Il golpe.
Maggioranza e governo hanno ieri, in Senato, messo a segno il premeditato colpo di mano sulla legislazione per le tossicodipendenze. Non erano riusciti, nel corso di tre anni, ad approvare il ddl Fini, che si caratterizzava per i tratti fortemente pu-
nitivi; hanno approfittato di un decreto-legge sulle Olimpiadi Torino, per inserirvi le misure, se possibile, peggiori. Con un maxiemendamento di 70 pagine, così fitto di commi che si è dovuto adoperare il latino per enumerarli, così che abbiamo l’art. 4 duodeces, il 4 septiesdecies, il vices semel ecc. ecc. per pagine e pagine, sul quale, tanto per non perdere l’abitudine, è stata posta la fiducia, ottenuta (148 sì, 82 no), con la compatta presenza del centrodestra, sempre granitico quando si tratta di approvare leggi di questo tipo. 70 pagine, dimenticando però di allegare una tabella, citata nel testo, errore (voluto?) denunciato dal ds Enrico Morando e stigmattizzato dalle stesso presidente Pera. Il provvedimento prevede tra l’altro l’equiparazione tra eroina e hashish e pene da 6 a 20 anni. La destra inneggia, con una triste gara di primogenitura tra An, la più esultante, vista l’origine finiana del ddl e il suo carattere repressivo, e Udc, dove si parla addirittura di «vittoria della civiltà». Compatto il no dell’opposizione. «Votiamo no ad una legge irrazionale e oscurantista – ha annunciato il responsabile giustizia dei ds, Massimo Brutti – che punisce con uguale severità la detenzione finalizzata al consumo, lo spaccio e il traffico; no a norme che riteniamo ingiuste, autoritarie e ispirate ad un principio di repressione indiscriminata. Queste disposizioni puniscono, con pesanti sanzioni penali, comportamenti diversissimi tra loro, mettendoli sullo stesso piano e punendoli allo stesso modo, favorendo così, oggettivamente il passaggio dalle droghe leggere alle droghe pesanti». La battaglia dell’opposizione sarà ripresa alla Camera, dove il decreto approderà la prossima settimana. Manifestazione contro lo «stralcio Giovanardi» si erano svolte davanti a Palazzo Madama; sit in di protesta erano stati organizzati in diverse università; la Cgil aveva parlato di «obbrobrio procedurale», avvertendo che le norme avrebbero attentato al lavoro dei Sert e alla libertà e alla salute di 4 milioni di consumatori di sostanze leggere, per i quali si prevede, come procedimento educativo, il carcere (da 6 a 20 anni) o la comunità obbligatoria; numerose associazioni del volontariato e contro le tossicodipendenze, il coordinamento delle comunità di accoglienza, Antigone, hanno ripetutamente chiesto che il governo ritirasse la norma.
Nonostante tutto la Cdl ha deciso di portare a termine questo blitz da giocarsi in campagna elettorale come ha sottolineato il dl Cavallaro. I senatori dell’Unione, intervenuti numerosi in aula, nonostante i tempi contingentati, non si sono limitati a denunciare il metodo («strage di ogni procedura» per Petrini, dl; «una legge – per Calvi, Ds – che procura una rottura delle nostra civiltà giuridica oltre che della Carta costituzionale») dell’iniziativa governativa, ma anche il merito. Di Girolamo, Ds, ha segnalato che così il nostro Paese va in senso opposto alle recenti acquisizioni della comunità scientifica internazionale che individua nei derivati della cannabis un potenziale terapeutico da esplorare.