore e delle autorità, chiamati ad applicare una normativa poco chiara e spesso inadeguata». La confusione di dati e normative incide anche sui fondi: nel 2004 il governo italiano ha subìto il taglio del 65% dei finanziamenti del Fondo europeo per i rifugiati, poiché non aveva presentato un rapporto dettagliato. La Bossi-Fini, denuncia l’Ics (Consorzio Italiano Solidarietà), non ha fatto che peggiorare le cose: i richiedenti asilo vengono rinchiusi nei centri di identificazione – spesso coincidenti con i centri di detenzione – e non è permesso loro fare ricorso nel caso una delle 7 commissioni territoriali decida di negare lo status di rifiugiato.
Il rischio è che i profughi rimangano dei clandestini, esattamente come i migranti economici. E questo, secondo uno studio della Bocconi, è una grave perdita per il Paese. Non solo dal punto di vista umano e culturale, ma anche economico: gli stranieri che arrivano in Italia sono in media più istruiti degli italiani. Lo aveva già rivelato un’indagine Istat: tra gli stranieri, il 28% possiede un diploma di scuola superiore e il 9% la laurea, contro rispettivamente il 25% e il 6, 4% degli italiani. Ciò significa che i la maggior parte delle persone che decidono di emigrare in Europa ha alle spalle una buona preparazione scolastica, eppure quando giungono in Occidente sono costretti a svolgere mansioni semplici. La Caritas calcola che in Europa vivano almeno 5 milioni di migranti irregolari, mentre quelli con le carte in regola sono 56,1 milioni. Tutti, sans papier e non, sono costretti a lavorare più ore degli europei, per un salario più basso e spesso senza copertura assistenziale sanitaria.
Eppure continuano ad arrivare. Ieri a Lampedusa sono sbarcati sani e salvi 52 migranti. Uno dei due barconi era stato soccorso al largo di Malta da una nave spagnola, alla quale avevano chiesto la direzione giusta per l’Italia.