REVISIONISMI COSI’ RESISTIAMO A CHI CI CANCELLEREBBE

Fukujama, dopo la caduta dell’Urss, scrive un libro, La fine della storia, tendente a dimostrare l’impossibilità del socialismo e l’eternità del capitalismo. Significativamente diviene un best seller universale. Dopo il golpe di Eltsin si mettono fuorilegge i comunisti russi; sale la “Lustrace” nella Repubblica Ceca e negli anni a seguire, sino ad ora, altre dure misure contro i comunisti: di nuovo nella Repubblica Ceca (fuorilegge i giovani comunisti, 2.005); in Polonia, (feroci persecuzioni sino alla negazione della pensione ai combattenti di Spagna); Ungheria (il processo contro il Munkaspart si terrà a breve), Lituania ( il segretario del PC è incarcerato per circa 14 anni) e Lettonia ( dove al PC è negato il nome e lo si costringe a chiamarsi socialista). Assieme a quest’ondata nera si leva un attacco politico e culturale – su scala europea – contro l’intera storia comunista e la Rivoluzione d’Ottobre, che giunge al tentativo di far ratificare, dalle stesse istituzioni dell’Ue, l’equiparazione tra nazifascismo e comunismo.

E’ in questo quadro che vanno letti gli ultimi singulti italiani: lo spregevole servizio contro la Rivoluzione d’Ottobre del Tg2 dello scorso 23 ottobre; il subdolo tentativo di Veltroni di collocare il comunismo nel museo degli orrori tramite l’indegna equiparazione con Pol Pot; la richiesta, agghiacciante e risibile ad un tempo, da parte di Luca Volontè, dell’Udc, di inserire nella Costituzione il reato di apologia di comunismo. Cioè, di metterci fuorilegge.

Cosa tiene assieme tutto ciò? Due questioni, dialetticamente legate: da una parte ( attraverso la demonizzazione della Rivoluzione d’Ottobre e dell’intera storia comunista) la sacralizzazione del capitalismo, la sua riproposizione quale società di tipo “naturale”, immutabile poiché emanata da dio; d’altra parte ( attraverso l’insulto etico e politico all’odierno movimento comunista) la collocazione del progetto socialista ai limiti estremi della legalità borghese, di conseguenza alla negazione della prassi politica autonoma comunista e anticapitalista. Un’imponente pressione politico-culturale tendente a forme diverse di liquidazione del movimento rivoluzionario, tra le quali è contemplata anche la sua autoliquidazione.

Entrambe le operazioni ideologiche ( che passano attraverso un dispiegamento enorme di attacchi mass-mediatici, incomprensibili se fosse vero che siamo “fuori della storia”) fanno parte di un obiettivo generale : la costruzione di un solido neo-centrismo su scala continentale funzionale allo sviluppo neoimperialista dell’Unione europea.

L’operazione del PD in Italia si presenta come forma tipica di questa pulsione europea: ciò a cui punta Veltroni è un bipolarismo intercambiabile, su base sociale aconflittuale ad egemonia capitalista. In questo quadro le forze comuniste ed anticapitaliste vanno necessariamente ed urgentemente espulse e per ciò è lecito che esse subiscano un processo di dannazione storica e culturale.

I processi di costituzione dei nuovi poteri ( come il veltronismo e il suo doppio intercambiale e bipolare, il berlusconismo) avanzano spesso per moti carsici e i suoi agenti possono esserne avanguardie anche inconsapevoli. Non sappiamo se chi ha curato il servizio del Tg2 ( socialmente pericoloso quanto culturalmente risibile) sulla Rivoluzione d’Ottobre o colui che ci vorrebbe fuorilegge, Luca Volontè, siano o no consapevoli. Sappiamo che partecipano obiettivamente al costituendo bipolarismo intercambiabile ad egemonia capitalista.

La situazione è difficile, ed è proprio il senso ultimo della Rivoluzione d’Ottobre che ci viene a sostegno. Essa, infatti, due lezioni – tra le altre – le ha lasciate per sempre: primo, il capitalismo non è “naturale”, esso è superabile e un’ altra forma di produzione ed organizzazione sociale è possibile: il socialismo. Secondo ( è Lenin, ed è il Gramsci della “Rivoluzione contro il Capitale”): gli uomini e le donne, i popoli, possono prendere in mano il loro destino, cambiarlo ribellandosi sia ai padroni che alle dittature moderate e positiviste. Tutto ciò vuol dire che la lotta continua, che i comunisti sono tutt’altro che un residuo storico. Essi sono una necessità sociale e dunque sono oggi, e saranno domani, al centro del conflitto e della trasformazione. Vano e idealistico è tentare di cancellarli.