Quale futuro per Alitalia?

La bufera che ha coinvolto l’Alitalia non è cosa da poco. Parla, infatti, della crisi di una compagnia di bandiera, l’unica di queste dimensioni del settore e, a ben vedere, uno dei pochi gioielli rimasti al nostro paese. Tanto è stato detto e scritto in questi giorni sull’argomento, dalle mega retribuzioni dell’Amministratore delegato, Cimoli, al monito della Commissione Europea al governo italiano a non intervenire economicamente sul caso; tuttavia, poco si è parlato delle vere questioni che, come in tutte le crisi industriali, rappresentano la sostanza del discorso, vale a dire i lavoratori e un progetto strategico di rilancio del gruppo. Per comprendere meglio, ne abbiamo discusso con Vincenzo Siniscalchi, Segretario nazionale del Sult.

Allora Vincenzo, sabato 19 il CdA di Alitalia ha confermato il “piano industriale” cosiddetto delle due fasi, risanamento e rilancio. Ciò che balza agli occhi è che alla voce “costi” si parla genericamente di un taglio del 24% “attraverso progetti di efficientamento” e “un migliore utilizzo delle risorse”; vorrei chiederti: non è che, come spesso avviene in questi casi, l’astrattezza del linguaggio nasconde, in realtà, un intento già programmato di far pagare i costi ai lavoratori attraverso tagli e licenziamenti?

Hai ragione: si parla di cifre ma non si comprende dove si vuole tagliare e come si intende far cassa. Ciò, com’è evidente, è molto preoccupante. Noi abbiamo avuto un accordo con Prodi e, sulla base di questo, non pensiamo che Cimoli possa andare avanti con quel Piano, a partire dal modo in cui, ancora una volta, affronta il tema delle esternalizzazioni, bloccate per tre mesi ma, ancora, ben visibili all’orizzonte.
In realtà, la questione Alitalia non può ridursi ad una semplice questione di cassa e, da questo punto di vista, chi parla esclusivamente di soldi, o di Malpensa contro Fiumicino, fa una grande confusione e alimenta scontri per affossare ancora di più questa compagnia. Il problema nostro è un piano diverso, capace di guardare lontano e di fare scelte diverse da quelle fatte sino ad oggi. Inoltre, se proprio si vuole parlare di soldi, bè questi ci sono, derivanti da una liberalizzazione che è già stata fatta. Il vero problema, dunque, è un altro, e concerne il fatto che se tu tagli sempre il fatturato, attraverso una riduzione delle rotte e del personale, come si propone di fare Cimoli, alla fine uccidi la compagnia, rimpicciolendola e, conseguentemente, facendole perdere il ruolo che ha; fermo restando che, come si vede, questa linea non sta risolvendo i problemi di riduzione del deficit.

Pensi che in Italia ci sia ancora la possibilità di mantenere e, se possibile, rilanciare, un compagnia di bandiera?

Più che compagnia di bandiera la chiamerei “di riferimento”, vale a dire una grande compagnia attorno alla quale girino diversi altri settori produttivi, industriali, tecnologici. Senza una compagnia del genere l’Italia non potrebbe avere voce in capitolo sul trasporto aereo, demandando, di fatto, ad altri paesi decisioni che riguardano anche noi.

Rispetto al piano di Cimoli quali pensi siano i punti più controversi?

Cimoli ha riconfermato tutto o quasi quello che aveva fatto prima. Il vero problema è, invece, Prodi, col quale avevamo preso degli accordi che, fino ad adesso, non si stanno rispettando. Il Presidente del Consiglio aveva detto che l’alleanza con altre compagnie doveva essere cercata dal governo perché questo, più che economico, era un problema politico: d’accordo, ma allora ci dica a che punto è giunta la trattativa. Anche rispetto al CdA, è stato cooptato un altro membro del Ministero del Tesoro nel CdA di Alitalia, ma io dico: per fare cosa? Dovrebbe essere questa una ulteriore garanzia che il Ministero controlla l’operato di Cimoli?
Ad ogni modo, il Ministero dei Trasporti continuerà a fare le sue proposte e vediamo cosa avrà da dirci nei prossimi giorni. I sindacati verranno convocati dal Ministro Bianchi tra pochi giorni e, certamente, le sue proposte saranno diverse da quelle di Cimoli. A quel punto vedremo quale strada si imboccherà, perchè ancora molte cose non sono chiare.