Report della giornata seminariale organizzata da Marx XXI il 26 Settembre 2010 a Milano

Report della giornata seminariale organizzata da Marx XXI il 26 Settembre 2010 a Milano, presso il Centro Culturale Concetto Marchesi.

Questa giornata è stata espressamente organizzata per i quadri e i militanti comunisti appartenenti a PdCI, PRC, a gruppi organizzati o collettivi comunisti della provincia di Milano che condividono il progetto riassunto nel titolo dell’iniziativa:”Per l’unità dei comunisti, per il rilancio di un Partito Comunista di quadri e di massa”. Una trentina di compagni hanno seguito dall’inizio alla fine con attenzione tutte le interessanti relazioni partecipando anche con brevi interventi e puntualizzazioni, con il compagno Sergio Ricaldone alla presidenza.

Introduce Vladimiro Merlin, che oltre ad illustrare le ragioni che ci hanno portato ad organizzare questo primo momento di riflessione tra compagni che negli ultimi anni hanno militato in diverse organizzazioni e partiti, cioè l’avvio di un percorso per costruire un soggetto politico comunista autonomo, aperto e unitario, si sofferma sugli ultimi 20 anni dei comunisti in Italia, e in particolare sul bilancio storico fallimentare dell’esperienza di Rifondazione, partito assai eclettico ed i cui dirigenti hanno sempre teso alla costruzione di un soggetto molto diverso da quello che dovrebbe essere un Partito Comunista radicato nel mondo del lavoro, nella classe di riferimento, privilegiando la costruzione di soggetti genericamente di sinistra, che non ha mai portato a soluzioni positive nell’esperienza fatta sin qui in Italia ma anche in altri Paesi (cita l’esempio dell’ Izquierda Unida in Spagna, dove alla fine tutta la sinistra si è ridotta a poca cosa).
Anche la “Linke” tedesca, organizzazione a cui guardano anche i compagni di Essere Comunisti, abbandonata completamente l’opzione dell’unità dei comunisti, è sicuramente una realtà che ha il suo peso, ma questo deriva da una serie di precisi fattori storici presenti in Germania, e fa infatti perno su un grosso radicamento nell’Est dove è erede della PDS. Merlin ha poi sottolineato il ruolo fondamentale che ha l’Associazione MarxXXI per il nostro progetto, luogo di incontro e studio dei migliori intellettuali e dirigenti comunisti del nostro Paese per l’elaborazione di una analisi aggiornata della realtà italiana e mondiale che sia propedeutica alla costruzione di un programma politico adeguato per il ventunesimo secolo.

Gianni Pagliarini (Segreteria Nazionale PdCI – Responsabile Nazionale Lavoro) affronta l’analisi dell’attuale crisi del capitale, la centralità del conflitto capitale lavoro, e la costruzione del blocco sociale per l’alternativa.
Sottolinea da subito, dando il segnale preciso del nostro progetto, l’importanza di andare oltre noi, incalzare gli altri, essere unitari ed aggreganti. La riflessione parte dalla consapevolezza che il lavoratore, il singolo cittadino, non è consapevole minimamente di chi sia la responsabilità della crisi, si pensa ad una fatalità! A noi spetta il compito di un lavoro capillare e certosino di informazione: questa crisi non è infatti dovuta ad “assenza di regole” bensì è una crisi strutturale. E’ questo il capitalismo, che non può che provocare crisi dopo crisi. E il liberismo ha tolto agli Stati gli strumenti di controllo, che in altri tempi hanno potuto mitigare le ricadute sociali o addirittura correggerne la rotta.
Ora noi assistiamo ad una libertà totale per lo spostamento della produzione e dei capitali, alla privatizzazione completa di risorse e servizi.
Dovunque nella parte del mondo alla mercè del capitalismo si misura un enorme spostamento di ricchezza dai lavoratori alla grande imprenditoria e finanza.
A questo si assomma il problema ecologico, le modificazioni climatiche che devasteranno gran parte del pianeta, ponendo al primo posto la questione delle risorse idriche che si va ad aggiungere alla questione delle risorse energetiche.
La crisi della sinistra e dei comunisti in Italia è una grave anomalia in Europa, che si contrappone all’altra anomalia, questa volta positiva, che fu nel passato il grande PCI. Tocca a noi una diagnosi impietosa sulle ragioni della crisi sia della sinistra che dei comunisti in Italia. Questo è necessario perché i comunisti tornino ad essere motore di acquisizione e di offensiva, perché riescano a dare concretezza ai contenuti, perché sappiano suscitare quella passione necessaria a portare avanti l’azione, contro l’attacco micidiale al lavoro e ai diritti, che si accompagna all’attacco alla Costituzione ed ai suoi valori.
I comunisti sembrano spesso essere “in difesa” dell’esistente (che però non piace) invece sono necessarie come il pane battaglie offensive! Necessario lo sviluppo di conflitti coerenti con la direzione di marcia. E per far questo è necessario lo strumento del Partito comunista di massa, liberato dal “radicalismo inconcludente” che ha allontanato i lavoratori dal partito che doveva essere il loro riferimento.
Per quanto riguarda le lotte sul lavoro è essenziale superare la frammentarietà delle vertenze e l’incomunicabilità tra i lavoratori delle diverse categorie, contratti e condizioni, creando massa critica su punti unificanti, ricomponendo l’unità della classe, e ricordando sempre come lo sciopero sia uno strumento in grado di costruire coscienza di classe.

