L’iniziativa che si è tenuta a Napoli, il 22 settembre, nella sede del circolo “Che Guevara” del PRC, è stata un primo momento di presentazione pubblica in città dell’associazione Marx XXI, alla presenza di compagni di Rifondazione comunista e dei Comunisti italiani, oltre che di simpatizzanti e comunisti “senza tessera”. Il dibattito è stato aperto da un saluto del segretario del circolo, Massimo Miniero, cui sono seguiti gli interventi di Alexander Höbel, coordinatore del Comitato scientifico dell’associazione; di Antonio Frattasi, segretario del circolo “Lenin” del PdCI; di Sergio Manes, responsabile della casa editrice e del centro culturale “La Città del Sole”; di Giuseppe Tortora, docente di storia della filosofia all’Università “Federico II”; e di Fosco Giannini, della Direzione nazionale del PRC, coordinatore nazionale de “l’Ernesto” e responsabile per i territori dell’associazione Marx XXI.
Nel suo saluto di apertura, Massimo Miniero ha presentato un primo ciclo di seminari, curati dalla Federazione della Sinistra di Napoli e dall’associazione Marx XXI, il cui inizio è previsto per metà ottobre. Ha auspicato il moltiplicarsi di iniziative del genere e lo sviluppo di un dibattito aperto, che vada al di là di componenti e barriere organizzative per coinvolgere nel lavoro di analisi e approfondimento tutti i comunisti.
Nella sua introduzione, Alexander Höbel ha sottolineato il paradosso per cui, di fronte alla crisi più grave affrontata dal capitale negli ultimi decenni, i comunisti nel nostro paese si trovano in uno stato di crisi altrettanto grave; uno dei fattori di tale difficoltà è quello ideologico e culturale: la mancanza di un lavoro organizzato e collettivo che andasse in tal senso è stata dunque una delle cause della mancata “rifondazione comunista”, assieme all’eclettismo culturale, alla disomogeneità politica e alla mancanza di modalità organizzative e di un costume di partito che consentissero di unire l’unità interna al dibattito. Oggi è più che mai necessario riprendere questo lavoro, riavvicinare la riflessione teorica alla politica, dotare quest’ultima di un retroterra di analisi e di proposte programmatiche, e per farlo occorrono strutture organizzate. A tal fine nasce Marx XXI, che d’altra parte è anche uno strumento per riavvicinare i comunisti diversamente collocati, costruendo un luogo di confronto unitario che a sua volta incoraggi l’unità dei comunisti sul piano politico. L’associazione ha un comitato scientifico di cui fanno parte molti studiosi marxisti, e che si dividerà in gruppi di lavoro; si è dotata di un sito internet e ha già prodotto un convegno sulla Costituzione. Al tempo stesso ha promosso molteplici iniziative sul piano locale; e proprio la nascita di nuclei di Marx XXI ovunque sia possibile, in modo da caricare e diffondere il lavoro dell’associazione, è la principale “scommessa” che essa ha di fronte. Tre sono le funzioni essenziali che deve svolgere: lavoro di elaborazione e analisi; attività di formazione rivolta a militanti e simpatizzanti; impegno nel campo della comunicazione, per riuscire a utilizzare i media vecchi e nuovi. I temi al centro del suo interesse sono molteplici: l’analisi del capitalismo contemporaneo, dei mutamenti intervenuti nel modo di produzione, della struttura di classe in Italia e negli altri paesi a capitalismo avanzato, e accanto a ciò una moderna critica dell’economia politica; in questo quadro una riflessione sulla crisi economica mondiale, sulle dinamiche dell’imperialismo e della competizione internazionale, ma anche sul tema della crisi di civiltà che attraversa il mondo, e che si collega a sua volta ai problemi globali, alla questione delle risorse, al tema dell’ambiente e del modello di sviluppo; i problemi dello Stato e della democrazia, la crisi della democrazia e della politica nei paesi capitalistici e i modi per contrastarla; il tema dell’internazionalismo, delle forze anti-sistema che si muovono nel mondo e dei tentativi di costruire alternative di sistema visibili in diversi continenti; e poi ancora la storia del movimento operaio e comunista, e del Novecento in genere, di cui va data un’interpretazione che contrasti quella dominante. E infine vi sono temi strettamente politici: quello della forma-partito, ossia dell’attualità del Partito comunista (il che significa ribaltare molte delle modalità invalse in questi anni nelle nostre organizzazioni); la questione sindacale; la questione del programma minimo su cui ricostruire uno schieramento alternativo. Su tutti questi temi Marx XXI intende impegnarsi, e anche a Napoli tenterà di costruire un nucleo operativo che contribuisca alla crescita dell’associazione.
