Rifondazione parla spagnolo, gli alleati no

Vista da Rifondazione la bozza Veltroni è una buona, anzi un’ottima base di partenza. Vista dai futuri alleati della Cosa rossa è cattiva, anzi pessima. Il vassallum spagnoleggiante divide, e non poco, la sinistra-sinistra. In via del Policlinico, dove ieri si è riunita la segreteria del partito, se ne sottolineano gli aspetti positivi. Primo: il punto di partenza è un sistema proporzionale che non prevede il vincolo di coalizione. Secondo: Veltroni, si dice dalle parti del Prc, ha rinunciato al premio di maggioranza, e neanche questo è un dettaglio. Terzo: la proposta fatta, dal momento che porterebbe a ridisegnare i collegi, implica che il segretario del Pd non vuole andare a votare subito. Il che, se non al governo, comunque allungherebbe la vita alla legislatura.
Fin qui la legge elettorale in sé. Ma la valutazione positiva investe anche un altro aspetto, non proprio secondario: il tedesco spagnoleggiante agevola – per non dire rende obbligata – la costruzione della Cosa rossa, su cui Bertinotti spinge. Non è un caso che il subcomandante Fausto nelle ultime settimane in nome della legge elettorale (e della subordinata implicita: Cosa rossa) abbia rotto un altro argomento tabù del suo partito: l’ostilità ai governi tecnici o istituzionali. In caso di dopo-Prodi, l’obiettivo legge elettorale, dunque, è di quelli che al quartier generale di Rifondazione considerano imprescindibili.
Nei prossimi giorni Rifondazione tratterà sul tasso di “spagnolità” della legge (vai alla voce: dimensione dei collegi), ma non troppo: diversamente, ad esempio, dall’Udc, ha la possibilità (e anche l’occasione) di aggregare (o annettere) gli altri, quindi può gestire la fase con relativa tranquillità. Tutt’altro che tranquilli sono invece gli alleati, dai Verdi al Pdci a Sd, che hanno chiesto un vertice della sinistra per mettere a punto una linea comune («Non abbiamo ancora avuto risposta», dice Titti Di Salvo) e hanno ammonito: «L’unità a sinistra non deve nascere per costrizione».
Per Rifondazione la partita della legge elettorale potrebbe essere, alla vigilia di un congresso decisivo, il giro di carte in cui dire «vedo»
e capire chi bleffa e chi no sulla Cosa rossa. Spiega il sottosegretario all’Economia Alfonso Gianni: «Quella di Veltroni è una buona base di confronto perché preserva il nocciolo del sistema tedesco e ribadisce la centralità del Parlamento. Dal punto di vista oggettivo agevola la Cosa rossa perché noi siamo al limite e gli altri sono sotto la soglia di sbarramento. Ma è dal punto di vista soggettivo che è incomprensibile la difesa del bipolarismo da parte di Verdi e Pdci». Ma è proprio sul versante degli alleati che si complica il quadro: il vassallum mette in discussione l’autosufficienza dei piccoli che si trovano in mezzo a una doppia Opa ostile, tra Veltroni e Bertinotti, e sono costretti a scegliere. I verdi sono divisi tra quanti vorrebbero la Cosa arcobaleno (Paolo Cento) e quanti (Pecoraro Scanio) sentono le sirene di Veltroni che, non a caso, ha già invitato Al Gore per rilanciare in grande stile l’ambientalismo democrat. Diliberto ormai gioca al più uno su tutto e non è disposto a rinunciare a falce e martello. Sd, tra tutti i partiti il meno ostile all’alleanza con Rifondazione, teme un assorbimento da parte di Giordano&Co e spara ad alzo zero sulla legge elettorale: «Sono drasticamente contrario alla proposta. Come ha chiarito uno degli autori, nonché uno dei pochi fortunati in Italia che la conoscono nei dettagli, essa prevede una soglia di sbarramento dell’8 per cento, che non esiste in nessun paese dell’Unione europea. Esiste invece nella Russia di Putin», afferma il capogruppo di Sd al Senato Cesare Salvi.
Ma se sul vassallum il Prc sembra essere compatto non altrettanto si può dire sulla Cosa rossa. Se infatti lo scenario prefigura una Rifondazione allargata, perché, si chiedono le opposizioni interne, mettere in discussione proprio ora l’esistenza del partito? Domenica si svolgerà una riunione della maggioranza congressuale per provare a definire il documento comune e si confronteranno “acceleratori” e “federatori”. Grassi alza il tiro: «Siamo contrari alla presentazione di liste uniche alle prossime amministrative. Tra l’altro dove sono state sperimentate hanno prodotto risultati inferiori alle attese». Entro metà dicembre Giordano dovrà trovare la quadratura interna e presentare la sua mozione. Ma con il vassallum in campo la federazione potrebbe diventare obbligata. E già qualcuno parla di Izquierda Unida.