«Le forze che vogliono mettere tutto a tacere sembrano essere assolutamente preponderanti. Noi della Sinistra europea chiederemo un voto a Bruxelles e l’istituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare» dice Vittorio Agnoletto, della Sinistra unitaria europea. Con l’eurodeputato di Rifondazione abbiamo parlato degli ultimi sviluppi della vicenda dei voli della Cia in Europa.
Ha sentito le dichiarazioni del ministro degli esteri britannico Straw, soddisfatto delle rassicurazioni della sua omologa statunitense Rice? Usa e Unione europea, che si sono spaccati sulla guerra all’Iraq, si ricompattano per mettere la sordina a questa vicenda?
Da quanto apparso finora dalle indiscrezioni della stampa sembra molto probabile che ci sia stato un coinvolgimento degli stati, a vari livelli, e che ora i governi stiano tentando proprio di mettere tutto a tacere. È per favorire questa rimozione che il segretario di stato Usa, Condoleezza Rice, chiama in causa l’Europa e dice che tutti sapevano. Io escluderei comunque un coinvolgimento complessivo dell’Unione: la vicenda dimostra che l’Europa è ancora un nano politico e i rapporti di politica estera vanno avanti a livello dei singoli stati e che gli Stati uniti continuano a trattare alcuni paesi del vecchio continente come il cortile di casa, come ai tempi della Guerra fredda.
I governi europei però continuano a dichiarare che non erano a conoscenza della rete di voli segreti.
Se i governi non si fossero accorti dei voli «segreti» della Cia, ciò vorrebbe dire che non abbiamo praticamente alcun sistema di difesa. Certo che alcuni governi sapevano, l’unico problema è capire fino a che punto. Quello che dobbiamo accertare è: erano al corrente del fatto che alcuni di quei voli servivano a trasportare prigionieri in paesi dove viene abitualmente praticata la tortura?
La Rice parla di una pratica, quella delle renditions, che va avanti da anni, ma senza torture, e non menziona le presunte carceri segrete.
La tattica degli Stati uniti è sempre quella di negare, ammettendo solo ciò che non può più essere negato, perché è diventato ormai evidente. È stato così per l’utilizzo di armi proibite a Falluja, dove hanno prima smentito l’impiego di fosforo bianco per poi affermare di averlo usato solo per illuminare, per dire infine di averlo sparato contro i nemici. E così è successo anche per lo scandalo delle torture nel carcere di Abu Ghraib, dove hanno prima smentito tutto e poi, quando una serie d’inchieste avevano fatto luce su quella realtà, hanno parlato di «poche mele marce» colpevoli di quegli abusi.
Piuttosto che minacciare di togliere il diritto di voto agli stati che venissero trovati colpevoli d’aver ospitato carceri segrete – come ha fatto Frattini – non sarebbe stato meglio cercare prima di far venire a galla tutta la verità?
Le pressioni del parlamento dell’Unione da un lato (con quasi tutti i gruppi che hanno contestato una prima, evasiva risposta del commissario per la giustizia, libertà e sicurezza, Franco Frattini) e, dall’altro, la reticenza di alcuni governi (Polonia e Romania) che hanno negato tutto, hanno spinto Frattini a questa proposta della sospensione del diritto di voto, che è il frutto di un compromesso tra due tendenze contrapposte.
Cosa fa la sinistra europea, il gruppo a cui il suo partito appartiene?
Chiediamo che il dibattito di metà dicembre, quando Frattini dovrà tornare a rispondere al Parlamento, si concluda con un voto, che avrebbe molto più peso di un semplice dibattito in commissione parlamentare. Chiederemo che venga messa ai voti l’istituzione di una commissione d’indagine parlamentare, che rappresenterebbe una novità assoluta, l’unico strumento per cercare di andare avanti nell’accertamento della verità.