Quale sicurezza a Milano

La promozione della manifestazione sulla sicurezza indetta dal Sindaco di Milano e dal centro-destra milanese per il 26 marzo ha alimentato un
dibattito politico pubblico che, nell’ultimo periodo,ha travalicato i confini locali assumendo toni strumentali e contorni di carattere nazionale. E’ recente, infatti, la notizia di un accordo”nazionale” raggiunto fra il Ministro dell’Interno Amato e i sindaci delle principali cittta’ metropolitane (fra cui il Sindaco Moratti) che prevede un maggior coordinamento fra le forze di polizia, un aumento delle unità operative e una clausola relativa all’aggiornamento delle professiionalita’ degli operatori. Nonostante l’accordo raggiunto la destra ha ritenuto di mantenere frerma la decisione di indire la manifestazione. Va, preliminarmente,ricordato che il centro destra governa ormai la città da piu’ di quindici anni e che ha governato il paese dal 2001 al 2006. Nel corso di questi quindici anni la maggioranza di centro-destra non ha risposto ai problemi sociali della città alimentando il degrado nelle periferie e diminuendo il ruolo dei servizi pubblici e delle protezione
sociale.
La sicurezza non e’, infatti, una categoria neutra sotto il profilo sociale (la maggior parte dei reati della cosi’detta microcriminalità e’ commessa, infatti, da emarginati delle periferie, soggetti esclusi dall’integrazione); e’ evidente, pertanto, che non possa esserci sicurezza in senso lato se prima non vi e’ “sicurezza sociale”. Lo stesso Vescovo di Milano, Monsignor Tettamanzi ha individuato nella solitudine, soprattutto degli anziani nelle periferie,e nell’insicurezza sociale i principali problemi a cui le istituzioni dovrebbero dare risposte concrete.
La percezione di insicurezza nella nostra città continua ad aumentare nonostante i dati contenuti nella relazione del Presidente vicario della Corte d’Appello di Milanoe relativi all’anno2006, indichino di una
diminuzione complessiva dei reati legati alla criminalita’ (furti, rapine e omicidi in diminuzione e aumento , invece, per il reato di truffa e per le violenze sessuali).
Il piu’ efficace strumento per garantire la sicurezza, e’ quello di stimolare la vita nei quartieri, nelle periferie e nei centri degradati, per permettere ai cittadini di riappropiarsi del territorio e di far presidio con la loro presenza,contro criminalità e degrado. Occorre migliorare la qualita’ dei servizi sociali a partire dalla sanità e dalla scuola
pubblica. E’ utile a tal fine svincolare gli immobili di proprietà degli enti locali, ristrutturandoli e riqualificandoli, per destinarli anche a centri di aggregazione per anziani, giovani, bambini, associazioni; occorrono politiche di integrazione e di accoglienza dei cittadini stranieri con attività a loro destinate (consulenza legale, distribuzioni di informazioni utili, insegnamento della lingua italiana) per farli emergere da quel confine molto sottile e che purtroppo esiste fra legalità e illegalità, anche alla luce della normativa nazionale vigente. Occorre favorire le attività serali soprattutto nelle periferie cosi’ da stimolare la vita del territorio anche nelle ore notturne,eliminando le fonti di inquinamento acustico, predisponendo spazi, fondi per iniziative culturali decentrate e per una maggiore illuminazione.
Nell’ambito di una politica piu’ ampia sulla giustizia,va infine sviluppato un sostegno alle vittime dei reati,individuando presidi locali che permettano alle vittime non solo di denunciare l’eventuale reato subito, ma anche di trovare assistenza materiale e psicologica,sostegno questo spesso non fornito dai luoghi istituzionali tradizionali. Infine,una particolare attenzione, dovra’ essere posta sui problemi posti dai lavoratori della sicurezza a partire dalle condizioni di lavoro degli agenti di polizia locale. Solo alcune osservazioni,dunque, per rilanciare anche in tema di sicurezza il ruolo del welfare pubblico e dello stato sociale.