Rifondazione?

Armando Cossutta, presidente dimissionario dei Comunisti Italiani, è in vacanza. Ma non sembra. Negli ultimi tre giorni è apparso sulla prima pagina di «Liberazione», il giornale vicino a Rifondazione Comunista, con una lettera in cui spiega cosa sia il «Cossuttismo». Ha rilasciato una lunga intervista al «Riformista» in cui, tra le altre cose, riconosce al Prc, dal quale uscì nel ‘98 in polemica con la scelta del segretario Fausto Bertinotti di togliere l’appoggio al primo governo Prodi, «comportamenti più responsabili e unitari».
Ieri, infine, ha polemizzato con il segretario della Margherita e ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli che, citando Palmiro Togliatti in un’intervista al Corriere della Sera, rimproverava alla sinistra di non comprendere il mondo cattolico. «Trovo rozzo e strumentale citare oggi Togliatti per criticare la sinistra democratica», il suo commento.
Dai banchi non proprio comodi di Palazzo Madama, dove il Pdci sembrava ormai averlo relegato, Armando Cossutta, non sembra voler restare fermo. Raggiunto al telefono afferma con cortesia: «Non devo fare niente. Quando sarà il momento vi cercherò io stesso…». Alimentando ancora una volta l’idea che il Pdci, il partito di Oliviero Diliberto e di Marco Rizzo, con i quali è in rotta da mesi, non sia la sua ultima casa politica.
Claudio Grassi, senatore di Rifondazione Comunista e membro della direzione del partito di Bertinotti, Cossutta lo conosce bene. Prima della spaccatura del 1998, militava nell’area «cossuttiana» del Prc. Oggi, una volta chiarito «che è una semplificazione giornalistica quella che immagina ancora un’area cossuttiana dentro Rifondazione», spiega che, a suo parere, «dal punto di vista della visione politica, Armando Cossutta è rimasto fedele a se stesso».
Traducendo: «Non mi sembra di vedere una posizione diversa da quella che ha sempre portato avanti, quella venuta alla luce anche nel 1998: “Tirare la corda ma non romperla…”. Evidentemente oggi riconosce in Rifondazione una posizione più vicina a questo suo modo di intendere la politica». Fatto sta che l’accadimento di un Armando Cossutta in movimento – pur restando fedele a sè stesso – appare manifesto. Il punto è: verso dove si sta muovendo? Massimiliano Smeriglio, deputato romano di Rifondazione vicino ai movimenti, immagina che la direzione sia verso quel «soggetto unico» che dovrà fare da gamba sinistra della coalizione «una volta che sarà nato il Partito Democratico».
Un indizio di questo potrebbe essere l’avvicinamento di Maura Cossutta verso «Uniti a sinistra», l’associazione guidata da Pietro Folena. «Uniti a sinistra», assieme al progetto della «Sinistra Europea» portato avanti da Rifondazione Comunista, è un laboratorio politico che prova a costruire, anche recuperando pezzi di gruppi dirigenti che non si riconoscono nel partito Democratico, il nuovo soggetto «unico». La meta di questo percorso appare però anche ad Armando Cossutta «lontana». Per via, afferma, di forze che resistono al cambiamento.
Di certo, però, nel breve termine non si immagina che Cossutta possa ritornare sui propri passi. Lui stesso chiarisce d’altronde che «le cose per me non si mettono più in questi termini».
Smeriglio vede quindi lontana l’ipotesi di un ritorno nella casa del Prc: «Il partito è molto cambiato da allora, e anche io, che ho iniziato a militarvi dopo il 1998, troverei qualche difficoltà». Di certo, si verificasse questa ipotesi, non sarà più definito «cossuttiano» il senatore Grassi. «Armando è per la linea “nel governo a qualsiasi costo”, noi per quello che dà più autonomia al partito e che dice: “Nel governo ma solo se si può fare qualcosa”».