Antonio Frattasi, dal canto suo, si è soffermato sul problema del senso comune dominante, caratterizzato da individualismo e passività, e rispetto al quale vanno riaffermati i valori dell’azione collettiva. Un elemento di questo senso comune reazionario è la lettura della storia, anche di quella italiana; il revisionismo storico serve per attaccare la storia del PCI e la Resistenza, e con esse la Costituzione, i partiti di massa, il sistema proporzionale. Occorre quindi un lavoro di ricerca e formazione che contrasti queste tendenze, diffondendo ad esempio consapevolezza e informazione sul tema della strategia della tensione che tanto ha pesato sullo sviluppo della democrazia italiana. Infine andrebbe costituita una sezione di lavoro di Marx XXI sui temi delle arti, del cinema e dello spettacolo, anch’essi essenziali nella costruzione del senso comune.
Sergio Manes ha individuato nella perdita di autonomia – teorica e politica – il principale problema dinanzi a cui si trovano oggi i comunisti; rispetto a questo va recuperato il rigore dell’analisi e nello stile di lavoro. L’abbandono del lavoro teorico data già dall’ultimo PCI ed è tra le cause della sconfitta. Oggi occorre riprendere l’elaborazione programmatica e la capacità propositiva dei comunisti, e al tempo stesso bisogna recuperare i legami di massa e tornare a essere dirigenti di massa. Per tutto ciò occorre un Partito comunista; poi verranno le alleanze e la politica unitaria. Le edizioni “La Città del Sole” sono a disposizione di questo percorso. A Napoli si stanno peraltro già svolgendo riunioni unitarie di comunisti diversamente collocati, e una prima iniziativa in cantiere è un convegno sulla questione sindacale, che rimane uno dei principali nodi da affrontare.
Nel suo intervento, Giuseppe Tortora ha rilevato come il focalizzare tutte le energie sui problemi contingenti abbia aperto un vuoto strategico che oggi si paga. Marx XXI dovrebbe quindi contribuire a colmare questo vuoto di elaborazione. Occorre affrontare i temi più stringenti del mondo attuale, dalla Cina al ruolo dei nuovi media; tornare da marxisti a farsi carico degli scenari futuri della condizione umana. Pensatori come Bauman parlano di “società liquida” per definire le modifiche intervenute nelle relazioni sociali e individuali nei paesi a capitalismo avanzato. Altri studiosi sottolineano la novità della “società digitale”, delle nuove modalità del comunicare e del diffondersi delle idee e delle informazioni. La società corre, e spesso stentiamo a tenere il ritmo dei suoi mutamenti anche a livello analitico. È su questo, dunque, che bisognerà misurarsi.
Nel dibattito sono intervenuti anche Renato Sellitto, del PRC, che ha rilevato come la crisi capitalistica mondiale confermi la giustezza della prospettiva comunista, e come d’altra parte sia necessario applicare il marxismo all’analisi della realtà attuale, mettendone in luce tutte le novità intervenute; e Antonio Di Luca, del direttivo provinciale della FIOM, che ha richiamato l’attenzione sulla necessità di non perdere il contatto con la realtà concreta dei lavoratori, individuando proprio nella rottura tra la cultura dei comunisti e la realtà operaia uno dei fattori decisivi nella vittoria del neoliberismo. La priorità fondamentale su cui soffermarsi è l’attacco padronale ai lavoratori e ai loro diritti: un attacco mosso sul terreno culturale e ora anche giuridico, rispetto a cui occorre attrezzarsi per dare risposte adeguate.
