Regione, la giunta diventa scarlatta

In 48 ore, la Toscana cambierà volto politico. Diventerà più rossa, più ancorata a sinistra con l’ingresso in maggioranza di Rifondazione comunista. Un’azione in controtendenza: a Roma, Walter Veltroni, candidato alla guida del Partito Democratico, non nasconde di volersi smarcare dai condizionamenti della sinistra radicale.
Mentre qui Claudio Martini, che nel 2005 vinse le elezioni senza Rifondazione, cambia rotta perché vuole raggiungere obiettivi precisi nella seconda parte della legislatura: i nuovi impianti per smaltimento dei rifiuti; il rigassificatore fra Pisa e Livorno; l’autostrada Tirrenica; il sottoattraversamento di Firenze.
Rifondazione ha posto alcune condizioni centrali, tutte accettate dal governatore: lotta alla precarietà; far tornare l’acqua sotto il totale controllo pubblico; lotta alla guerra e riconversione a uso civile di Camp Darby; opzione rifiuti zero.
Il rimpasto di giunta sarà fatto entro la prossima settimana. Gli assessori aumentano: da 13 a 14. Ma la manovra parte da un punto fermo: togliere ai Verdi l’assessorato all’ambiente per affidarlo a un diessino: la prescelta sembra Anna Rita Bramerini, già assessore all’ambiente della Provincia di Grosseto. La quale lascerebbe le deleghe al commercio e al turismo. A chi? Il commercio sarebbe accorpato alle attività produttive di Ambrogio Brenna, mentre il turismo potrebbe andare al neo assessore alla cultura, l’ex capogruppo diessino Paolo Cocchi. In quota Rifondazione si sussurra il nome di Roberta Fantozzi con due deleghe pesanti: casa e lavoro. La prima, oggi, è divisa in due pezzi fra Riccardo Conti (che manterrà urbanistica e trasporti) e Gianni Salvadori (Politiche sociali). La seconda, appunto il lavoro, è tenuta da Gianfranco Simoncini che non dovrebbe aver problemi a mollarla, visto che detiene scuola e formazione professionale. Resta il nodo dei Verdi. Marino Artusa è destinato a tornare a fare il medico dopo la sfiducia del partito. Che si trova a dover indicare un altro nome (possibilmente di una donna) che non avrà l’ambiente. O almeno non tutto. Martini vorrebbe affidarle i parchi e poco più. Certamente non le politiche per l’energia che manterrà a se stesso. Morale? Un’intesa coi Verdi si profila difficile. Martini ha solo interlocutori romani: il ministro Alfonso Pecoraro Scanio e il senatore Stefano Boco. Con i leader toscani, Fabio Roggiolani e Mario Lupi, restano forti incomprensioni. Nello staff del presidente sussurrano: «Martini farà il rimpasto attraverso un decreto. Non c’è bisogno di passaggi consiliari. Del resto, l’accordo con Rifondazione gli toglie ogni preoccupazione, visto che d’ora in poi potrà contare su una maggioranza larghissima». E proprio questa «maggioranza larghissima» provoca la ribellione del centrodestra. Che accusa il governatore di aver violato quella parte dello Statuto — figlia dell’inciucio del 2004 — che assegna una quota precisa di consiglieri all’opposizione. Consiglieri ora aggiunti alla maggioranza. «Bisogna rivotare subito perché sono stati traditi gli elettori toscani», tuona Alessandro Antichi, portavoce della Cdl. Al quale Martini replica: «Non c’è snaturamento dello Statuto né tradimento del programma, che semmai si arricchisce con gli spunti e le sensibilità proposti da Rifondazione».