«Pubblici, basta tiri incrociati. Parliamo degli sprechi»

Pubblico impiego sotto il tiro dei katiuscia di Padoa-Schioppa da una parte, che pretende 6 miliardi di tagli, e del professor Ichino dall’altra, che con una “seconda raffica” è tornato a chiedere la testa di non meglio identificati “nullafacenti”.
Ma davvero la pubblica amministrazione è piena di gente che non vuol lavorare?

Per Carlo Podda, segretario della Funzione pubblica/Cgil, «Ichino sbaglia e persevera nel suo errore, si occupa con poca intelligenza di questo tema. Sorprende soprattutto la genericità dell’analisi e della ricetta. Non dà dati empirici, non fa confronti con il resto d’Europa, nè segnala un caso in cui queste ricette abbiano dato risultati. » solo predicatorio». Podda ricorda che sulla pubblica amministrazione i sindacati avranno un incontro con il ministro della Funzione pubblica, Luigi Nicolais la prossima settimana. «La prossima settimana – prosegue – dovremmo essere convocati. Quella di Ichino è solo campagna diffamatoria, in linea con la posizione sui dipendenti pubblici di Silvio Berlusconi quando era presidente del Consiglio».

Un giudizio duro, venuto anche dalla Cisl, che fa riferimento agli accordi sulla produttività conclusi negli anni passati. Salvatore Bosco, segretario degli statali della Uil, ricorda «la privatizzazione» e il legame «di una parte sempre più ampia del salario all’incremento della produttività degli uffici». «E sempre nell’ambito contrattuale – prosegue Bosco – esistono norme che prevedono la possibilità di intervenire in maniera efficace laddove si dovessero verificare le patologie denunciate».

La vera alternativa ai tagli di risorse e di occupazione è la politica dei risparmi. I tre sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil già dalla fine di luglio hanno denunciato che tra consulenze milionarie e sprechi strutturali la pubblica amministrazione è piena di buchi. Nel 2004 il capitolo delle consulenze valeva un miliardo e 300mila euro, diviso tra circa 140mila consulenti. Spesso si tratta di ex-dipendenti che vengono rimessi “in pista”. Negli enti centrali la differenza tra il 2004 e il 2003 è stata addirittura di un più 51%. Dodici di queste consulenze sono milionarie, e 35 stanno intorno ai 500mila euro. C’è poi il grande tema degli appalti. «Si può fare una norma – sottolinea Podda – che obblighi alla rinegoziazione degli appalti in corso». Spesso la stessa fornitura, infatti, (dalle matite alle siringhe per gli ospedali) ha costi diversi da una regione all’altra.

Sono queste le cose che andranno a dire Cgil, Cisl e Uil al ministro Nicolais. La vertenza del pubblico impiego non avrà a tema solo il rinnovo dei contratti, che qualcuno vuole triennalizzare, ma anche la produttività la previdenza integrativa. Forse Ichino non sa, perché non ha mai affrontato il tema da un punto di vista concreto, che la maggiore resistenza alla produttività non viene dai dipendenti ma dai direttori. I sindacati lo hanno denunciato spesso. Secondo Rino Tarelli, della Fnp-Cisl «l’amministrazione pubblica è ingessata dalla quantità di controlli preventivi e a consuntivo che la rendono meno operativa». «Bisognerebbe – spiega – che chi dirige le singole amministrazioni avesse la responsabilità della gestione. Ci vogliono più potere e responsabilità. A quel punto chi fa male paga». E poi, come nel settore privato, la produttività viene se c’è un congruo investimento da parte del datore di lavoro. Altrimenti, l’alternativa secca è la ricetta Blair: blocco del turn over e 100mila unità in meno. E’ questo ciò che vuol fare il centrosinistra?