Proposta Fioroni il «no» della Cgil

«E’ giusto alleggerire l’attuale situazione della scuola italiana per quanto riguarda il regime fiscale e le donazioni. Ma questo non può diventare la scusa per fare ben altro». Il giorno dopo la presentazione del progetto sul finanziamento delle scuole pubbliche da parte del ministro all’Istruzione Giuseppe Fioroni, scende in campo la Cgil, uno dei sindacati – insieme alla Cisl – maggiormente rappresentativi del corpo insegnanti. Il segretario della Cgil-Flc, Enrico Panini, chiarisce: «Sarebbe inaccettabile che questa proposta venisse realizzata senza assumere alcun impegno concreto per un piano di investimenti nella scuola statale, visto che in Italia lo Stato investe troppo poco per la sua scuola come spende poco per la ricerca e per l’università». Anche la componente di sinistra della Cgil, Lavoro e società, ieri è intervenuta sulle proposte del ministro Fioroni, definendole «irricevibili». Contraria anche l’Unione degli studenti, mentre il ministro della Margherita riceve un incoraggiamento da parte dei giovani di Forza Italia, che lo incitano a non farsi fermare «dal niet della Cgil». E da Alleanza nazionale, che propone di «discutere subito la proposta del ministro».
Il rischio nascosto dietro l’idea di Fioroni, presentata a sorpresa durante il seminario del governo a Caserta, è che la soluzione alla grave carenza di finanziamenti della scuola pubblica diventi il coinvolgimento dei privati. Non soltanto attraverso una defiscalizzazione delle donazioni – su cui tutti sono d’accordo – ma prevedendo che i privati possano svolgere un ruolo anche nella gestione dei fondi destinati alle scuole, che l’ultima finanziaria ha reso autonome anche dal punto di vista economico. Fioroni propone che possano appoggiarsi a «comitati esecutivi» nominati dalla scuola, di cui potrebbero far parte tutti i soggetti del territorio: dagli enti locali, alle imprese, al terzo settore. Ieri, anche il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero è intervenuto per «ridimensionare» la portata della proposta: «Il ministro dell’Istruzione ha legittimamente presentato una sua idea, come io ho presentato le mie. Ma questo non vuol dire che il governo sia d’accordo o addirittura “unanime”. Credo che sia importante discutere approfonditamente tutte le proposte. Per quello che mi riguarda, ritengo sia importante che la scuola resti pubblica».
Il progetto presentato da Fioroni rappresenta una vera e propria palingenesi del sistema scolastico. Il ministro, si sa, è una persona che risolve problemi. Si dice che una delle sue massime preferite sia che la soluzione al problema impiega più di trenta secondi per applicarla, allora non è una soluzione, ma un altro problema. Ma ciò che gli viene rimproverato – negli ambienti degli insegnanti che fanno storicamente riferimento alla sinistra – è che non ama il confronto allargato (sarà perché prende tempo). E che – forse perché non proviene dal mondo della scuola (il ministro è un medico) – manchi di una visione complessiva del sistema scolastico.
La carenza di discussione nella maggioranza rispetto ai problemi della scuola, viene rilevato anche una deputata dei Ds come Alba Sasso, che chiede «una verifica di maggioranza». Rispetto all’autonomia finanziaria delle scuole, che ora si troveranno a gestire finanziamenti anche cospicui, Sasso ribadisce che: «E’ necessario riformare gli organi collegiali, che devono essere ritagliati sulle esigenze della nuova scuola. Quella dei “comitati esecutivi” non mi sembra una buona soluzione».
In effetti la nuova gestione dei finanziamenti è un problema reale. Lo riconosce anche Domenico Chiesa del Cidi (Centro di iniziativa democratica degli insegnanti), che però specifica: «Ci sono due piani del problema. Uno, è meramente tecnico. Le scuole hanno bisogno di un supporto amministrativo, che deve essere costruito. Ma il vero piano è quello dell’indirizzo: cioè che cosa ci si fa con questi soldi. E qui la strada è obbligata: è la scuola, soggetto autonomo, che decide come utilizzarli, senza alcuna ingerenza da parte di soggetti esterni».