Nel suo intervento conclusivo, Fosco Giannini è partito dalla considerazione che gli scenari prefigurati dagli apologeti del capitalismo all’indomani del crollo del campo socialista – la “fine della storia” di Fukuyama – sono stati clamorosamente smentiti dagli sviluppi degli ultimi anni: dal mutamento dei rapporti di forza mondiali, che diventa sempre più rilevante, e che vede in particolare l’avanzata di paesi come la Cina (in cui è il Partito comunista a guidare un enorme processo di trasformazione), l’India (in cui pure i comunisti giocano un ruolo), la Russia, il Vietnam, oltre che dell’intera America Latina, in cui accanto a Cuba che resiste si sono affiancate altre esperienze e processi sociali e politici di straordinario rilievo, e della stessa Africa, in cui al ruolo del Sud Africa (dove pure è forte il ruolo dei comunisti nell’ANC) si aggiungono movimenti di massa significativi in vari paesi. Quella in corso, peraltro, non è tanto la fase della “globalizzazione”, parola che infine non dice nulla, ma della competizione globale, di una competizione tra poli imperialistici che diventa sempre più spietata, e in cui il fattore principale su cui agisce il capitale è l’abbattimento del costo del lavoro, la riduzione drastica di salari, diritti e stato sociale. Gli effetti dei processi in corso su scala mondiale sono quindi ben visibili in ogni paese, e nella realtà concreta che i lavoratori vivono ovunque. In Italia la situazione è particolarmente grave, anche per la debolezza strutturale di un nano-capitalismo incapace di innovazione, che nelle piccole dimensioni delle aziende vede un elemento di ancora più pesante sfruttamento dei lavoratori. È impossibile dunque, in questa fase, pensare a un nuovo compromesso keynesiano, ne mancano i margini economici prima ancora che la volontà politica; su questo hanno fallito i governi di centro-sinistra cui pure noi comunisti abbiamo partecipato, illudendoci di mutarne il segno; di qui l’insensatezza di chi oggi riduce ogni prospettiva allo “stare con Vendola”, il quale peraltro persevera in quella illusione, attribuendo a se stesso un ruolo taumaturgico e attaccando di continuo i partiti, con una concezione della politica di tipo personalistico molto negativa e addirittura pericolosa. Al contrario, quello di cui hanno bisogno i lavoratori per le loro lotte sono proprio le organizzazioni, il Partito comunista e un sindacato di classe all’altezza dei tempi. Ricostruire un Partito comunista, unire in una sola organizzazione i comunisti oggi assurdamente divisi, sono un’unica esigenza, un’unica istanza che il buon senso di molti compagni pone all’ordine del giorno. Perché finora non si è data una risposta positiva? Probabilmente per tutelare “le acquisizioni di rifondazione comunista”. Ma quali? L’idea che i grandi marxisti del ‘900 “sono tutti morti, e non solo fisicamente” (Bertinotti)? L’idea secondo cui non è più il Partito, ma il movimento l’intellettuale collettivo? La cancellazione della categoria di imperialismo? Più che acquisizioni da difendere, si tratta di enormi passi indietro teorici e politici da superare, rimettendo al centro l’idea di un Partito comunista di quadri e di massa, radicato nel luoghi di lavoro, anche attraverso un recupero della struttura per cellule; un Partito che sia in grado di fare una politica di unità a sinistra e di fronte democratico contro le destre, ma che al tempo stesso salvaguardi l’autonomia e l’organizzazione dei comunisti. Il lavoro di Marx XXI, che nei territori riscuote interesse e adesioni, può intrecciarsi a questo percorso, costruirne il retroterra culturale e teorico, contribuendo a far cadere muri, diffidenze, pregiudizi, facendo tornare a far parlare e confrontarsi i compagni, nella costruzione di un percorso unitario dotato di contenuti forti all’altezza delle sfide del presente.