Il generale Viktor Yesin non ha il minimo dubbio: «Quel sistema difensivo è contro di noi. Non è assolutamente possibile dare un’ altra spiegazione. Basta guardare una carta geografica e capire qualcosa di traiettorie e di missili». Lui è stato a lungo Capo di Stato Maggiore delle forze missilistiche strategiche, prima di passare all’ Accademia di Difesa. Le strutture da installare nella Repubblica Ceca e le rampe di lancio in Polonia non possono servire ad intercettare eventuali missili lanciati dai cosiddetti Stati canaglia? «Anche ipotizzando che l’ Iran possa creare un missile capace di colpire gli Stati Uniti, le traiettorie passerebbero da tutt’ altra parte, attraverso il Mediterraneo e l’ Atlantico. Per proteggersi da missili iraniani, bisognerebbe collocare la struttura nel territorio dell’ alleato americano più vicino, cioè la Turchia. Le condizioni più favorevoli per abbattere un missile si hanno nella fase attiva, quando si è appena alzato in volo». E se fossero ordigni diretti verso l’ Europa? «Vale lo stesso principio: la posizione più favorevole è quella vicina al luogo del lancio. Sempre la Turchia». E la Corea del Nord? «Anche immaginando che la Corea disponga di missili intercontinentali, la traiettoria passerebbe altrove: sopra le isole Kurili, il Pacifico e poi verso gli Usa». E se la Corea decidesse di attaccare l’ Europa? «Impossibile. Ci vorrebbero ordigni con una gittata che non ha nessuno dei vettori esistenti in Russia e negli Usa». Lei dice che l’ efficacia della difesa aumenta avvicinandosi alle rampe di lancio. «Certo e gli americani lo sanno benissimo, tanto che in Giappone, nell’ isola Honsu, hanno posizionato il loro radar più potente. E sempre lì installano i contromissili Standard». Ma gli americani dicono che è comunque un sistema solamente difensivo. «Se ci si limitasse ai 10 contromissili in Polonia di cui si parla, certamente le conseguenze sul potenziale nucleare deterrente della Russia sarebbero insignificanti. Ora come ora, concordo che non c’ è minaccia per la Russia». E allora? «Il problema è più complesso. Se in questa terza zona di difesa antimissilistica sarà creata un’ infrastruttura, poi aumentare il potenziale sarà semplicissimo. Nel giro di 3-5 anni il numero degli antimissili potrà salire facilmente a diverse centinaia. E allora le capacità difensive della Russia verrebbero ridotte drasticamente». La Russia teme veramente un attacco nucleare in Europa? «No, temiamo un’ altra cosa. Questo sistema in Europa; un altro in Giappone, sempre vicino a noi. Poi, se sarà possibile, si installeranno altre strutture a sud della Russia. Di fronte a una netta superiorità nucleare, in un dato momento, magari di fronte a un’ emergenza, a qualcuno potrebbe venire la tentazione di colpire per primo, sapendo che la risposta verrebbe quasi totalmente neutralizzata». Se la Russia fosse invitata a partecipare al progetto, allora i sospetti svanirebbero? «Era quello che dovevamo fare in base alle intese raggiunte. Dovevamo passare alla fase concreta ma poi tutto è stato accantonato. Per agire in comune, ci vorrebbero missili nel nostro Caucaso del Nord, nell’ Estremo Oriente russo e in Giappone. Andrebbero bene i nostri S-300 ed S-400, oltre agli americani Patriot modernizzati. I sistemi che vogliono installare loro hanno invece un solo potenziale obiettivo: i nostri missili strategici».