Può un metalmeccanico della Fiom votare Lega? Può, l’ha fatto

E gli operai? A un certo punto – e metti questo; e metti quello – e a urne aperte, si è scoperto che Cipputi ha tradito. Ieri c’era tutta una pagina di lamentazioni – soprattutto dall’interno della Sinistra Arcobaleno – sull’Unità: “Siamo stati svuotati dalla Lega. Ma com’è possibile che un operaio metalmeccanico iscritto alla Fiom finisca per votare Carroccio?”. Qualcuno, nel resoconto del filo diretto di una radio toscana, Controradio, provava a far coraggio: “Non ce la vedo proprio una persona di Rifondazione comunista che all’improvviso si mette a votare Lega”. Beh, a farglielo vedere è direttamente il quotidiano del partito di Bertinotti, Liberazione, che nello stesso giorno, in seconda pagina, ospita un impressionante reportage dai mitici cancelli di Mirafiori. Titolo: “Mirafiori ha bocciato l’Arcobaleno: ‘Pensa solo a froci e zingari, non a noi'”. E’ un crudissimo racconto di come tutto un pezzo di mondo si è separato dal suo naturale riferimento politico. Roberto: “Un partito che difende i ladri (rumeni, ndr) che rubano nelle nostre case, incapace di farci aumentare gli stipendi che sono da anni sempre uguali. Ho votato Lega”. Giovanni: “Io ho votato Pd non per convinzione ma proprio per far perdere Rifondazione. Fino all’ultimo ero indeciso se votare Lega”. Francesco: “Quando parlano alla televisione quelli di sinistra io non capisco un cazzo di quello che dicono”. Annamaria: “La classe operaia non esiste più, gli operai sono persone il cui unico sogno è cambiare lavoro, fare un po’ di soldi e sbattersene di tutto il resto”. Un coro che sbeffeggia il compagno Bertinotti, non s’illude su Veltroni, alza muri altissimi: “Non me ne frega niente”. A disastro politico ormai certificato, Nichi Vendola (per molti della sinistra radicale l’unica possibilità di risalita dal pozzo numerico in cui sono precipitati) diceva che bisognava tornare ad ascoltare “le viscere” del paese. Operazione che ha splendidamente fatto Liberazione, e ciò che le viscere del paese – meglio ancora: le viscere della stessa classe operaia – hanno da dire probabilmente non piacerà per niente a ciò che resta del partito bertinottiano. Del resto, i dati sono impressionanti: proprio nelle zone operaie, quelle dove per decenni l’insediamento della sinistra è stato maggioritario, il rapporto tra i voti leghisti e quelli dell’Arcobaleno fa impressione. Come riconosce lo stesso Valentino Parlato, “ormai nella Cgil votano Lega”. E Antonio Panzeri, un passato da dirigente di primo piano della Cgil lombarda, ammette: “La Lega ha raggiunto un consenso formidabile anche nei ceti operai che, storicamente, si pensava guardassero altrove”. Lo sfondamento più consistente è avvenuto nell’ex Emilia rossa, dove adesso i parlamentari leghisti sono sei e trecento i consiglieri comunali: quasi un partito di massa. Così, la classe operaia reale snobba e cambia di campo, mentre la sinistra radicale insegue quella virtuale. “La sinistra è sociale, ripartiamo da lì”, il titolo di un pensoso editoriale del Manifesto, con consolazioni genere “ma si può cominciare a riconoscere quello che c’è ‘di sinistra’ nella società”, mentre nella pagina accanto il titolo sugli accadimenti reali dice: “Milano, il leghismo che pesca a sinistra”. E magari sarà pure il caso, come sostiene Vendola, di “ricostruire il proprio campo”, ma il problema è che forse quel campo, soprattutto per la Sinistra Arcobaleno (e in parte per il Pd), dopo domenica scorsa non esiste più. Scrive un lettore all’Unità che “secondo il mio modesto parere è la perdita di comprensione dei reali bisogni della classe operaia la base di tutto”. E un lettore di Liberazione spiega che “senza la volontà di parlare ai moltissimi lavoratori e cittadini che hanno votato Lega e Berlusconi, la sinistra è morta e sepolta”. Lo smacco più duro: parlare sempre a nome di un mondo è accorgersi che quel mondo è andato in massa altrove. Utilissimi consigli alla sinistra in affanno arrivano da Sergio Chiamparino, l’ultra-riformista sindaco di Torino, dove il Pd è al 40 per cento. E in un’intervista sulla Stampa lancia l’allarme sul radical-populismo che “rischia di sradicare gli ex partiti di massa da tutti i loro antichi referenti sociali”.