Rifondazione riparte dalla «base» e rinvia il congresso del partito

Prima si consulteranno i segretari regionali ma il rinvio del congresso nazionale di Rifondazione, come anticipato sabato dal manifesto, è ormai quasi certo. Avrebbe dovuto svolgersi a marzo ma è molto probabile che dopo le decisioni della direzione di ieri sarà spostato di qualche mese.
Nel momento più difficile, Franco Giordano ha provato a ricompattare la sua maggioranza sempre più frammentata e le vecchie minoranze su una linea di condivisione, invitando tutti a «serrare i ranghi». Inizialmente il segretario avrebbe voluto insistere sulle assise a marzo ma gli inviti di molti dirigenti (tra gli altri Ramon Mantovani, Alfonso Gianni, Graziella Mascia e l’area ex Dp di Paolo Ferrero) lo hanno persuaso a verificare la possibilità di spostare un appuntamento molto delicato per Rifondazione, stretta tra le esigenze della «federazione a sinistra», la «verifica» di governo di gennaio e il successivo dibattito, decisivo, sulla riforma elettorale.
Accogliendo almeno in parte le richieste di un dirigente di peso come Ramon Mantovani, Giordano ha anche proposto una consultazione degli iscritti in due tappe. La prima subito, a gennaio, che dia al segretario un «mandato vincolante sui punti da sottoporre a verifica» con Prodi. L’altra dopo «un congruo periodo di tempo» che chieda ai militanti un giudizio non su se restare o meno al governo (come appunto chiede da mesi Mantovani) ma sulla bontà dei risultati ottenuti nella trattativa con le altre forze di maggioranza. Non un sì o no a Prodi, dunque, perché siamo lontani dal celebre «svolta o rottura» che fu esiziale per Prodi nel ’98. Ma l’intenzione di Giordano è di andare a una «verifica vera». Anche perché un altro anno così sarebbe difficile da reggere per il suo partito.
Giordano proporrà agli ormai imminenti stati generali della sinistra di allargare la consultazione rifondarola anche ai militanti degli altri partiti. Ma sia nell’entourage di Mussi che in quello di Diliberto le prime reazioni sono contrarie. «Per noi non ha senso», dicono dal Pdci. «Qui il vero referendum tra i nostri iscritti rischia di farlo Veltroni con la legge elettorale», gli fanno eco in Sinistra democratica.
Al di là degli appelli alla base, il Prc prova a tenere la rotta in un mare in tempesta. Asse portante dei prossimi mesi sarà la riforma elettorale. I risultati del vertice domenicale del partito democratico inducono i dirigenti del Prc a «Un ampio ottimismo». L’accordo tra Bertinotti e Veltroni su un proporzionale vero sarebbe rafforzato dalle pressioni dei democratici «prò tedesco» D’Alema, Rutelli e Fassino.
A gennaio il congresso cadrebbe in una fase critica sul rapporto con il governo. E già venerdì scorso il responsabile organizzazione Francesco Ferrara ha sondato dirigenti e minoranze per un possibile rinvio. Salvo sorprese saranno comunque definitivamente superate le posizioni registrate alle ultime assise di Venezia (dove Bertinotti superò di poco il 50% dei consensi). Alla mozione della maggioranza dovrebbero infatti arrivare anche gli emendamenti della minoranza «Essere comunisti» coordinata da Claudio Grassi e, forse, quelli dell’area «movimentista» di Ramon Mantovani. «Io avrei voluto rompere sul welfare come facemmo nel ’97, quando Prodi si dimise e poi riottenne la fiducia – spiega Mantovani – ma è chiaro che la questione del governo è la cartina di tornasole di che sinistra vogliamo fare. E di certo al congresso dovremo fare un bilancio su questa esperienza e su come ci ha cambiati». La stoccata ai «mussiani» è più che evidente. Così come la risposta di affidare alla base la decisione sul governo a scapito del congresso, per centrarlo tutto sulla federazione a sinistra. Di certo presenterà una mozione critica verso la «degenerazione governista» l’Ernesto di Fosco Giannini. Mentre molte minoranze di sinistra o non ci sono più (come Marco Ferrando, che per gennaio ha annunciato il congresso fondativo del suo partito) o l’anno prossimo non ci saranno. Salvatore Cannavo e la sua «Sinistra critica» infatti ufficializzeranno l’addio al partito già a dicembre, dopo un’assemblea di area che si terrà a Roma proprio l’8 e 9.