Via Santa Maria la Nova, cuore antico e popolare di Napoli. Venerdi 9 gennaio : i muri del quartieri sono pieni di manifesti de l’ernesto, che preannunciano un dibattito presso la Sala del Consiglio Provinciale : “ Crisi del capitale e attacco al lavoro, moralità della politica e questione meridionale”.
Tira un vento freddo, ma lungo le vie che portano al Consiglio Provinciale gruppi di compagne e compagni, con i baveri alzati, con le sciarpe al collo, si avviano all’incontro organizzato da l’ernesto. Sono “quadri” e militanti del PRC, del PdCI, di Sinistra Critica, comunisti e comuniste senza più partito, in attesa – forse – che un nuova forza comunista si riaggreghi, più forte, più unita, più combattiva, come risposta alla vasta diaspora comunista italiana.
Dalle vie tortuose, dai vicoli stretti, tipicamente napoletani,
che si inerpicano sino al Consiglio Provinciale, continuano ad arrivare gruppi di tre, quattro, cinque compagni: parlano tra di loro, scherzano, si salutano, si riconoscono; molti – collocati ora in partiti diversi, in gruppi diversi – hanno militato insieme, anni fa, decenni fa, nel PCI, nel PRC, nel PdCI, in DP, nei movimenti ed oggi sono qui, si ritrovano: è un bel segnale, questo giungere da quartieri e storie diverse e ritrovarsi nel rigenerante gennaio napoletano.
Alle 17.00 circa già un centinaio di compagni/e occupano la strada antistante la Sala del Consiglio Provinciale, le macchine fanno fatica a passare e fermarsi. Giunge così a passo d’uomo l’auto di Oliviero Diliberto, che nella ressa non riesce a scendere e quando vi riesce è salutato da un grande applauso. Giunge Fosco Giannini, assieme a Maurizio Acerbo, primo firmatario della Mozione 1 al Congresso di Chianciano del PRC, la Mozione vincente. Anche Giannini ed Acerbo vengono salutati calorosamente dai compagni che attendono lungo i vicoli.
Alle 17.30 circa inizia il dibattito: la sala è stracolma, “il pubblico” si sistema lungo i corridoi, lungo le scale, fuori dalla sala stessa.
Apre Francesco Rozza, docente di filosofia, membro del Comitato Regionale PRC della Campania, esponente dell’area de l’ernesto. Rozza spiega i motivi del dibattito ( Napoli, la questione morale, l’obiettivo dell’unità dei comunisti) e “presenta” l’ernesto “ rivista comunista” , i temi che il giornale da un quindicennio affronta: l’antimperialismo, l’attualità del leninismo, la forma partito comunista, l’internazionalismo, il quadro internazionale, le questioni di classe…
Rozza passa la parola a Mario Maddaloni, un leader operaio di Napoli, dirigente PRC, RSU “Napoletana gas – Eni”. Maddaloni non perde tempo, non fa giri di parole: va dritto alla questione sociale, alle molteplici difficoltà del vivere della classe operaia napoletana, “ del proletariato” napoletano, “ che avrebbe bisogno di una sponda di classe più forte, più popolare, più credibile, avrebbe bisogno di un sindacato di classe e di un Partito Comunista meno fragile dei due che vi sono in Italia”. Ed è per questo – chiosa Maddaloni – che a noi lavoratori, che a noi operai la proposta dell’unità dei comunisti convince, è per questo che per tale idea ci battiamo. L’obiettivo dell’unità dei comunisti è una cosa semplice e seria, dritta e convincente, è di buon senso, compresa e voluta da tutti. Abbiamo bisogno come il pane di una forza di classe, che senza troppe chiacchiere si schieri dalla nostra parte. Un partito comunista più forte, di classe e di lotta, potrebbe ridarci un po’ di speranza”.
Parola Giustino D’Amato, giovane ricercatore precario presso la Facoltà di Fisica di Fisciano. D’Amato racconta della drammatica precarietà del lavoratore intellettuale, parla di sé, della difficoltà enorme di poter studiare, ricercare, in una condizione in cui il pane non è assicurato. E pone il problema dell’unità di classe tra lavoratori delle fabbriche, dell’intero mondo del lavoro e lavoratori delle Università, della scienza, delle culture.
