Traduzione di l’Ernesto online
*Pedro Guerreiro è membro del Comitato Centrale del Partito Comunista Portoghese
Tra i diversi aspetti che caratterizzano l’evoluzione della situazione internazionale, continua ad essere della massima importanza l’evolversi della situazione nel Nord Africa e nel Medio Oriente, dove nonostante l’inasprimento dell’ingerenza, della destabilizzazione e della disseminazione del conflitto e dell’aggressione da parte dell’imperialismo, questo continua a non essere in grado concretizzare i suoi piani.
La Libia resiste, dopo un mese e mezzo di bombardamenti da parte degli USA, della Francia e del Regno Unito – ora attuati sotto l’egida della NATO -, e di violento e crudele blocco politico, economico e finanziario che essi promuovono e le vogliono imporre.
Nonostante le vergognose risoluzioni 1970 e 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in cui l’imperialismo cerca di dare candore alla sua aggressione, sono sempre più le voci che si alzano per denunciare i reali propositi di USA, Francia e Regno Unito e per criticare la scalata di morte e di distruzione in cui sono impegnati.
La verità è che il popolo libico affronta oggi un’aggressione esterna, che non ha altro obiettivo se non quello della sua sottomissione al dominio e agli interessi delle potenze imperialiste. Come in Jugoslavia, in Afghanistan o in Iraq, non si trovano ancora una volta gli aggettivi per descrivere la cinica messa in scena che copre un autentico terrorismo di Stato e il sordido commercio di morte e di rapina che si sta svolgendo, questa volta a spese del popolo libico.
E’ cinica la forma con la quale, tentativo dopo tentativo di assassinio di Gheddafi, la NATO e gli altri responsabili dell’aggressione lamentano la perdita di vite e affermano che gli obiettivi non sono gli individui, ma le installazioni militari – in definitiva, come hanno fatto in Jugoslavia, in Iraq, in Afghanistan e in Pakistan.
E’ immorale che gli USA e gli altri aggressori annuncino l’utilizzo dei fondi sovrani e del petrolio del popolo libico – dopo averli presi d’assalto – per finanziare la ricostruzione delle infrastrutture che essi stessi hanno bombardato, l’armamento che intendono vendere all’autoproclamato Consiglio Nazionale di Transizione e al suo impegno di guerra.
E’ inaccettabile che gli USA e la NATO, con l’appoggio dell’attuale segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, cerchino di determinare e imporre le condizioni – che solo il popolo libico deve sovranamente stabilire – ed anche di impedire la proclamazione del necessario e urgente cessate il fuoco e dei negoziati che conducano a una risoluzione pacifica del conflitto da parte del popolo libico e per il popolo libico, come proposto e tentato in molte iniziative dell’Unione Africana e dello stesso governo libico.
Ciò significa che l’aggressione USA/NATO/UE alla Libia è il principale ostacolo alla pace in questo paese, tanto più quando, di fronte alla resistenza contro l’aggressione, gli aggressori annunciano e preparano nuovi passi nella scalata della guerra, sempre sotto la copertura dell’ “aiuto umanitario”, che non significa altro che morte e sofferenza.
Intanto l’imperialismo continua a subire rovesci e resistenze.. Al contrario di quanto è accaduto con la scalata contro la Libia, la stessa cosa non è successa relativamente al suo piano di ingerenza, destabilizzazione e isolamento della Siria, essendo per ora abortito il suo tentativo di far approvare una risoluzione nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In Palestina sono stati fatti passi che potranno, se saranno conseguenti, contrastare una situazione di conflitto tra i palestinesi, che è stata provocata e attivamente promossa dagli USA, da Israele e dall’UE fin dal 2006. L’Egitto annuncia l’apertura della sua frontiera con la Striscia di Gaza, chiusa dal 2007, e manifesta disponibilità a riallacciare relazioni diplomatiche con l’Iran, interrotte da 30 anni.
Non cessano i segnali che in e attorno al Nord Africa e nel Medio Oriente stia avanzando il processo di cambiamento. La sua direzione sarà determinata dalla lotta dei suoi popoli.