Raid Nato in Afghanistan, strage di civili

Decine di morti, addirittura 80 secondo una fonte afghana. Molti di loro sarebbero civili, abitanti in una zona dove sono attivi i talebani, e per questo presa di mira dall’aviazione della Nato. La catastrofe risale alla notte di martedì, quando in tutto il
Paese la popolazione musulmana festeggiava la fine del Ramadan, il mese del digiuno diurno. La Nato ammette l’errore, anche se non è in grado di confermare quante siano le vittime fra la popolazione. «È molto triste che i civili continuino ad essere coinvolti nei combattimenti con tragici risultati», commenta il maggiore Luke Knittig, portavoce dell’Isaf (la missione internazionale a guida Nato) a Kabul. Gli fa eco Mark Laity, addetto stampa del rappresentante civile della Nato, aggiungendo un’osservazione sul cinismo dei talebani che «considerano la popolazione come scudi umani dietro cui ripararsi».
I raid, protrattisi per diverse ore, hanno centrato un villaggio nel distretto di Panjwayi. Venticinque abitazioni sono state colpite, mentre le famiglie erano riunite per celebrare la ricorrenza dell’Eid al Fitr. Si cenava in allegria e si distribuivano doni ai bambini, un po’ come avviene da noi il giorno di Natale. Poi hanno cominciato a piovere bombe.
Il portavoce del ministero degli Interni, Zmarai Bashiry sostiene che i cittadini uccisi sono 40. Il capo del Consiglio distrettuale, Niaz Mohammad Sarhadi, parla di 60, e un membro del Consiglio provinciale di Kandahar, Bismallah Afghammal, addirittura di 80. «Questo tipo di cose -afferma Afghammal- è già accaduto altre volte. E ogni volta ci viene detto “ci dispiace”. Ma come pensate di ricompensare persone che hanno perso i loro figli e le loro figlie? Il governo e la coalizione ci avevano detto che nell’area non c’erano più talebani. Ma allora perché hanno bombardato di nuovo»?.
Da parte loro i ribelli negano di avere subito perdite, avallando l’ipotesi di un bagno di sangue fra i civili. In forte imbarazzo per una strage i cui responsabili sono alleati suoi, il presidente Hamid Karzai si dice «profondamente toccato» e chiede un’inchiesta. La stessa cosa è proposta dalla missione Onu a Kabul, l’Unama: «La salvezza e il benessere dei civili deve sempre venire al primo posto e qualunque vittima fra i civili è inaccettabile, senza eccezioni».
Le tragiche notizie dall’Afghanistan hanno avuto un’eco immediata in Italia, dove la presenza delle nostre truppe nel Paese asiatico suscita perplessità in alcune componenti della stessa maggioranza di governo. «La missione Onu in Afghanistan -rileva il presidente della Camera, Fausto Bertinotti- ha chiesto un’inchiesta rapida e approfondita». La notizia del massacro, continua Bertinotti, «non può passare inosservata sia nella società politica che nelle istituzioni. La grave preoccupazione della missione Onu e la sua richiesta di salvaguardia della vita dei civili va sostenuta da un’ampia mobilitazione delle coscienze e dell’opinione pubblica». Per il Ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero (Rifondazione comunista) «questa terribile vicenda rimanda al fatto che la situazione afghana si sia ormai trasformata drammaticamente in un vero conflitto, tale da esigere che si riveda completamente la presenza italiana in quell’area». Secondo il ministro della Difesa Arturo Parisi, le notizie sul raid della Nato in Afghanistan «non possono non inquietare». Alla domanda se intenda riferire in Parlamento, Parisi ha risposto che una volta ottenute informazioni più precise dallo stato maggiore, «ne valuterò la fondatezza e il rilievo, e darò conto nei modi e nelle sedi che questo tipo di informazioni meritano».