Pronto il partito dei socialisti, si chiamerà Ps

Innanzi tutto c’è un fermo no al Pd (e un attacco a Veltroni). Ma c’è anche un altrettanto fermo no alla Cosa rossa (e un attacco a Mussi). Poi c’è una difesa a spada tratta del governo Prodi. La Costituente socialista rilancia la sua sfida su due fronti (il Pd e la Cosa rossa) e a due settimane dalla conferenza programmatica accoglie, non senza entusiasmo, i partner più attesi: Gavino Angius su tutti, ma anche Spini. I quali, con il segretario dello Sdi Enrico Boselli, poche settimane fa avevano lanciato un appello per dar vita, in Italia, a una costituente di tutti coloro che si riferiscono al Pse. Ieri si è svolta la presentazione in grande stile proprio di quest’appello, alla presenza di vecchi e nuovi compagni di strada da Lucio Villari a Cinzia Dato. E per gli ex ds (ed ex Sd) è stata l’occasione dell’annuncio ufficiale. Per Boselli si tratta del risultato tanto atteso sin dal congresso di Fiuggi: allargare la costituente almeno un po’ oltre i confini della ricomposizione della diaspora. Angius e Spini porteranno con sé anche i deputati di Sd Grillini e Baratella e il senatore Montalbano. Il nome del nuovo partito, la cui nascita è prevista a gennaio del prossimo anno – così ha annunciato Boselli – sarà, o almeno dovrebbe essere, Ps. E anche in questo caso, rispetto al nome Psi che ha Fiuggi scaldò non pochi cuori, non si è voluto puntare tutto sull’effetto nostalgia. Una nostalgia che va accuratamente evitata non solo per Boselli ma per tutti quelli che vengono dal Psi e dal Psdi. Il segretario del Nuovo Psi Mauro Del Bue, ad esempio, spiega: «Dopo l’ingresso di Angius, Spini, Grillini e altri di derivazione diessina, la costituente non corre il pericolo di assomigliare a una vecchia scampagnata di reduci del Psi».
Ma andiamo con ordine. Gavino Angius, in un intervento molto applaudito, ha delimitato il campo. Il Pd?: «Il Partito democratico nasce dissolvendo il più grande partito della sinistra, i Ds, e quindi collocandosi fuori dal partito del socialismo europeo. Io penso che questo sia stato un grave errore perché vedo nel Partito democratico la confusione più piena, a parte la spietata lotta di potere per i posti e le liste». Ma anche sul fronte della Cosa rossa, e in particolare di Sd, Angius non ha usato mezzi termini: «Ci sono due visioni diverse, io credo in una sinistra normale, europea, socialista, riformista, Sinistra democratica ha invece stretto un patto con Rifondazione per fare una sinistra massimalista, radicale». Poi in difesa del governo: «Per mesi ci hanno detto che il Pd avrebbe rafforzato il governo. Ora possiamo dire che è vero il contrario, lo destabilizza». E ha aggiunto: «Si stanno scontrando Romano Prodi, presidente del Consiglio in carica e Walter Veltroni leader virtuale del futuro. Mentre uno tira la carretta, giorno dopo giorno, Veltroni va in giro per l’Italia a delineare un Paese che non esiste».
Anche Spini marca le distanze da Pd e Cosa rossa: «Siamo scesi dal treno che porta al Partito democratico perché questo non intendeva appartenere al socialismo europeo per le caratteristiche di laicità e di partito della sinistra democratica dello stesso Pse». E nel richiamo all’impegno congressuale polemizza (più o meno esplicitamente) con Mussi che, per Spini, quell’impegno proprio non lo avrebbe onorato: «È quanto ci eravamo impegnati a fare al congresso dei Ds, è quanto mi compete fare come presidente del comitato promotore nazionale di Sinistra democratica». Poi un monito sul tema costi della politica: «Sappiamo molto bene che per essere ascoltati oggi è giusto e necessario affrontare i nodi della riforma della politica. È questione prioritaria se si vuole che il nostro messaggio socialista europeo possa giungere al Paese». Per Spini la Costituente socialista dovrebbe far propri, nel suo programma, «i quattro punti conclusivi dell’odierno (di ieri per chi legge, ndr) articolo di Rizzo e Stella e tra essi in particolare l’abolizione dell’aggancio della retribuzione dei parlamentari a quella dei magistrati». A queste misure ne aggiunge un’altra: «Il dimezzamento del governo, essendo quello Prodi il più numeroso della storia della repubblica».
E Boselli? Visibilmente soddisfatto per aver incassato un risultato, il segretario dello Sdi Enrico Boselli, ha scelto il registro della provocazio-ne:«Veltroni è stato già scelto dagli apparati. Trovatemi uno che voglia puntare 50 euro sulla vittoria di Letta o Bindi». Quanto al ruolo nei confronti dell’esecutivo del candidato alla segreteria del Pd, Boselli insiste sulla pericolosità del dualismo con Prodi: «Due premier, uno in carica e uno virtuale, sono troppo».