Traduzione di l’Ernesto online
La squadra filo-statunitense di Nicolas Sarkozy ha firmato il 2 novembre scorso con il Regno Unito due accordi segreti che mirano a far collaborare le tre armi degli eserciti dei due paesi in tutti i campi, a mettere in comune le sperimentazioni, le concezioni e le fabbricazioni di armi moderne, ed anche a mettere in comune l’arma nucleare in alcuni casi. In seguito, il 19 novembre, al vertice di Lisbona i 28 paesi della NATO hanno approvato il principio di uno scudo anti-missili a completamento della dissuasione nucleare, una decisione presentata come il risultato di un compromesso tra la Francia e la Germania, poiché quest’ultima, facendo suo lo slogan del presidente statunitense di un mondo senza armi nucleari, avrebbe voluto che Parigi rinunciasse completamente alla sua forza di dissuasione (nb.: Parigi ha già soppresso i suoi missili terra-terra e fermato la sua produzione di materiali fissili senza che alcun altra potenza nucleare lo abbia fatto).
La Francia si è dichiarata pronta a collaborare finanziariamente a questo scudo anti-missile. Il costo a carico della Francia in tutte le istanze della NATO è già stato valutato, nel settembre scorso, 80 milioni di euro annui.
Già il 5 settembre 1995, il presidente Chirac aveva deciso il ritorno della Francia nelle strutture più importanti della NATO, reintegro che Nicolas Sarkozy ha completato con il ritorno nel comando integrato alla fine del 2008. La cooperazione concreta tra la Francia e gli Stati Uniti nel quadro della guerra del Kosovo e di quella dell’Afghanistan come pure l’americanizzazione delle elites in una Unione Europea risolutamente ancorata nella cooperazione transatlantica (poco tempo fa Joao Marques de Almeida, consigliere del presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, ha dichiarato che la migliore soluzione per il rafforzamento delle relazioni tra Unione Europea e Stati Uniti sarebbe l’adesione dell’UE alla NATO) non fa che accelerare questo movimento (facilitato anche dall’apprendimento crescente della lingua inglese in Francia).
Le resistenze a questa pressione crescente della NATO sui popoli del Nord Atlantico cominciano però a organizzarsi. Nel Quebec, si è costituito il collettivo per la fine dell’occupazione dell’Afghanistan e l’uscita del Canada dalla NATO “Scacco alla guerra”, che raggruppa diversi partiti politici, tra cui “Quebec solidale”, l’organizzazione dei giovani del partito “québecois” e i due partiti comunisti, insieme a sindacati importanti, numerose organizzazioni di liceali, studenti, immigrati o autoctoni, ad associazioni religiose di differenti confessioni, a comitati di quartiere.
A Lisbona, il 20 novembre, diverse migliaia di persone, convocate da un centinaio di organizzazioni pacifiste, sindacati di sinistra, dal Partito Comunista e dai Verdi, hanno marciato nella capitale portoghese per protestare contro il vertice, malgrado il respingimento dei militanti stranieri.
La NATO non si trova in una posizione confortevole sulla scena internazionale. Le sue spese militari pesano sugli equilibri di bilancio (in particolare degli Stati Uniti che rappresentano più del 40% delle spese militari mondiali). La firma con la Russia di un trattato START di riduzione degli arsenali nucleari non è ancora acquisita, e sembra sempre di più che il ritiro dall’Afghanistan annunciato per la fine del 2014 non riesca a porre fine al pantano militare in cui sono immersi gli Occidentali in quel paese.