Rifondazione alla guerra civile, l’Arcobaleno già perde i colori

Costituente della Sinistra subito dopo le elezioni, anche se andranno male senza aspettare il congresso. Questa la parola d’ordine che Fausto Bertinotti sta facendo circolare tra i suoi collaboratori del Prc. Ma il Pdci è pronto a sfilarsi dall’Arcobaleno e dentro Rifondazione l’aria si fa pesante.
Il grande leader unitario della Sinistra, Bertinotti, insiste con forza sulla necessità di “andare oltre” il partito e avviare una costituente della Sinistra unita, una specie di Epinay all’italiana. All’interno del partito, principale affluente dell’Arcobaleno, gli si contrappone con sorprendente forza Paolo Ferrero. Il ministro della Solidarietà è da sempre contrario a un’ipotesi di ecumenismo rosso, ma ieri ha pronunciato parole sarcastiche che preludono forse a una battaglia aperta nei confronti del leader Bertinotti, fino a oggi indiscusso sovrano del Prc. “Non so immaginare il comunismo come una tendenza culturale – ha detto Ferrero citando le parole di Bertinotti – l’unico comunismo che conosco è il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente”. A fargli eco, l’alleato Claudio Grassi, il capo della minoranza più a sinistra, Essere comunisti: “E’ una delle tante idee che sta esprimendo Fausto: peccato che non se ne sia mai discusso da nessuna parte”. Il congresso del partito è previsto a novembre, ma nei piani inconfessati di Bertinotti il processo costituente di una sinistra unita (con Verdi, Sd e Pdci) deve partire “dal giorno successivo alle elezioni”. Anche qualora il risultato alle urne non fosse soddisfacente? Sì e “con chi ci sta” sia tra gli alleati sia dentro il Prc. Ferrero è avvertito. Franco Giordano, il mite segretario di Rifondazione, potrebbe essere riconfermato e rappresentare l’uomo del compromesso. Divenuto responsabile del partito come soluzione alternativa alle candidature forti dei rampanti Gennaro Migliore e Paolo Ferrero, adesso Giordano è pronto a ricandidarsi con un piano preciso per il futuro. Ha già in mente di assecondare l’idea bertinottiana e lanciare per il dopo elezioni la costituente della Sinistra. Il progetto è quello di mantenere le singole strutture dei partiti che vi entreranno a fare parte, ma creare contestualmente un organismo federato aperto e sovraordinato alle segreterie. Anche con l’elezione di un coordinatore, uno speaker della sinistra unita. Un’ipotesi che tiene conto della probabile fuoriuscita del Pdci di Oliviero Diliberto e di una verosimile spaccatura interna agli organismi dirigenti dei Verdi. L’Arcobaleno di Giordano (all’ombra ispiratrice di Bertinotti) dovrà incarnare ancora più di Rifondazione la vocazione movimentista e no global con la quale Bertinotti ha caratterizzato il proprio regno all’indomani della svolta che determinò la fuoriuscita dei cossuttiani nel ’98. La speranza più immaginifica del presidente della Camera, si sa, è quella di affidare la sinistra unita a Nichi Vendola, governatore della Puglia. Ma di fronte all’agguerrito e potente Ferrero, il vecchio leader (prossimo al ritiro) potrebbe essere alla fine costretto ad accettare il compromesso di una fase di transizione affidata ancora una volta alla guida di Giordano (correndo tuttavia il rischio che il debole segretario venga poi fatto fuori e il processo unitario affossato). Gli alleati – Verdi e Pdci – non fanno mistero delle proprie perplessità. Ma se Diliberto già parla da fuoriuscito, tra i Verdi si prepara una possibile rottura tra l’area vicina al segretario, Alfonso Pecoraro Scanio, e quella guidata da Paolo Cento. Intanto i sondaggi non sono confortanti e l’immagine disgregata che la sinistra offre in questi ultimi giorni complica le chance di un successo.