RIFONDAZIONE, la transizione è finita

Per quanto criptico sia stato spesso il dibattito congressuale del Prc, le conclusioni sono chiare. Rifondazione comunista ha concluso con questo quinto congresso la lunga transizione che la ha portata ad andare oltre l’esperienza del vecchio Pci. Non è stato un processo indolore, né per il vertice né per la base del partito. L’ala più continuista del Prc, l’«Ernesto» ha dimostrato a Rimini di non essere marginale.
«Per noi – dichiara Alberto Burgio anche a nome di Claudio Grassi – è andata straordinariamente bene. Non solo per le percentuali raccolte dagli emendamenti ma anche per la grande attenzione del congresso quando parlavano i nostri rappresentanti». Neppure la decisione di restringere i gruppi dirigenti e di portare al 40% la quota femminile è scivolata via liscia. Ha comportato traumi e mal di pancia all’interno della stessa maggioranza bertinottiana. Graziella Mascia ha parlato apertamente di «gestiono familistica del partito» da parte del segretario, dopo aver visto che la rappresentanza dell’area ex cossuttiana legata a Crippa, nel nuovo Comitato politico, è stata limitata a un solo esponente. Il fatto che, dopo aver vinto la battaglia per il 40% di quota femminile, neppure i bertinottiani siano stati in grado di rispettare il nuovo statuto (le donne rappresentano ora il 34%) non è un gran risultato. E tuttavia, nonostante questi limiti, il congresso ha raggiunto il suo obiettivo: lasciarsi alle spalle la tradizione del Pci, con tutto ciò che questa comportava, per tentare la scommessa di un partito nuovo capace di muoversi in una situazione nuova. Capace, in soldoni, di dare voce e rappresentanza a una nuova classe operaia che si va formando dopo la fine del modello fordista e che trova nel «Movimento dei movimenti» la sua prima e ancora magmatica espressione. Dopo il congresso, Bertinotti ha all’interno del partito tutta la forza necessaria per giocare a modo suo questa difficile partita.

Di politica istituzionale il congresso si è occupato poco, per scelta, non per distrazione. Per il momento non è questo il tavolo che interessa al Prc. Ma anche su questo fronte la scommessa c’è, ed è rischiosa. Bertinotti punta su una definitiva esplosione dell’Ulivo, e sin qui l’azzardo è limitato. Sul seguito, però, il congresso non si è espresso, ma è un nodo che prima o poi andrà sciolto. Sempre che non si torni al proporzionale, che risolverebbe d’incanto ogni problema.