E’ poi Domenico Moro – economista, saggista , membro del Comitato Centrale del PdCI – a fare il punto sulla crisi del capitale, sulla crisi di sovrapproduzione, sull’esigenza di una risposta di classe a tale crisi, di una proposta seria e di impatto popolare da parte dei comunisti e delle forze più avanzate per uscire da sinistra dalla crisi. Una risposta – dice Moro – che stenta a prendere corpo e questa difficoltà è anche il segno della debolezza del movimento comunista e di classe, una debolezza che dovrebbe essere superata, anche attraverso l’avvio di un processo unitario delle forze comuniste ed anticapitaliste.
E’ la volta di Diliberto, che non ha peli sulla lingua sia nel descrivere il pericolo del regime di destra e antioperaio che si va costituendo con il governo Berlusconi che nel rilanciare con forza il progetto dell’unità dei comunisti ( “ per un Partito comunista di cui certo, io, non sarei il segretario” ). Ma bisogna farla presto, questa unità – dice Diliberto rivolgendosi ad Acerbo, del PRC – prima che la massiccia reazione in campo ci “asfalti” tutti. E bisogna farla con tutti i comunisti e le comuniste disponibili : PRC, PdCI, Sinistra Critica, Marco Ferrando, gruppi, riviste, le decine di migliaia di compagni e compagne senza partito. Occorre – conclude Diliberto – tornare allo spirito originario di Rifondazione Comunista : unità è ricerca politico – teorica ma soprattutto lotta sociale. E naturalmente un momento importante dell’unità dei comunisti sarà la lista unitaria comunista per le elezioni europee…
Maurizio Acerbo si misura così con “la sfida” lanciatagli dal segretario nazionale del PdCI : rilanciando l’esigenza dell’autonomia comunista del PRC, stigmatizzando la svolta di Giordano e Bertinotti, dicendo che occorre battersi contro la scissione dal PRC paventata da Giordano in questi giorni, ricostruendo il legame di massa tra PRC e classe, tra Partito e movimenti. E sulla proposta chiara di Diliberto ( unità dei comunisti subito) afferma di non essere contrario ma che i processi sono processi e vanno avviati senza impazienze, partendo dall’unità dal basso, per evitare errori.
Fosco Giannini esordisce ricordando che “ il compagno Hugo Chavez non si è ancora proclamato comunista ( anche se studia Marx, Lenin e Gramsci, anche se ha già preannunciato il carattere socialista della rivoluzione venezuelana) ma ha già espulso da Caracas l’ambasciatore israeliano, denunciando così gli orrori dell’esercito di Israele a Gaza e schierandosi apertamente a fianco del popolo palestinese, cosa che anche noi in Italia dobbiamo fare costruendo un movimento di solidarietà con il popolo palestinese vasto e di lunga durata.
Giannini ricorda poi che è Napoli stessa, la sua vita reale, a porre il problema del binomio inscindibile questione morale – questione sociale ( “così come già Gramsci lo poneva nel suo saggio apparso su Stato Operaio: “ Alcuni temi della Questione Meridionale”). Giannini ricorda e legge brevi stralci di un Appello del I° maggio 2007 ( “Napoli May Day”) firmato da molte organizzazioni sociali e di lotta napoletane in cui si “narra” la profondità della corruzione – politica, sociale, istituzionale – a Napoli e si descrive il legame tra essa e la drammatica questione sociale napoletana.
Giannini pone il problema “della costituzione materiale della corruzione dentro la cristallizzazione di un potere senza più pulsione trasformatrice” e afferma di vedere in ciò i rischi di una deriva istituzionalista che ( a Napoli oggi e al governo centrale ieri) hanno attraversato i comunisti e la sinistra italiana.
Giannini ricorda poi lo “ Spirito dei tempi ” di cui parlava anche Gramsci : capire ciò che sta accadendo e che stentiamo a riconoscere. E oggi – afferma Giannini – molti stentano ancora a capire che l’unità dei comunisti, come desiderio e volontà – contro questa regime reazionario di massa che in Italia si va costituendo- – sta organizzandosi nelle coscienze e nel senso comune di migliaia di comuniste/i, dei partiti ed esterni ai partiti, “ ed è nostro compito politico e morale rispondere positivamente a questo sentimento diffuso”.
Dopo gli interventi dei relatori si da voce agli interventi del pubblico: molti sono a intervenire ( compagni del PRC , del PdCI, di Sinistra Critica, dei movimenti napoletani ) e molte e di sostanza le questioni poste.
Ciò che prevale, tuttavia, è il senso generale che i comunisti, divisi, non ce la fanno e che questa diaspora può far contenti solo i padroni, La questione dell’unità è posta. Occorre lavorarci, in molti, per cogliere l’obiettivo.