Report Osimo – 6 marzo

Osimo (Ancona) venerdi 6 marzo: prosegue la campagna di iniziative che l’ernesto ha lanciato, ormai da molti mesi, su scala nazionale.

Nella suggestiva e prestigiosa sala osimana dell’ “Astea” dirigenti locali e nazionali del Prc, del PdCI, della Fiom e dei movimenti affrontano il tema dell’ attacco al lavoro, della crisi della democrazia, del pericolo del regime e del ruolo dei comunisti e della sinistra.

Verso le ore 18.00 la sala è piena di militanti locali del Prc e del PdCI, di esponenti sindacali, di giovani dei centri sociali, di noti quadri operai dell’area industriale Zona Sud della provincia anconetana.

Dopo i saluti iniziali portati dagli esponenti osimani del Prc e del PdCI e l’ampia relazione introduttiva svolta da Fabio Pasquinelli ( “guardare soprattutto alle giovani generazioni, rilanciando – nella teoria e nella prassi – un nuovo modo di essere rivoluzionari, anticapitalisti, in una parola comunisti; vivere una nuova etica comunista, che sia da esempio e da traino per i lavoratori e per i giovani” ) della segreteria provinciale del Prc e coordinatore regionale Marche dei Giovani Comunisti, prende la parola Simone Bompadre, del gruppo politico osimano “Lotta Unità Proletaria Osimo ”, gruppo conosciuto in tutte le Marche, e non solo, come “il Lupo”.

Bompadre ( candidato a sindaco da tutta la sinistra d’alternativa osimana) pone immediatamente la questione “ del prezzo pagato dai comunisti e dalla sinistra nel governo Prodi” e della “necessità di riaprire un ciclo di lotte sociali come unica possibilità per rovesciare i rapporti di forza sociali”. Bompadre – da una postazione esterna sia al Prc che al PdCI – apprezza il progetto strategico dell’unità dei comunisti, “ per costruire un partito comunista più forte, radicato nei luoghi di lavoro, con rapporti di massa, antimperialista e “ non più incline alle nefaste derive istituzionaliste di cui hanno sofferto tutte e due i partiti comunisti in questi ultimi anni”.

A confermare gran parte dell’analisi svolta da Bompadre interviene poi Andrea Soprani, operaio, membro della segreteria provinciale FIOM.

Soprani descrive la drammatica situazione della classe operaia osimana e di tutta la provincia di Ancona : “tra la crisi economica attuale, gli ormai lunghi e datati processi di delocalizzazione – basti pensare alle centinaia di operai definiti già da anni “esuberi” dalla Merloni di Fabriano, che delocalizza in Ucraina – centinaia di famiglie operaie stanno già entrando nell’area della vera e propria miseria sociale”.

“ La Cgil – continua Soprani – in questa fase sta tenendo abbastanza. Noi dobbiamo lottare affinché questa “tenuta” si trasformi in lotta di classe. Ma parliamoci chiaro: dentro la CGIL è passato un uragano involutivo ed ultramoderato e non sarà facile convincere Epifani a rimettersi alla testa di una battaglia che partecipi ad un progetto di trasformazione sociale”. “ In verità – afferma Soprani, chiudendo – si pone ormai sempre più chiaramente la questione della costruzione, in Italia, di un sindacato di classe e di massa”.

La parola passa poi a Cesare Procaccini, segretario regionale PdCI.

“ Come dice il titolo del nostro Convegno – afferma Procaccini – siamo di fronte alla costruzione, nel nostro Paese, di un vero e proprio regime. L’attacco alla democrazia, alla Costituzione, alle condizioni di vita dei lavoratori, il milione di disoccupati già “promesso” dalla crisi economica, la disfatta della sinistra, le ronde, lo spettro del presidenzialismo : tutto congiura contro la democrazia e il movimento operaio. Rispetto a tutto ciò la nostra proposta di unire la sinistra iniziando ad unire i comunisti è solamente una proposta di buon senso, che infatti riscuote il plauso di parti vastissime delle due “basi” del Prc e del PdCI. Su questa proposta occorre insistere e per questa noi lavoreremo”.

E’ poi la volta di Marco Amagliani, dirigente di primo piano del Prc marchigiano, assessore regionale e coordinatore regionale, per le Marche, dell’area “Essere Comunisti”. Amagliani non si nasconde : “ La crisi è drammatica; dilaga un senso comune reazionario; la sinistra è in grande difficoltà. Tocca ai comunisti – come sempre – rialzare la testa, rilanciare la lotta e ridare coraggio all’intera sinistra. Cominciando a ricostruire un partito comunista più forte dei due attuali, unendo dunque Prc e PdCI nell’obiettivo ancor più ambizioso di riunificare la vasta diaspora comunista italiana”. “ L’unità dei comunisti – riflette Amagliani – si costruisce non solo dall’alto, e cioè dal necessario progetto portato avanti dai gruppi dirigenti, ma anche attraverso le lotte comuni, nelle piazze e nelle istituzioni, come nella Regione Marche, dove la lotta comune tra Prc e PdCI sulle grandi questioni istituzionali e amministrative di impatto sociale può fortemente contribuire al più vasto progetto di unità dei comunisti”.

Luigi Marino, già capogruppo al Senato ed ora membro dell’Ufficio Politico Nazionale del PdCI, esprime innanzitutto, ancora prima di entrare nel vivo della discussione politica, la sua soddisfazione per l’iniziativa che l’ernesto ha organizzato a Osimo ( “ così come in tante altre città del Paese”) “ una iniziativa – precisa Marino – nella quale vado costatando che l’unità dei comunisti non è più solo un progetto politico ma è qualcosa di vivo che prende sempre più visibilmente corpo, ed oggi, qui ad Osimo, io sento che tra noi e d i compagni del Prc non vi sono più differenze importanti, che l’unità è necessaria, quanto vicina e possibile”.

E’ poi Alessandro Volponi ( docente di filosofia a Fermo e dirigente storico prima del PCI marchigiano e poi di Rifondazione Comunista ) a contestualizzare la crisi economica entro le contraddizioni di fase ( “non nuove, ma già messe in luce da Marx come contraddizioni inevitabili dello sviluppo anarchico del capitalismo”) .

Ed è ancora Volponi, innalzando il livello analitico e culturale della discussione, a porre “ la questione centrale : i comunisti debbono riunirsi – è la fase che lo chiede – ma debbono anche dotarsi di una nuova spina dorsale politica e teorica. Debbono cioè, tutti insieme, rilanciare quel progetto – fatto fallire dal “bertinottismo” – che abbiamo chiamato di “rifondazione comunista” e di cui, ancora, dobbiamo riassumere lo spirito originario di ricerca aperta, volta alla costruzione di un partito comunista di quadri e di massa che non sia avulso dai tempi ma che questi tempi interpreti al fine di svolgere un ruolo politicamente e culturalmente egemonico”.