Riforma Moratti. Quando perseverare è diabolico

Che il rinvio dell’entrata in vigore della riforma al 2007 e lo stop alla sperimentazione nella secondaria superiore fossero risultati indigesti alla stessa maggioranza di centro destra era prevedibile, diciamo che era nell’ordine naturale delle cose. D’altronde la stessa notizia della decisione del ministro di rinviare, a fronte della sonora bocciatura della Conferenza Stato-Regioni e del Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione, era stata accompagnata dalle agenzie stampa da quella sul litigio con il suo sottosegretario Valentina Aprea. Ma francamente ci aspettavamo che dalle file del centro destra un po’ di respiro al suo ministro venisse concesso. E invece no. Già lunedì i giornali riportavano le bellicose dichiarazioni dell’on. Garagnani (sì, proprio lui, quello del disegno di legge per il controllo dei libri storia e degli insegnanti di sinistra) che comunica il dissenso di Forza Italia e preannuncia che chiederà il ripristino della sperimentazione nelle superiori. An non è da meno e per bocca del senatore Valditara minaccia: «Riteniamo che in Parlamento ci possano essere le condizioni per anticipare al 2006 l’avvio della riforma». Insomma, parafrasando il presidente Mao, grande è il disordine sotto il cielo, ma la situazione non è eccellente (per il centro destra) e riflette lo stato comatoso della maggioranza berlusconiana.
Tutto bene, dunque? Non proprio. Del tutto stonate suonano le dichiarazioni e i commenti che alcuni autorevoli esponenti del centro sinistra hanno rilasciato e che il “Corriere della Sera” di domenica 18 riporta con il significativo titolo “Riforma Moratti? Non tutto è da buttare” Sinistra divisa. «Sbagliano “Unità” e “Liberazione” a chiedere l’abrogazione totale».

Qualche esempio? «Non penso sia giusto – dice Silvia Costa, assessore all’Istruzione nel Lazio ed esponente della Margherita – ricominciare da zero quando si fa una riforma su un corpo vivo e vitale come la scuola». Di rincalzo, Fiorella Farinelli, responsabile del dipartimento cultura e istruzione della Margherita «E’ troppo semplificatorio dire cambiamo tutto. Per fare cosa? Ritornare al testo unico del 1994? Alla riforma Berlinguer? Che poi i guasti della scuola italiana sono di vecchia data, mica li ha prodotti tutti la Moratti». E ancora «Non serve azzerare tutto: alcuni elementi della riforma vanno conservati, magari modificandoli un po’ o realizzandoli pienamente, altri invece eliminati».

Infine Andrea Ranieri, responsabile del dipartimento informazione e cultura dei Ds: «La logica va rovesciata: prima di parlare di abrogazione, l’Unione faccia le sue proposte e avvii un dibattito».

A ben guardare, potremmo parlare di una vera e propria scialuppa di salvataggio questa che viene offerta da Farinelli e Ranieri al ministro in carica, se non altro perché queste dichiarazioni riprendono non solo le parole ma anche, a noi pare, l’ispirazione di fondo del ministro in carica. In questo senso, che la Farinelli dica che quello della Moratti è «Un buon progetto che però non è riuscita a realizzare» e che «l’articolazione dell’offerta formativa in due grandi percorsi di pari dignità, quello liceale e quello tecnico-professionale, si pone in continuità con quanto fatto da Berlinguer» conferma che non siamo in presenza di un incidente di percorso, ma del tentativo di delineare un cammino diverso e alternativo a quello seguito da milioni di insegnanti, genitori e studenti in questi anni all’insegna della parola d’ordine “abroghiamo le riforme Moratti”.

L’ispirazione di fondo è una linea “tecnocratica” che costituisce il punto di riferimento delle politiche formative in Europa, ieri e oggi, e che ha mosso sia le scelte dei governi socialdemocratici che le riforme dei governi moderati e di destra in Europa, un’idea di scuola come adattamento al modello di sviluppo, articolazione e, nello stesso tempo leva dello stesso sviluppo economico. E’ per questo che torna insistente la richiesta di mantenere il sistema duale.

Viene solo da chiedersi, a questo punto, perché un genitore, un insegnante o uno studente dovrebbe votare per mandare a casa il centrodestra, se la prospettiva è quella di Farinelli e Ranieri.

Da parte nostra, che abbiamo brindato alla sconfitta della Moratti e che abbiamo sentito nei Collegi docenti gli applausi alla notizia del rinvio del decreto sulle superiori, non ci resta che mantenere dritta la barra sulla richiesta dell’abrogazione, come primo atto del nuovo governo e precondizione di un nuovo processo di cambiamento della scuola.