La Siria regala agli Usa Sabawi, fratellastro di Saddam, e altri 29 suoi collaboratori
Duri scontri si sono avuti ieri in tutto l’Iraq ed in particolare lungo la valle dell’Eufrate dove l’offensiva americana contro Ramadi e i centri che si trovano lungo la strada per il confine siriano è giunta ormai all’ottavo giorno. Sparatorie e raid aerei sono state segnalati in particolare nel centro di Ramadi (70 chilometri a ovest di Baghdad), la capitale della ribelle provincia sunnita di Anbar – dove alle ultime elezioni non ha votato più del 2% della popolazione – , nella cittadina di al Qaim, nei pressi del confine con la Siria, ad Haditha, occupata due giorni fa dalle truppe Usa, e ad Hit. Tre sono i soldati americani uccisi ieri, due a Baghdad, colpiti dallo scoppio di un ordigno nascosto sotto il mando stradale, e uno a sud della capitale. Otto, tra i quali cinque poliziotti, le vittime della bomba esplosa nel comando della polizia di Hamam Ali a 20 chilometri a sud di Mosul, mentre a Baghdad un carro armato Abrams è stato danneggiato da un’autobomba nei pressi della moschea di Um al Qura e due poliziotti sono stati uccisi nel quartiere di Ameriya. A sud della capitale sono stati trovati i cinque corpi di uno squadrone della morte sciita filo-iraniano legato alla Badr Brigade ( il braccio armato dello Sciri, vincitore delle elezioni farsa del 30 gennaio) specializzato nell’uccisione di veri o presunti ex membri del Baath o semplicemente di nazionalisti arabi “atei”. Quattro gli agenti uccisi a Mosul, mentre la città di Kirkuk si va avvicinando sempre più alla guerra civile dopo che i curdi, in minoranza rispetto alle altre due comunità l’araba e la turcomanna, dopo essersi impadroniti con la forza della città, aver portato avanti una pulizia etnica ai danni di oltre 50.000 arabi cacciati dalle loro case e aver ricevuto in regalo dagli Usa ben 70.000 voti in più nelle elezioni provinciali del 30 gennaio scorso, ieri hanno messo al bando l’arabo, sostituendolo con il curdo. Intanto ieri mattina il governo siriano, assediato dagli Usa, avrebbe fatto un primo regalo all’Amministrazione Bush consegnandogli Sabawi Ibrahim al Hassan, uno dei tre fratellastri di Saddam Hussein, già capo dei servizi segreti del paese ai tempi della prima guerra del Golfo e direttore della sicurezza fino al 1995, fuggito poi dall’aprile del 2003 nella vicina Siria. Con lui sarebbero stati consegnati agli americani anche altri 29 suoi collaboratori ed ex membri del partito Baath. Fonti ufficiali irachene hanno sostenuto ieri che Sabawi, il primo esponente dell’ex regime di Saddam Hussein arrestato dal febbraio del 2004, sarebbe stato preso ieri nel centro di Hasakah, nel nord-est della Siria, non lontano dal confine con l’Iraq. In realtà il fratellastro di Saddam Hussein sarebbe stato arrestato all’indomani dell’attentato all’ex premier iracheno Rafiq Hariri, lo scorso 14 febbraio, dopo aver tentato di passare in Libano e quindi in Giordania. Sabawi era il 36esimo della lista dei famosi 55 esponenti dello stato iracheno più ricercati dagli Usa all’indomani dell’invasione del 2003 ma era anche nella lista dei 29 sospetti finanziatori, sponsor o comunque ispiratori di parte della resistenza irachena insieme al vice presidente iracheno Izzat Ibrahim al-Doori e al suo collaboratore Mahmoud Yunis al Ahmed. Sino ad oggi sono riusciti ad evitare la cattura, oltre al già ricordato vice- presidente Izzat Ibrahim (al quale gli americani, nel tentativo di costringerlo a consegnarsi, hanno sequestrato moglie, figlia e 5 nipoti), Hani Tilfah direttore delle «Operazioni speciali» dei servizi iracheni, Sayf al Din Hasan, capo di stato maggiore della Guardia repubblicana, Rafi Tilfah, Direttore della «Sicurezza generale», Tahir Habbush, esponente dell’Intelligence, Rukan al Majid, Responsabile dei rapporti con le tribù irachene, Abdel Abdullah capo del Baath nella provincia di Diyala, Yahya al Ubaidy, capo del Baath a Basra, Nayif Thamir, capo del Baath a Salaheddin, Rashid Kazim, capo del Baath ad al Anbar. Tutti esponenti dell’ala «operativa» del regime. Sotto questo aspetto ci sono dei dubbi sul fatto che Sabawi, dal `96 «consigliere» del presidente, senza incarichi di rilievo, possa aver giocato un ruolo importante nella gestione della parte baathista della resistenza. Molti dei dodici ex esponenti del regime ancora alla macchia sarebbero presenti anche nella lista di 30 nomi, redatta dagli Usa, dei presunti finanziatori e dirigenti delle varie componenti della resistenza irachena. Di essa si sa che per circa la metà sarebbe composta da esponenti del passato regime e dell’esercito iracheno e per il resto da presunti sponsor dei gruppi che ruotano attorno a Musab al Zarqawi, e da altri nove misteriosi personaggi.