Quando i prof (di sinistra) bocciano il prof Prodi

Non solo i partiti ma anche le università affilano le armi in vista della finanziaria. Sono più di 60 gli economisti che appartengono, con diverse sfumature, all’arco del centrosinistra e che hanno firmato un manifesto contro la riduzione del debito pubblico. Con un vero e proprio appello al governo Prodi in vista della preparazione della legge di bilancio, i cattedratici criticano l’impostazione del Dpef (Documento di programmazione economico-finanziaria) che invece prevede un rapido abbassamento del rapporto tra indebitamento pubblico e Pil (Prodotto interno lordo).
Il manifesto, promosso da Riccardo Realfonzo ed Emiliano Brancaccio, due professori dell’università del Sannio, ha già trovato nel centrosinistra il plauso di Rifondazione comunista e dei Comunisti italiani, ma anche di parte dei Verdi, oltre ad aver riscosso apprezzamenti nella Cgil e nella sinistra Ds. D’altronde non tutti i firmatari dell’appello fanno riferimento al mondo politico-culturale della sinistra radicale. Basti citare i casi del docente di Scienza delle finanze, Paolo Bosi, tra l’altro direttore della rivista del Mulino Politica economica, del meridionalista Angusto Graziani, di Bruno Jossa, autore di uno dei più diffusi testi di microeconomia, e di Angelo Reati della Commissione europea.
Il documento degli accademici parte da una premessa (< Il maggior successo dell’appello è stato registrato alla Sapienza: ben 11 i professori dell’università romana che hanno aderito. Nutrita anche la pattuglia dei docenti che insegnano a Roma Tre e a Napoli. Firme anche da Milano Bicocca (Bruno Bosco e Alessandro Santoro) e dalla Bocconi con Roberto Artoni, uno dei membri del comitato scienze sociali della fondazione Di Vittorio.