Quale potere femminile nel sindacato oggi?

Quale potere, quale segno femminile nella Cgil? A Montesilvano l’assemblea nazionale delle donne dello Spi si è dedicata tre giorni (si chiude oggi) per discutere a partire dal vincolo statutario che prescrive di applicare la «norma antidiscriminatoria del 40%» per la presenza dei due sessi negli organismi sindacali. Betti Leone, segretaria del sindacato dei pensionati Cgil (organizzazione che in questi anni si è dedicata ad approfondire un confronto intellettuale aperto sulle vicende del pensiero e della cultura del vivere oggi) segnala i mutamenti positivi intervenuti da quando si è passate dalla scelta delle «quote» femminili alla proposta di presenze «paritarie» fra donne e uomini: in forza non di un principio astratto, ma della realtà di «molti quadri femminili competenti, perfettamente in grado di diventare dirigenti sindacali».
Il dialogo a tre fra Leone, Gabriella Poli della segretarie nazionale Spi, e Carla Cantone segretaria della Cgil nazionale rende ben conto (nelle domande proposte da Rassegna sindacale) di quali sono i temi della discussione a Montesilvano, intitolata a «L’età delle scelte». Carla Cantone, d’accordo con l’obiettivo di progettareuna proposta generale che «coinvolga l’insieme delle strutture», obietta però a Betti Leone: «Attenzione, però, perché si può scrivere qualunque progetto, e secondo me andare anche oltre la norma paritaria» ma poi, come appplicarlo nella realtà,nella Cgil, dove «il potere oggi non è ancora nelle mani delle donne».
Altra questione in gioco è come ritrovare un «luogo libero» per il pensare e il fare delle donne nel sindacato? Leone ricorda le esperienze fiorite negli anni ’80 (su quelle precedenti abbiamo riflettuto sull’ultimo numero di Alias, da Sindacato donna di Torino, al «gruppo del martedì» della Cgil di Brescia, e consimili gruppi in giro per l’Italia: sulla traccia di queste esperienze si superò il «coordinamento donne» nella Cgil, istituendo un Forum, ma anche questa esperienza non ha funzionate. Come riuscire oggi a ricreare una stanza tutta per sé?
E rimane, al fondo, il problema di come cambiare una «pratica sindacale» segnata dall’ossessione maschile di occupazione totale dello spazio pubblico – riunioni, trattative ad libitum – in cui le donne non possono, se con figli perchè sono generalmente a loro carico di tempo, se senza figli perché non vogliono accettare il partossismo maschile. Vi insiste, con Leone e Cantone, Gabriella Poli, che interviene sul ‘contenzioso politico’ del momento, aggravato non solo dal bellicismo di alcuni alti esponenti della chiesa, ma anche dai «provvedimenti» di cui parla il governo. «Che cosa si intende per ‘politiche della famiglia’?», chiede Poli alla discussione di Montesilvano. E propone di mettere nel campo del conflitto l’elaborazione del sindacato pensionati Cgil riassunto nello slogan «famiglia famiglie» che «include in unico concetto» le differenti espressioni di legami d’amore in una «riaffermazione dei diritti».
E’ l’occasione, invita Gabriella Poli, per dire ‘altro’: o si deve «ricominciare da capo», rispetto a un contenzioso che comunque, da qualunque parte dei contendenti si guardi, sta «tentando di imporre un’idea familistica che la mia generazione pensava superata?»,ma che ance, oggi stesso, «fa finta che continuino a esistere modelli che nella realtà non ci sono più».