Il quadro aveva tinte fosche già prima della Finanziaria, adesso i colori si sono ulteriormente scuriti. Perché i provvedimenti per i precari del pubblico impiego contenuti nella manovra di fine anno non sono sufficienti, anzi rischiano di creare pericolose divisioni fra lavoratori. E’ questo il giudizio delle rappresentanze sindacali di base che domani porteranno in piazza i precari della pubblica amministrazione, per una manifestazione nazionale indetta il 26 settembre e a cui si aspetta l’adesione di oltre 15mila lavoratori.
Oltre a protestare per la mancata stabilizzazione, lavoratori e sindacati sfileranno, con le parole d’ordine “assunti davvero, assunti tutti, assunti subito”, a sostegno di una proposta di legge depositata sia alla Camera che al Senato, avanzata proprio dalla Rdb/Cub. Con questo disegno normativo, i sindacati di base progettano la regolarizzazione di tutti i precari delle pubbliche amministrazioni, dagli atipici agli lsu, dalle partite Iva agli interinali, e pure di quelli che sono alle dipendenze di ditte esterne che gestiscono in appalto i servizi pubblici. Con una graduatoria di anzianità, che comunque dovrebbe essere esaurita nell’arco di tre anni, ma senza distinzione fra le tipologie contrattuali, a differenza della norma in Finanziaria che dà la possibilità di stabilizzare solo i contatti a termine e quelli di formazione lavoro. «Così facendo, solo il 5% dei precari ha la possibilità di vedere stabilizzata la propria posizione entro fine anno – spiega Carmela Bonvino, del coordinamento nazionale Rdb/Cub – senza contare che le risorse stanziate non bastano a coprire nemmeno la stabilizzazione di queste due categorie, e i tagli alla spesa che inevitabilmente ricadranno sulle spalle dei lavoratori. Noi riteniamo invece che ci siano le condizioni per sanare la posizione di tutti i precari della pubblica amministrazione». Per i dipendenti delle ditte esterne la proposta è quella di bloccare le esternalizzazioni e di riacquisire dalle ditte e dalle cooperative la gestione diretta dei servizi, con tanto di diritti/doveri nei confronti dei lavoratori: «I servizi non sono di durata contingente, ma costanti e quindi anche i contratti devono esserlo – continua Bonvino – fra l’altro si ridurrebbero anche le spese perché per assumere gli interinali bisogna passare dalle agenzie che vogliono la loro commissione».
Dai dati e dalle ricerche risulta che i precari della pubblica amministrazione, scuola compresa, sono circa 500mila, altrettanti – anche se non esiste una statistica ufficiale – quelli operanti per le ditte appaltatrici. La consistenza più grande si ha negli enti locali, nella scuole e nell’Università con i ricercatori «e tutti, esclusi gli lsu e i cantieristi, che lavorano praticamente in nero da 10 anni per misere 400 euro al mese senza contributi, hanno lo stesso costo di un lavoratore a tempo indeterminato. L’ultima Finanziaria di Berlusconi bloccava le assunzioni e adesso per molti di loro si apre la concreta possibilità del licenziamento».
Ieri primo assaggio, con la Rdb emiliana che davanti alla statua di San Petronio a Bologna ha manifestato per un’ora recitando un Dante adattato al caso: «Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai con un futuro oscuro, chè l’assunzione fissa era svanita». Il pubblico impiego è il primo settore su cui le Rdb puntano l’attenzione «perché il datore di lavoro è il governo che legiferando e decidendo la spesa, può dare risposte immediate», ma il problema è complessivo e abbraccia la contestazione della legge 30 e anche del pacchetto Treu. Su questo fronte i sindacati di base sono ancora lontani dai confederali «perché ci sono ancora troppi tentennamenti e nessuna proposta di iniziative comuni» spiega Bonvino. Quindi domani in piazza non ci saranno tutti i precari “pubblici”, ma il messaggio che arriva al governo riguarda anche gli assenti ed è un’urgente richiesta di risposte definitive.