GENOVA — Haidi Giuliani è la mamma di Carlo, il ragazzo ucciso nel G8 in piazza, e senatrice del Prc. A casa, con l’influenza, avrebbe voluto dimettersi subito, appena saputo l’esito del voto sulla Commissione d’inchiesta. L’hanno convinta a aspettare il giudizio della Camera dove la richiesta sarà ripresentata.
Senatrice Giuliani, ancora tristezza?
«Non esageriamo, la tristezza è dovuta a ben altro. Diciamo che ho provato amarezza, che si aggiunge a tante altre, ecco il mio stato d’animo. E poi sono preoccupata per la democrazia».
Che cosa teme?
«È una democrazia che ha paura dei fatti, di assumersi le responsabilità. Non si può sostenere, come fa Di Pietro, che non si può indagare sulla polizia perché la delegittiamo».
È il timore di molti
«Vogliamo scherzare? Le forze dell’ordine, tutte, sono uscite delegittimate dal G8 di Genova, non è che con le fiction in tv dedicate a loro si restituisca fiducia, quella si può ottenere solo facendo pulizia e chiarezza».
Ha pensato a dimettersi davvero?
«È stata la prima reazione. Mi sono detta: ho fallito il mio mandato, me ne torno a casa, c’è tanta gente in gamba che può fare politica. Io sono andata in Parlamento per la commissione d’inchiesta bicamerale. Poi è diventata monocamerale, e va benissimo lo stesso, adesso è saltata. E allora, che ci faccio? Poi mi hanno spiegato che riporteremo in aula la richiesta. Sarà una relazione di minoranza, avrà il sostegno di chi l’ha presentata. Vedremo se ci saranno i voti necessari in aula, alla Camera, se le assenze dell’Unione erano davvero dovute a un caso. E ho un’altra preoccupazione».
Quale?
«Il problema più grande è che la Commissione d’inchiesta il Paese avrebbe dovuto imporla sei anni fa, anche se mancavano tanti documenti, tanti pezzetti di verità, che sono stati rivelati mese dopo mese, anno dopo anno. Invece, niente, aspettare non è servito».
Haidi Giuliani, lei in che cosa spera?
«Non oso più parlare di verità, vorrei che si sapesse come sono andati i fatti, chi ha gestito le varie situazioni. Ecco, almeno questo. La nostra democrazia deve avere il coraggio di affrontare una sua brutta pagina».