La cooperazione interpreta il mercato come un luogo di produzione di ricchezza, di rispetto della salute e dell’ambiente, di sviluppo dell’economia sociale. Essa agisce nel mercato non solo in osservanza delle leggi, ma secondo i principi di giustizia e utilità per i propri soci e per la collettività». Punto otto della Carta dei Valori di Legacoop. Non è che le polemiche contro la disinvoltura con cui alcune cooperative «rosse» si buttano a pesce su succulenti appalti sia puramente ideologico o un pour parler. Il sistema delle cooperative che fa riferimento a Legacoop è un sistema importante, con una sua storia orientata anche a ideali (come quello fondante, e cioè che ogni coop è senza scopo di lucro, e si occupa solo di reinvestire l’utile per creare ulteriore occupazione). Dunque è normale che quando il popolo di sinistra si ritrova con la cooperativa rossa sul fronte del «padrone» contesti quella scelta.
E di occasioni ce ne sono state parecchie negli ultimi anni. Soprattutto sul fronte delle «grandi opere»: tra le prime dieci aziende italiane del settore – d’altronde – cinque sono cooperative. Per non parlare del fatto che il ramo edilizio è anche quello in cui girano le commesse più corpose, insomma i soldi. Parecchi. Quella da 245 milioni di euro per il raddoppio della base di Vicenza vinta dal potente consorzio bolognese C.c.c. insieme alla aderente Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna è solo l’ultima.
Cx.c. e Cm.c. , oltretutto, vantano una lunga storia in fatto di appalti «scomodi». Soprattutto la coop ravennate, nata nel 1901 per iniziativa di 35 muratori e diventata uno dei pochi general contractor italiani, finisce per essere sempre in mezzo agli appalti più controversi del Belpaese. Con le basi militari americane ha una consumata frequentazione. La C.m.c. lavora da ormai dieci anni nella base di Sigonella, in provincia di Catania, e proprio di recente ha vinto il nuovo super contratto (59,5 milioni di euro) per il piano Mega IV che prevede un ulteriore potenziamento delle infrastrutture all’interno della base. Non devono andarne fieri, visto che nella sezione «la nostra storia» del sito non ne fanno cenno. Il Consorzio bolognese, invece, è presente tramite un’altra coop aderente (la Cmr di Filo D’Argenta) nella base di Aviano, in provincia di Pordenone, e in quella di Camp Derby, Livorno, dove si è aggiudicata il contratto di manutenzione dell’intera base. Per tornare alla C.m.c, invece, polemiche e boicottaggi l’hanno investita pochi anni fa, quando si è occupata della realizzazione del tunnel di Venaus per la linea ad alta velocità Torino-Lione, ma ha messo lo zampino anche sul Ponte sullo Stretto insieme a Impregilo. Come aderente a un altro consorzio, il Cavet, inoltre si è trovata coinvolta in un processo per disastro ambientale sulla costruzione della linea ad alta velocità nel Mugello, tra Bologna e Firenze.
Ma le polemiche con le coop rosse ci sono state anche su un altro fronte: i centri di permanenza temporanea. Le galere per gli immigrati che devono essere espulsi dall’Italia sono un altro genere di appalto che tira molto, sotto qualsiasi governo. E le coop rosse hanno iniziato a farsi avanti. La prima in assoluto è stata la Minerva di Savogno d’Isonzo, che si aggiudicò l’appalto per la gestione del cpt di Gradisca, in provincia di Gorizia. Poi il salto, con la presa in gestione da parte di due coop siciliane, Sisifo e Blucoop, del cpt di Lampedusa. Sui centri per gli immigrati, Legacoop ha preso parola, come ricorda il presidente Giuliano Poletti: «Abbiamo espresso chiaramente la nostra opinione: pensiamo che i cpt vadano chiusi e che le espulsioni vadano gestite in un altro modo». Ma le coop che lo fanno comunque? «Quelle sono scelte delle singole cooperative – spiega Potetti – non possiamo opporci. Ogni azienda agisce rispondendo alla propria missione e ai propri soci. Quando ci sono di mezzo strade, ponti, infrastrutture importanti – continua il presidente – chi è che dice alla cooperativa qual è il criterio giusto per capire se un’opera è giusta o sbagliata? Io capisco chi polemizza. Se una cooperativa decidesse di costruire armi, non lo accetteremmo. Ma anche rispetto alla base di Vicenza: se l’Italia decide di allargarla, come dovremmo comportarci?». Considerato, oltretutto, che la scelta l’ha fatta un governo di centrosinistra.