La seconda relazione approfondisce il tema della necessità sociale e storica del Partito Comunista. Relatore il compagno Ruggero Giacomini (storico del movimento operaio e dirigente del PdCI di Ancona). Giacomini sottolinea la presenza di uno scontro forte nel blocco dominante: la crisi acutizza le contraddizioni. Oggi non si può pensare di strappare concessioni sostanziali ai capitalisti, in questo contesto ci vogliono schiacciare, vogliono togliere tutto il possibile alla classe. Per questo il Partito Comunista è necessario e, dice Giacomini, anche possibile, anche in Italia.
Per renderlo possibile è indispensabile individuare punti programmatici qualificanti.
La lotta di classe comprende un fronte teorico, uno economico ed uno politico.
E’ necessario analizzare i limiti della nostra storia. Dividere i tre fronti è un errore: quando si delega la questione economica al sindacato e la politica al partito si fa un grave errore.
Nell’ultimo PCI si era affermata l’autonomia del sindacato, vissuta come autonomia dei sindacalisti rispetto al Partito. Noi sappiamo come i sindacati sono collegamenti formidabili con le masse, e quindi un partito che rinuncia al lavoro organizzato nel sindacato, rinuncia ad una parte grande del suo intervento di massa! Il Partito deve fare un piano di lavoro per creare un forte collegamento tra i compagni nel sindacato.
Un altro nostro grande limite: la qualità della presenza nelle istituzioni. Se andiamo a vedere l’elenco dei nostri eletti vediamo che molti hanno transitato come su un “autobus”, entrando ed uscendo dalle istituzioni a bilancio zero. Quindi si deve risolvere questo problema tra il partito e questo settore di intervento. E questo si collega alla costruzione del “soggetto collettivo che dirige” (il gruppo dirigente). Non c’è stato un processo selettivo del gruppo dirigente. Dobbiamo costruire un nucleo dirigente omogeneo e compatto, è quello che manca per costruire un partito comunista.
Un altro grave limite è l’atteggiamento disattento e provinciale nei confronti del movimento comunista internazionale.
Dobbiamo promuovere l’attivazione di tutti i quadri militanti come propulsori di lotta all’interno della classe lavoratrice: in ogni luogo la strada maestra sia l’unità della classe lavoratrice, contrastando con forza le frammentazioni, ed il punto fondamentale è ottenere una legge democratica per l’elezione dei rappresentanti dei lavoratori.
Altro elemento chiave è la legge elettorale, non è mai stata ben evidenziata da noi la caratteristica fortemente antidemocratica di queste leggi elettorali.
E’ importante quindi ora unire i comunisti, sbloccare questa situazione di indecisione, e con chi ci sta, aprire un processo di riaggregazione unitaria.

