Ramallah, primo sindaco donna

Il nuovo sindaco di Ramallah è Janet Michael, 62 anni, cristiana, direttrice di un istituto scolastico, vicina al Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Dall’inizio del 2006 una donna perciò sarà alla guida della più importante città palestinese della Cisgiordania, dove ha sede il quartier generale dell’Autorità Nazionale. E’ un risultato importante, soprattutto per la società e le donne palestinesi, al quale si è arrivati al termine di un’ accesa seduta del nuovo consiglio comunale di Ramallah eletto lo scorso 15 dicembre, nella quarta e penultima fase delle amministrative palestinesi. Uniti dall’obiettivo di emarginare Al-Fatah del presidente Abu Mazen, il Fronte popolare e il movimento islamico Hamas si sono coalizzati e con 9 voti a favore e sei contrari hanno nominato sindaco Janet Michael. Lo stesso era accaduto lo scorso maggio a Betlemme dove i voti di Hamas e della Jihad islamica furono determinati per l’elezione a sindaco del cattolico Victor Batarseh, anch’egli del Fronte popolare. Ieri sera siamo riusciti a raggiungere telefonicamente Janet Michael che ha acconsentito a rispondere alle nostre domande

Sindaco, la sua elezione è stata accolta con soddisfazione a Ramallah e anche all’estero. Dopo i festeggiamenti tuttavia lei si troverà ad amministrare una città importante, fulcro della vita politica palestinese in Cisgiordania. Quali sono i punti principali del suo programma?

Il mio primo obiettivo è quello di avvicinare l’amministrazione comunale ai bisogni dei cittadini. Il quadro della situazione è grave e per tentare di migliorarlo sarà fondamentale creare un rapporto di collaborazione tra gli abitanti ed i loro amministratori. Subito dopo mi impegnerò per migliorare i servizi. Oggi funziona solo quello della raccolta dei rifiuti solidi urbani e so bene che i miei concittadini si aspettano molto di più. Non solo nella sanità e nell’istruzione pubblica ma anche nel miglioramento dell’offerta di cultura. Naturalmente servono fondi e tutti dovranno pagare le tasse comunali ma mi aspetto anche aiuti internazionali.

La realtà sul terreno è però molto difficile: basti pernsare alla chiusura della città da parte dell’esercito israeliano che non esclude nuove incursioni nel cuore di Ramallah.

E’ vero ma noi dobbiamo impegnarci su due fronti: quello del miglioramento dell’amministrazione e dei servizi municipali e quello della denuncia delle condizioni in cui siamo costretti a vivere a causa dell’occupazione israeliana. Sono due strade che corrono parallele e che possono essere percorse allo stesso tempo.

Ramallah è una città vibrante, piena di pub e ristoranti, con una significativa produzione culturale e dove vengono organizzate rassegne cinematografiche di livello internazionale. I suoi abitanti sono orgogliosi di tutto ciò e quindi guardano con preoccupazione all’allenza tra il suo partito e il movimento islamico Hamas che propone stili di vita ben diversi.

Posso affermare con certezza che tra il Fronte popolare e Hamas non c’è alcun accordo di programma, nessuna intesa particolare. I leader del movimento islamico all’ultimo momento hanno scelto di non votare per il candidato di Al-Fatah (Ghazi Hanania) e di favorire la mia nomina. Lo stile di vita di Ramallah non cambierà, resterà quello di sempre, non ho alcun dubbio. Spero invece che la mia elezione a sindaco provochi un cambiamento nella mentalità delle persone e favorisca una maggiore partecipazione delle donne alla vita politica e nella società civile.