Redditi in picchiata per i lavoratori dipendenti, consumi in stagnazione e un pessimismo dilagante. Secondo i dati della Banca d’Italia nel biennio 2002-2004 le famiglie con reddito da lavoro dipendente hanno subito una perdita di reddito reale del 2, 1% mentre nello stesso periodo è salito dell’11, 7% il reddito dei nuclei il cui capofamiglia è un lavoratore autonomo. La “piramide sociale” rimane stabile con il 10% delle famiglie a reddito elevato che percepisce il 26,7% del totale dei redditi e il 10% che raccoglie solo il 2,6%. In termini di ricchezza, su 22,3milioni di famiglie il 19,1% possiede meno di 10mila euro, il 33,6% ne possiede più di 200mila e il restante 10% raccoglie il 43% dell’intera ricchezza delle famiglie italiane.
Nella fascia più bassa di reddito sarebbero 980mila le famiglie che usufruirebbero del reddito minimo di inserimento di base (Rmi) per una spesa di circa 5 milioni di euro a condizione che tutti ne facessero domanda e con una soglia minima di 390 euro. Secondo questa previsione di calcolo fatta dall’economista Claudio De Vicenti (pubblicata su La voce. info) su dati Banca d’Italia, aumenta il numero degli indigenti, e i progetti sperimentali sull’introduzione dell’Rmi troverebbero una loro legittimazione a livello nazionale proprio sulla base di una realtà ormai eclatante.
Se guardiamo alla distribuzione geografica dei redditi delle famiglie, al Nord, dove è forte la presenza di lavoratori dipendenti, si registra una diminuzione dell’1,7%, a fronte di un aumento dell’8,5% al Centro e del 2,05% al Sud. Eppure la fascia che più frequentemente ricorre al credito al consumo è quella dei lavoratori dipendenti con un reddito medio di 1200-1500 euro e con un’età media tra i 30 e i 40 anni. Il 70% delle richieste di finanziamento con busta paga da lavoro dipendente viene approvato in automatico (dati Findomestic). Tra il 2002 e il 2004 le famiglie indebitate sono cresciute del 2,5%, passando dal 22,1% al 24,6% (dati Banca d’Italia).
Una mappatura della “ricchezza in Italia” è stata fornita del Centro studi Sintesi. A livello regionale, sebbene i redditi per abitante e per famiglia più elevati siano concentrati nel Nord Italia (in primis Lombardia con 14 mila euro pro-capite) il divario tra Nord e Sud si è leggermente ridotto negli ultimi anni. I segnali positivi arrivano in particolare da Calabria, Abruzzo e Puglia, regioni in cui l’ammontare dell’imponibile Irpef è cresciuto di oltre 20 punti percentuali rispetto al 1999. Complessivamente, il reddito dichiarato dai cittadini residenti al Sud e nelle Isole è aumentato tra il 1999 e il 2005 del +19,9%, mentre nelle aree del Nord-Est l’imponibile è cresciuto del +16,7%.