Dopo un giro di interventi sui temi del sindacato e del lavoro, delle alleanze e del governo, delle relazioni internazionali e sulla Cina, il compagno Fausto Sorini (Direttivo MarxXXI) ha concluso l’iniziativa, partendo da una analisi della situazione economica mondiale e dagli sviluppi che questa avrà. Nelle sue previsioni il premio Nobel dell’economia, Robert Fogel, prevede che nel 2040 la Cina raggiungerà il 40 % del PIL mondiale, mentre gli USA si attesteranno al 15% e l’UE dei quindici al 5%: un autentico stravolgimento degli equilibri mondiali nei prossimi 20-30 anni, che è già in atto.
Questa visione prospettica ed estesa al globo intero, ci fa capire, a noi militanti che per tanti anni ci siamo ridotti ad una prospettiva limitata nel tempo e nello spazio, che qui si torna a fare sul serio.
Sorini continua sottolineando come i BRIC (Brasile Russia India e Cina), insieme ai paesi non allineati che fanno parte del loro sistema di alleanze, in contrappeso alla triade imperialista USA-UE-Giappone che finora ha governato il mondo, rappresenteranno ben presto i 2/3 dell’economia mondiale. Il che prefigura un declino dell’Occidente imperialistico, e una caduta della sua percezione paradiso in terra da parte degli altri popoli.
Ciò potrebbe portare anche a reazioni violente contro il mondo nuovo che si va affermando, fino ad un conflitto mondiale, oppure aprire la via au un nuovo patto di cooperazione internazionale su nuove basi , tra le forze in campo.
Rispetto ai dubbi sollevati da una compagna sulle effettive condizioni esistenti in Cina e sulla preoccupazione che l’economia di mercato e lo sfruttamento capitalistico vi abbiano il sopravvento, Sorini ha risposto innanzitutto facendo un raffronto tra il processo socialista in URSS, che si è arenato ed è stato sconfitto, e la svolta cinese, che, grazie ad alcune scelte lungimiranti, sia pure forzando alcuni aspetti del processo di accumulazione, ha consentito la continuazione di un’esperienza ad egemonia socialista, ha evitato il crollo del del partito comunista al potere ed ha consentito uno sviluppo grande, che fa sì che il livello di vita di tutta la popolazione si innalzi di anno in anno, e porti la Cina velocemente ad essere uno dei Paesi economicamente più sviluppati al mondo.
Sui dubbi sollevati sulle alleanze per sconfiggere la destra e sulla questione del governo, Sorini ha detto che sarebbe un suicidio politico se in questa situazione i comunisti si presentassero da soli alle elezioni. Nessuno capirebbe questo estraniarsi dalla battaglia democratica contro la destra più reazionaria e anticostituzionale. Il che non significa la partecipazione ad un governo di centro-sinistra qualora si vincesse. E non per una questione di principio, ma perchè non ci sono oggi le condizioni per una partecipazione dei comunisti al governo di questo Paese su un programma avanzato. L’alleanza elettorale è altra cosa, è un passaggio tattico; senza contare l’importanza di avere una tribuna parlamentare (la cui utilità sempre fu rivendicata da Lenin contro gli astensionisti e i disfattisti, anche in epoche rivoluzionarie assai diverse dalla nostra) da cui poter veicolare alla gran parte della popolazione le nostre posizioni.
I comunisti non sono mai stati così in crisi in Italia dal ’21. Abbiamo bisogno come l’aria di rientrare nella scena politica del Paese, anche in quella mediatica. Ovviamente la priorità è al radicamento sociale, ma la sua ricostruzione, dopo anni di devastazioni, richiede tempi più lunghi, non si improvvisa, e nel frattempo dobbiamo cercare di non morire.

Per questo una convergenza larga per la difesa del quadro costituzionale, il fronte unito della sinistra su un programma minimo, la ricostruzione di un partito comunista unificante in modo non eclettico le forze migliori, sono i tre punti strettamente interconnessi ed imprescindibili su cui agire qui ed ora.