Realfonzo: «I moderati vogliono abbattere il debito. La sinistra lo deve stabilizzare»

«I vincoli di Maastricht? Rappresentano un muro di protezione a tutela del capitale privato contro le ingerenze del pubblico, una barriera a tutela del circuito monetario contro le istanze di rivendicazione provenienti dalla società europea attraverso l’azione dei parlamenti nazionali». Così l’economista Riccardo Realfonzo, che è il curatore insieme a Sergio Cesaratto del freschissimo “Rive Gauche” (manifestolibri), un libro che mette in evidenza come il tema del debito pubblico non deve costituire un tabù per la sinistra. Il tema torna di attualità proprio in questi giorni.

Il partito dei tagli al bilancio si sta scatenando con netto anticipo creando così un clima per niente positivo. Cosa ne pensi?

Le forze moderate vogliono abbattere il debito pubblico e fare una operazione di risanamento. Questa idea è pericolosa. Le forze della sinistra, con in testa il Prc, dovrebbero proporre il rilancio dell’economia attraverso la stabilizzazione del debito. Nella fase in cui siamo le difficoltà dell’economia italiana sono talmente gravi che non è pensabile una politica di bilancio di abbattimento del debito.

Per effettuare una pollitica di abbattimento del debito l’idea dei moderati dell’Unione è il debito al 60% del Pil.

Una cura che ammazza il paziente…

Se si volesse rispettare questo parametro in dieci anni come propose Ciampi occorrerebbe una finanziaria per il 2007 che preveda un avanzo primario di circa 87 miliardi. Se noi invece proponessimo una politica di stabilizzazione del debito, che vuol dire tenerlo sotto controllo, potremmo fare una finanziaria in cui è previsto un avanzo primario di 16 miliardi di euro. L’alternativa tra l’abbattimento e la stabilizzazione produce una differenza enorme. E’ la differenza che c’è tra fare una politica di lacrime e sangue e una politica di ripresa dell’economia. Se non si segue l’idea della stabilizzazione, risorse per politiche di sinistra non ci sono.

Si è molto parlato di interventi sul fisco. Che valore possono avere?

Calcoli alla mano, usando calcoli prudenti, studi promossi da diversi economisti, ci dicono che questo tipo di politiche ci consentirebbero al massimo 15 miliardi di euro. Sono politiche assolutamente auspicabili ma che non possono colmare un intervento sull’abbattimento del reddito. Le politiche di intervento sul fisco ottengono risultatti consistenti solo sul lungo periodo.

Quali sono le carte che la sinistra può spendersi?

Vorrei proporre ai miei colleghi economisti un vero e proprio appello, rivolto soprattutto alle forze della sinistra, all’interno dell’Unione. Esistono alci fondamentali nel programma dell’Unione in tema di politica economica che sono cruciali e sui quali bisognerebbe fare una azione di sorveglianza: uno è, appunto, quello del debito. Un secondo punto è quello delle politiche per il lavoro. Non c’è solo il problema del superamento della legge 30, ma anche una azione chiara per evitare uno strano scambio tra il grado di centralizzazione della contrattazione salariale e i meccanismi automatici di sostegno al salario. La preoccupazione è che ci sia qualcuno che stia lavorando per questo. Le politiche del lavoro devono tener presente non solo la lotta alla precarietà ma anche la salvaguardia del contratto nazionale. Nell’appello, infine, va messa la necessità di puntare per davvero a una politica di lotta all’evasione e rideterminazione della curva fiscale.

Quali interessi concreti ci sono dietro al partito dei tagli?

Proporre una linea di abbattimento significa cercare di spingere per delle politiche di finanziamento del debito che attingano dalle liberalizzazioni e alle privatizzazioni.

Uno degli argomenti più usati è l’allarmismo del rating
Tutto questo allarmismo sull’effetto dell’incremento del tasso di riferimento della banca centrale non lo capisco. L’allarmismo è ingiustificato. Da una analisi della struttura del debito pubblico si vede che il debito ha una componente fissa e una variabile, e le variazione del tasso di interesse riguardano quella variabile che è una componente piccola. Le agenzie di rating non debbono farci paura perché innanzitutto la credibilità di queste è molto declassata dopo i casi Parmalat e Enron. C’è un secondo punto. Come prevede il trattato di Maastricht i titoli del debito italiano sono garantiti dalla banca centrale europea. La stabilità finanziaria dello Stato è legata quindi alla banca centrale europea. La stabilità dell’euro è molto maggiore rispetto a quella della lira. E’ vero che il trattato fissa il 60% del Pil ma il trattato non prevede nessuna sanzione per sforamenti di questo rapporto. Semmai ci sono sanzioni sull’entità del disavanzo e non del debito.