Alla Getronics Italia, azienda discendente dall’ex impero Olivetti, i lavoratori stanno lottando. Salvare i propri posti di lavoro (precisamente 248) da esternalizzazioni di rami d’azienda che preannunciano in realtà licenziamenti e salvare un’impresa di primo piano dell’economia italiana dai progetti di dismissione è il loro obiettivo. Di fronte hanno la Getronics N.V., multinazionale olandese, intenzionata, appunto, a liberarsi dell’azienda omonima da essa controllata e ad abbandonare quindi il nostro paese. Il gruppo dà lavoro a 1.700 persone negli stabilimenti di Milano, Roma, Napoli, Torino, Bitritto (in provincia di Bari) e Ivrea (Torino), nel mercato dell’Information e Communication Technology. Abbiamo incontrato Marco De Leo, delegato sindacale della Fiom CGIL romana, impegnato in questa importante vertenza.
Marco, parlaci un po’ della tua azienda.
E’ l’ultimo pezzo di “Olivetti Informatica”, ex monopolista del settore in Italia, nonché azienda all’avanguardia nel mondo, che annoverava 35.000 dipendenti, fino all’ arrivo di De Benedetti, che ha significato l’inizio del declino. Nel 1998 la Getronics ha rilevato la società e in particolare negli ultimi 3 anni, attraverso le “cessioni di rami d’azienda”, ha eliminato consistenti “pezzi di troppo”. La più consistente di queste esternalizzazioni ha visto coinvolta nel maggio 2005 la società Alchera, ora fallita. 131 dipendenti,trasferiti a questa società da Getronics, sono così in mobilità. E pensare che nel verbale di incontro presso il Ministero delle Attività produttive, tra sindacati ed azienda, venne preso l’impegno a riassumere questi dipendenti se nei successivi 3 anni dall’operazione Alchera fosse fallita. Il bilancio 2005 di Getronics Italia si chiude con 215 milioni di fatturato e una perdita di 74 milioni di euro che non trovano una motivazione nelle condizioni critiche del mercato italiano.
Il 17 gennaio 2006 Getronics Olanda annuncia l’intenzione di abbandonare l’Italia. Getronics Italia viene così ceduta completamente(e non solo una parte) ad Eunics, controllata per il 35% dal gruppo Eutelia e per il 65% dalla Finanziaria Italiana S.p.A . Il Gruppo Eutelia, nato nel 2004 da una serie di acquisizioni di aziende in fallimento del settore TLC e quotato presso l’indice borsistico del nuovo mercato dal 20 gennaio 2005, era stato precedentemente scartato per “mancanza requisiti” e adesso scelto (congiuntamente alla propria azionista Finanziaria Italiana SpA) da Getronics NV per la cessione di ramo d’azienda di Getronics Italia al prezzo simbolico di un euro (utilizzando la neonata società “contenitore” Eunics).
Parlaci invece di Eutelia.
Eutelia è controllata dalla famiglia Landi, che può contare come attuale amministratore delegato di Getronics Italia, su un proprio membro, nominato dalla Corporate. Questo è un esempio di conflitto di interessi. Inoltre Il gruppo Eutelia, si è già distinto per aver posto in essere una serie di azioni vessatorie nei confronti delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori stessi come la violazione dell’articolo 25, comma 4, del contratto collettivo nazionale di lavoro per le imprese esercenti servizi di telecomunicazione in materia di trasferimenti collettivi dei lavoratori fra sedi distanti fra loro centinaia di chilometri.
Come state organizzando le lotte a difesa dei posti di lavoro e dell’ azienda stessa?
Vorrei sottolineare innanzitutto come la Fiom abbia coinvolto in questa vertenza unitaria anche Fim e Uilm. Abbiamo citato Getronics Italia con una diffida legale per comportamenti antisindacali, come mandare il personale in ferie nei periodi di lotta. Ma la nostra azione di denuncia, attraverso interpellanze parlamentari, sulla stampa e coinvolgendo le istituzioni, vuole essere di ampio respiro. La nostra lotta infatti è un impegno contro la scomparsa delle grandi aziende dall’Italia, un fenomeno dannoso per tutta la collettività, anche nella misura in cui queste imprese hanno negli anni precedenti goduto di finanziamenti pubblici di grande rilievo. Il nostro obiettivo è rilanciare l’azienda, coinvolgendo quanti più soggetti possibile, pensando di coordinare le mobilitazioni anche sul piano europeo.