Quel raid finito male

Giornali e tv hanno dato ampio risalto, domenica, al primo strappo di Israele alla tregua. Un commando israeliano è entrato nella valle della Beqaa nella notte su sabato, scaricato da elicotteri ufficialmente per frenare il traffico di armi che da Siria e Iran continuavano a fluire agli Hezbollah, in violazione della risoluzione 1701. «Obiettivo completamente raggiunto», secondo un portavoce militare israeliano, nonostante la reazione dei miliziani del Partito di dio, i tre morti hezbollah e il morto più due feriti del commando di Israele. Il premier libanese Siniora ha gridato alla «violazione flagrante della tregua», Kofi Annan aveva protestato con il premier Olmert. Nessun problema: «Questo tipo di operazioni continuerà» (infatti ieri è già continuata) e «Israele ha il diritto di agire per difendere il principio dell’embargo di armi» agli Hezbollah.
La stampa italiana ha generalmente ha raccolto in pieno la versione – e il buon diritto – israeliani. Come (quasi) sempre. E non risulta che, al contrario della tv, abbia dato conto delle versione vera dei fatti, riportata su (quasi) tutti i giornali internazionali. Che è questa: un commando di truppe speciali israeliane (quelle abituate agli assassinii mirati nei territori palestinesi), indossando divise libanesi e a bordo di Humwee dipinti con i colori libanesi (scaricati dagli elicotteri) si sono diretti verso Bodai, un villaggio a 20 km da Baalbek, nella valle della Beqaa lontanissimo dal confine con Israele. L’obiettivo non era frenare il traffico d’armi né (come si era anche detto) liberare i due soldati israeliani nelle mani degli hezbollah (che chissà dove sono) ma uccidere lo sceicco Mohammed Yazbek, uno dei principali leader degli Hezbollah, che avrebbe dovuto trovarsi nel villaggio per partecipare a un funerale. Arrivati a Bodai il commando israeliano truccato da libanese si è identificato con le guardie hezbollah, parlando in arabo, come «soldati libanesi» in missione. Però sia l’ora – le 3.40 di sabato mattina – sia il particolare accento hanno suscitato i sospetti e fatto fallire il piano. Allarme, reazione degli hezbollah, scontro a fuoco durato quasi due ore, ritiro precipitoso degli israeliani a bordo degli elicotteri con l’appoggio dei missili degli F-16 e del fuoco degli Apache (che già che c’erano hanno fatto anche saltare un ponte).
Altro che necessità di impedire il traffico d’armi, tentativo di liberare i due soldati… Provocazione flagrante, pura e semplice. Solo una cosa di quel che hanno detto è vera: continueranno.