«Quelle Pattuglie sono fuorilegge»

Due poliziotti sono indagati nell’inchiesta della procura di Bologna sulle Pattuglie Cittadine, i vigilanti convenzionati con il Comune che il 2 giugno 2004 sono intervenuti nei tafferugli tra i partecipanti al presidio che aveva contestato la parata militare e le forze dell’ordine. Un terzo poliziotto è in via di identificazione perché indossava il casco. In piazza quella mattina quelli delle Pattuglie entrarono indisturbati nell’area delimitata (un video della polizia scientifica mostra uno di loro che scavalca la transenna e mostra a un agente della mobile un falso distintivo di polizia), strattonarono e trascinarono a terra dei manifestanti come testimoniano anche le foto agli atti dell’inchiesta per violenza privata, lesioni aggravate, usurpazione di funzioni pubbliche e possesso di contrassegni di forze di polizia. Omesso rapporto è invece l’ipotesi della pm Morena Plazzi verso il dirigente di un commissariato cittadino che quella mattina era il responsabile della sicurezza pubblica e un sovrintendente delle volanti della Questura. Ieri i due si sono presentati negli uffici della Procura per essere interrogati e hanno risposto alle domande affermando con forza che loro i pattuglianti non li conoscono. Cosa ben diversa dalle affermazioni di uno dei vigilanti che è un ingegnere minerario e ha detto al magistrato di conoscere il dirigente del commissariato «da una vita». L’inchiesta sulle pattuglie è partita da quella (poi archiviata) che la procura aveva aperto contro i manifestanti per resistenza. E’ della Digos il rapporto dove si evidenzia che i pacifisti avrebbero resistito non a poliziotti ma a privati cittadini con guanti neri e la passione per le manifestazioni della sinistra antagonista alle quali almeno in un’altra occasione, il 21 maggio 2005, alcuni di loro sono stati avvistati. Agli atti di questa inchiesta c’è anche un nuovo documento che chiama in causa il ruolo del Comune di Bologna. Ricostruisce il carteggio tra la Prefettura e Palazzo d’Accursio con richieste di chiarimenti sul ruolo delle Pattuglie che nel febbraio del 1987 si videro revocare proprio dal Prefetto l’autorizzazione alle attività di polizia. Dubbi e perplessità investono il Comune in più occasioni con note che la Prefettura invia su sollecitazione diretta del Viminale e soprattutto sulla scia di una circolare del 1996 dell’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano che vieta l’attività di sicurezza dell’ordine pubblico per queste associazioni e la affida solo a chi può essere soggetto all’art. 134 del TULPS (le guardie giurate). Il comune ha risposto nel marzo 1998, c’era ancora la giunta Ds, sostituendo nel testo della convenzione con le Pattuglie le parole «sorveglianza e prevenzione» con «presenza vigile e attiva». Le «perplessità» del Viminale sono continuate e sono state segnalate sempre dalla Prefettura anche in occasione del rinnovo del febbraio 1999, pochi mesi prima dell’avvento dell’era Guazzaloca che l’ha mantenuta in essere come altrettanto ha fatto l’amministrazione di Sergio Cofferati aumentando anche il budget da poche settimane. Insomma un rilancio continuo di carte mentre non si fermavano i pattugliamenti che avvenivano non tanto e non solo nei parchi e giardini o davanti alle scuole ma ad esempio in zona universitaria dove venivano effettuati arresti e fermi. Sono le Pattuglie che trasmettono all’Ateneo fior di relazioni sull’attività svolta negli ultimi 15 anni. Tutta questa documentazione è stata acquisita dall’inchiesta della pm Plazzi che ha indagato per abuso d’ufficio anche funzionari comunali per ora ignoti.