Beat pesanti che ricordano l’ album “Banditi”, hardcore allo stato “puro” che gira a meraviglia nello stereo con un suono mai così pulito ma come sempre rude e militante. Il conflitto non muore al sesto album. “Mi sa che stanotte”(Il Manifesto) è la testimonianza che gli Assalti Frontali continuano a seguire una personale evoluzione artistica mantenendo ben stretta la bussola della coerenza che ha fatto di loro sicuramente la migliore e incontrastata posse italiana di sempre. Un Hip hop che da 16 anni non svende decisamente la rima per la s-fama. Dal suono sporco e autoprodotto di “Batti il tuo tempo” ,correva il 90 e la pantera, a due anni da Hsl, le rime poetiche e politiche di Militant Al si adagiano su basi, giri di basso, e mixaggi in cui la mano tecno-pop esperta di Max Casacci , produttore dei Subsonica, travolge impetuosa l’ascoltatore come l’onda sonora che infrange e penetra il tuo corpo estasiato di fronte a tanta perfezione e ricercatezza musicale. Dodici tracce per quaranta minuti di musica e testi tratti da una biografia collettiva in cui i temi d’attualità non mancano e rimarcano le grandi e piccole contraddizioni del nostro tempo. La Pace e la Guerra dominano “Rosso, arancio, giallo…”. I colori di una bandiera che non abbelliva solo dei balconi e le manifestazioni alcuni anni fa ma che continuano a denunciare gli orrori del fosforo bianco a Falluja e l’assurda bugia della guerra al terrorismo e le armi di distruzione di massa. Una realtà retta da assurdità e che vede ancora il tricolore sventolare sui ponti di Nassirya per un colore nero, quello del petrolio, che non ci appartiene proprio. Sulla stessa scia “Che stress i Ros” mette alla luce le distorsioni portate dall’articolo 270 bis introdotto dopo l’11 settembre e che ha visto gli stessi musicisti romani vittime di perquisizioni, inquisizioni e interrogatori da parte dei Carabinieri dei Ros proprio per la loro appartenenza militante e artistica da ormai due decenni al movimento. Una testimonianza su quanto precaria e ipocrita sia la nostra democrazia timorosa e sospettosa di fronte ad accordi e rime baciate. Democrazia che impone limitazioni anche alle parole per proteggere se stessa e quindi si elide reprimendo anche l’espressione artistica delle posse rosse( o di quel che ne rimane…) in nome del diritto. Ma d’altronde le parole sono rivoluzionarie e il sistema ha paura e così agendo si conserva. “Gaia per davvero” , una struggente ballata è poesia pura, un testo da brivido che sprigiona emozioni dedicate a una giovane ragazza morta prematuramente. Inutile dire che questo è un album che vale la pena possedere, per scrivere questa recensione non ho esitato a scaricarlo in formato mp3 dal Mulo come consigliano gli stessi Assalti in “Si può fare così” e come milioni di persone fanno nel mondo. Ma dopo l’ascolto, cappuccio abbassato corro decisamente…all’assalto …”Capirai Copiryght /noi get up stand up for i nostri right”.