La conferenza stampa di Prodi è stata interessante, ma la sua cornice obbligata è quella data dall’ultima indagine dell’Istat sulla distribuzione del reddito nel nostro paese. In sintesi l’Istat ci dice che il 20 per cento più ricco degli italiani si appropria di più del 40 per cento della ricchezza prodotta nel paese e che al 20 per cento più povero resta solo il 7 per cento. Questa è la situazione, «qui Rodi, qui salta». E il problema non concerne solo Prodi.
Fatta questa premessa debbo dire che Romano Prodi nella sua conferenza stampa e nella risposta ai giornalisti si è ben arrampicato sugli «specchi rotti», quelli messi in circolo da Eugenio Scalfari, ma, sempre per stare al medesimo autore non ha assunto il ruolo di «dittatore»: ha voluto essere solo autorevole: insomma potrebbe dire qualcuno ha assunto il ruolo di «dittatore moderato», insistendo soprattutto sulla «svolta» che dovrebbe realizzare nel 2007.
Insomma Prodi si è impegnato, ma non ha potuto cancellare le difficoltà del suo percorso, né indicare scelte precise che avrebbero potuto accrescere la credibilità del suo dire. Prodi ha molto insistito: il 2007 sarà l’anno della svolta e della crescita. E qui, a mio parere, il punto più debole di tutta la sua argomentazione. Stando le cose come stanno mi sembra assolutamente da escludere (sarei felice di essere smentito) alcuna crescita. Più probabilmente ci sarà una lieve flessione. Ma quando si parla di crescita non si tratta solo di prevedere, ma di fare, di annunciare misure, riforme.
Prodi ha ripetuto di avere con la finanziaria dato risorse alle imprese (vero e non proprio encomiabile), ma che cosa gli assicura che le imprese italiane di questa stagione utilizzeranno queste risorse avute dal governo (cioè dal tanto biasimato intervento pubblico) in investimenti produttivi? È un dato di fatto che la ricchezza accumulata dai nuovi imprenditori del Nordest è andata a finire in larghissima parte negli investimenti immobiliari, cioè nella rendita. Quindi è obbligatorio tornare a chiedersi su quali fondamenti, su quali atti di governo, Prodi ci assicura che il 2007 sarà l’anno della crescita? Questa crescita è solo una speranza. Ci viene annunciato che per l’11 gennaio a Caserta ci sarà un «conclave» (la parola preoccupa) della maggioranza per mettere a punto piani e iniziative. Aspettiamo, ma con sfiducia, a meno che Prodi voglia farsi eleggere papa, piuttosto che dittatore moderato.
Per il resto apprezzabile la cancellazione dei «disincentivi» per le pensioni, sulle quali però ne vedremo di tutti i colori. Ma la questione, che avrebbe dovuto essere al centro della conferenza stampa di Prodi e anche della politica dei partiti che ancora si dicono un po’ di sinistra è lo stato della distribuzione della ricchezza in Italia, quella segnalata dall’Istat: il fossato tra ricchi e poveri, tutti cittadini italiani. E se non si affronta questo problema strutturale parlare di crescita appare piuttosto vano. Specie in un paese che si avvia a vivere fondamentalmente sul settore terziario. Il governo da che parte sta?