Quelle idee sono di Giannini: non della mozione 3

A proposito dell’intervista a Fosco Giannini, rilasciata su “Liberazion”e dal titolo “Lista unitaria dei comunisti: su questo non trattiamo”, occorre subito rilevare, per esigenza di correttezza e veridicità, che la mozione 3 “i cento circoli” è nata dalla ricomposizione politica di alcune componenti, divise nel passato congresso di Venezia: l’Ernesto, ma anche compagni dell’Appello dei circoli critici di Firenze, esponenti della ex mozione 3, e compagni della ex mozione 4.
Dunque, le affermazioni di Giannini, pur legittime, sono però espressione della sua personale posizione che non è del tutto condivisa, né per altro si è confrontata con il resto della mozione. In effetti, la mozione 3 si è data fin dall’inizio un coordinamento nazionale con al proprio interno le rappresentanze di tutte le componenti di cui sopra e che ha il ruolo e il compito di rappresentare a pieno titolo la posizione politica che la mozione assume anche nel rapporto e nella interlocuzione con le altre mozioni. Pertanto, le affermazioni di Giannini nell’intervista suddetta non corrispondono se non del tutto parzialmente alle posizione complessive della mozione dei cento circoli. In fatti, è vero che il primo nodo politico che affermiamo è l’esigenza di una discontinuità di linea politica ,di gestione del partito, di gruppo dirigente ,per far si che Rifondazione Comunista possa ripartire da se stessa con rinnovata passione politica, a cominciare dalla propria identità comunista e dalla riconquista della propria autonomia politica ed organizzativa. E’ vero che secondo noi serve una svolta verso una grande ripresa della democrazia interna, per ridare forza e dignità di parola e di pensiero ai compagni dei circoli che sono stati svuotati e depauperati da troppi anni di privilegio dato ai leaders mediatici. La nostra idea-forza è semplice: per ottenere l’obbiettivo irrinunciabile della ricostruzione della Sinistra in Italia, è necessario che si faccia rinascere, che si “Rifondi” un partito comunista, che sia nerbo e stimolo per la formazione di una nuova, forte Sinistra anticapitalista e anti imperialista che, con i propri valori e con le proprie scelte politiche sociali sindacali, ricostruisca nel nostro paese un “senso comune di massa”, che sia in grado di ribaltare l’attuale egemonia dei principi e delle pratiche della destra. E’ vero in fine, che nel proseguo di questo progetto rifondativo sarà necessario ricomporre la diaspora dei comunisti che in Italia esiste da troppi anni; ma per portare a compimento questo progetto serviranno pratiche condivise e diffuse, contenuti discussi e confrontati, revisioni e autocritiche rispetto a scelte governiste che gli attuali Partiti Comunisti hanno compiuto, perdendo se stessi e logorando la base. Da queste affermazioni, che ognuno può leggere nella mozione dei cento circoli, a ciò che dice Giannini nell’intervista di ieri passa una grande differenza, anche perché ritenere che le elezioni europee del 2009, siano il precipitato verso il quale tendere rispetto alla ricostruzione della diaspora dei comunisti e assumere questo come unica discriminante nel confronto interno al partito è una operazione politicista. In particolare, poi, va ribadito che i compagni della mozione 3 sostengono una posizione limpida e netta e non intendono sottoscrivere con il cappello in mano alcun patto con altre mozioni, fuori da un confronto bastato su un rispetto reciproco e sul riconoscimento della pari dignità tra diverse posizioni.

Gianluigi Pegolo, Adriana Miniati, Marco Veruggio, Alba Paolini, Sandro Targetti, Marco Checchi, Alì Gahderi, Vicenzo Simoni del Coordinamento nazionale della mozione 3