Raid a Gerico, Israele cattura Ahmed Saadat

Dopo aver resistito ore chiuso nella sua cella della prigione di Gerico, sotto il fuoco delle mitragliatrici pesanti e le cannonate israeliane, alla fine il deputato e leader del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) Ahmed Saadat, si è arreso assieme ad alcune decine di prigionieri palestinesi. Ha preferito evitare che si trasformasse in una strage l’incursione israeliana scattata per catturarlo assieme ai militanti del suo gruppo, accusati di aver ucciso nel 2001 il ministro del turismo ma, più di tutto, il leader dell’estrema destra israeliana Rehavam Zeevi. Il premier israeliano Ehud Olmert ha ottenuto ciò che cercava e ieri sera si godeva il successo popolare che la cattura di Saadat gli ha procurato. Questa operazione militare tuttavia è destinata a lasciare il segno. I gruppi armati del Fplp hanno annunciato che si vendicheranno prendendo di mira i dirigenti politici israeliani, a cominciare dal ministro della difesa Shaul Mofaz. Cisgiordania e Gaza ormai sono una polveriera. Ieri migliaia di palestinesi hanno manifestato contro Israele ma anche contro Stati uniti e Gran Bretagna che ritirando le loro guardie che presidiavano la prigione di Gerico avrebbero offerto a Israele il pretesto per il raid israeliano «volto ad impedire la fuga» del leader del Fplp. A pagare il prezzo più alto del raid sono stati oltre ai tre palestinesi – due poliziotti e un detenuto – uccisi dai soldati israeliani, anche una dozzina (17 secondo altre fonti) tra operatori umanitari, cooperanti e giornalisti sequestrati a Gaza, Nablus e Jenin da palestinesi infuriati per l’atteggiamento avuto da Londra e Washington.

L’offensiva israeliana a Gerico è cominciata, pochi minuti dopo la partenza delle guardie americane e britanniche, con il lancio di un missile da un elicottero e con il fuoco dell’artiglieria pesante. Due bulldozer hanno poi iniziato ad abbattere le mura della prigione per costringere i detenuti a lasciare l’edificio. Molti prigionieri lo hanno fatto subito mentre altri sono rimasti barricati.

Saadat dal 2002 si trovava rinchiuso in quel carcere che non ha potuto lasciare neppure dopo la sua elezione, il 25 gennaio, a deputato. Il presidente palestinese scomparso Yasser Arafat, lo aveva condannato assieme ad altri militanti del Fplp perché mandante dell’omicidio (ottobre 2001) di Rehavam Zeevi, organizzato in ritorsione per l’uccisione avvenuta circa due mesi prima di Abu Ali Mustafa, il leader del Fplp, colpito da un razzo israeliano sganciato contro il suo ufficio a Ramallah. Saadat, nascosto nella Muqata di Ramallah, fu oggetto di un accordo mediato dall’allora capo dei servizi di sicurezza Mohammed Dahlan: Israele avrebbe tolto l’assedio all’ufficio di Arafat in cambio della detenzione del leader del Fplp, sotto sorveglianza di guardie britanniche e americane. Queste ultime ieri avrebbero lasciato il loro posto in seguito, così ha spiegato il Foreign Office, alla mancata applicazione da parte dei palestinesi di tutte le misure di detenzione decise per Saadat. Tesi contestata dai palestinesi, che parlano di complotto per favorire i disegni di Israele.

Nelle stesse ore in cui a Gerico i bulldozer avanzavano lentamente ma inesorabilmente verso la cella di Saadat, Gaza precipitava nel caos. Militanti delle «Brigate Che Guevara» hanno dato alle fiamme il Centro culturale britannico e tentato di entrare in altri uffici internazionali. Poco dopo gruppi armati hanno sequestrato almeno otto stranieri. Due donne, in missione vicino Beit Hanoun, di Médicins du monde. A Khan Younis è stato sequestrato un cittadino svizzero, capo della missione della Croce rossa internazionale, un cittadino svizzero. Il ministero degli interni palestinese ha poi denunciato il sequestro di due insegnanti australiani, prelevati da un commando alla scuola americana di Gaza. In un raid in un albergo sono stati inoltre rapiti due sudcoreani e una giornalista di nazionalità francese. In Cisgiordania sono stati sequestrati un insegnante americano (a Jenin), subito rilasciato, e due britannici (a Nablus). Evacuati anche i sei cooperanti italiani residenti a Gaza che tuttavia si sono opposti ad un immediato rimpatrio in Italia. Dominique Sbardella, del Cric di Reggio Calabria, ha spiegato che non hanno voluto essere «uno strumento politico in vista delle elezioni in Italia» e che i sei cooperanti intendono restare a Gerusalemme in vista di un futuro rientro a Gaza. Il responsabile italiano del Sismi che li aveva contattati ha detto che sarebbero stati rimpatriati in Italia passando per l’Egitto, ma alla fine i cooperanti sono riusciti a far valere le loro ragioni.

Di fronte all’accaduto i dirigenti del movimento islamico Hamas hanno annunciato la sospensione dei colloqui per la formazione del nuovo governo. Il segretario generale della Lega Araba Amr Mussa ha denunciato «il ritiro di osservatori internazionali» e ipotizzato che l’operazione israeliana sia stata concordata in anticipo. Gli Usa invece hanno negato ogni coinvolgimento. Oggi in Cisgiordania e Gaza tutte le forze politiche e la popolazione attueranno un sciopero generale.