“Punti di vista diversi, un valore dentro e fuori il partito”

Siamo in un periodo molto confuso, magmatico, ed è perciò che leggo con perplessità e con un po’ di amarezza e di stanchezza l’articolo pubblicato mercoledì sul nostro giornale, a firma Milziade Caprili. Non è una riflessione, né tantomeno una interlocuzione con quanto scritto da Claudio Grassi sabato (e non domenica come scritto nell’articolo stesso) sempre su *Liberazione*. Sembra una replica “dovuta” e per ciò scritta senza andare tanto per il sottile.

Questa modalità non aiuta a riflettere e valutare, anzi parte da una affermazione particolarmente pesante quale è: «….. in una analisi di fase, come si diceva una volta, diversa da quella della maggioranza del partito ……». Se tale affermazione fosse vera significherebbe che c’è una differenza di fondo, ovvero sui fondamenti, i presupposti (l’analisi di fase) su cui discutere e costruire una possibile strategia, delle proposte unitarie. Significherebbe che una parte (la minoranza?) o solo chi scrive (Grassi) non sono riconoscibili nel partito. Nel migliore dei casi significa che il partito si configura nell’unica analisi vera: quella della maggioranza.

Inviterei a maggiore rispetto reciproco e soprattutto a maggiore cautela. Temo molto le persone o le parti che hanno le verità certe e uniche. In ogni caso i tempi che stiamo vivendo imporrebbero maggiore riflessione e l’ascolto di tutte le parti esterne ma anche interne anche al nostro comune partito. Fare operazioni di espunzione, emarginazione di punti di vista rischia di portare all’errore dovuto a cecità per supponenza.

Come essere certi in questi anni dell’affidabilità di un percorso dell’unione (noi compresi) da costruirsi in itinere tutti assieme per affermazioni e correzioni reciproche sapendo che dovrebbero essere definiti almeno i punti cardinali su cui reggere un’ipotesi di governo e non si intravede ancora nulla che indichi tale volontà; si ha al contrario l’impressione di un gioco muscolare tra le parti più forti dell’unione per essere egemoni, innanzitutto nella Fed, a svantaggio degli altri dell’unione.

Il collante della lotta contro Berlusconi e la sua destra reggerebbe (anche fosse sufficiente da solo) fino ad un minuto dopo il verdetto elettorale. Già oggi le incrinature (per usare un eufemismo) si avvertono ogni volta che accade un evento di interesse che richiede commenti di cui i singoli leader sono generosi. Dalle loro dichiarazioni si avvertono tutte le loro più profonde convinzioni, troppo spesso di taglio liberista, e mai un richiamo di utile atto che faccia intravedere un’alternativa che un possibile futuro governo di centrosinistra (dell’Unione) potrebbe attuare.

Questo ci spiazza tutte le volte e rischia di emarginare dalla conoscenza degli italiani la nostra proposta riducendoci di volta in volta a essere di supporto o in opposizione al “professore”, nel migliore dei casi, quando veniamo sentiti. Per questo sarebbe utile che invece di liquidare a priori altri punti di vista ci si interroghi su come fare vivere tra la gente la nostra proposta non come unica ipotesi possibile di governo ma come una delle proposte su cui misurarci anche con altri partiti, associazioni, liberi cittadini per costruire quel programma di governo unitario nel quale ritrovare anche qualche nostro contenuto, questo sì per potere fare qualche passo verso quel mondo altro che crediamo possibile e di cui abbiamo discusso e per il quale abbiamo manifestato e lottato con molti altri, movimenti, associazioni e singoli anche molto lontani da ipotesi radicali come spesso affermiamo.

Abbiamo bisogno di una riflessione più profonda che faccia vivere nella comprensione di tutti i nostri iscritti, militanti e non, le elaborazioni di cui siamo e saremo capaci facendone valido contributo per una partecipata costruzione nei movimenti e nella società. Abbiamo bisogno di questo nuovo protagonismo diffuso, riconosciuto ai nostri militanti, contrapposto al leaderismo sfrenato presente ormai nella politica e che rischia di affidare ai pensieri di un solo capo (oggi Rutelli, domani D’Alema, dopodomani …) ai suoi umori giornalieri la traduzione delle possibilità di realizzare un progetto oppure no, di fare una alleanza oppure no, di fare le primarie o di metterle in soffitta, secondo la sua analisi quotidiana e i suoi umori.

Pensare ad un mondo diverso, altro rispetto a quello che subiamo quotidianamente significa innanzitutto cogliere tutte le occasioni per praticare l’obiettivo di quella alterità, per farlo conoscere, apprezzare, vivere nei gesti e nelle azioni coerentemente compiute, anche nella interlocuzione interna, anche nella interlocuzione verso le altre parti in campo.