L’«indulto graduato» non sembri una parolaccia. Secondo l’ufficio stampa di Romano Prodi, anzi, «rappresenta l’unica strada praticabile in vista di un miglioramento della grave situazione in cui versano le carceri italiane». Di amnistia, invece, le segreterie del professore omettono anche di far menzione. Il leader dello Sdi Enrico Boselli ha dunque avuto ben di che rilevare il «silenzio colpevole» del candidato premier a proposito della proposta amnistia. Su Repubblica di ieri l’esponente socialista della Rosa nel pugno ha anche definito «avara» la proposta di indulto concordata da Prodi con Piero Fassino e Francesco Rutelli; non senza lamentare «un atteggiamento di totale indifferenza del tutto incomprensibile» nei confronti del nuovo soggetto socialista-radicale. E a giudicare dai modi e dal tono della risposta arrivata dal quartier generale prodiano Boselli ha colto nel segno. Raramente, infatti, si è dato che a un leader di partito risponda l’ufficio stampa: tantomeno fra alleati.
Oltre a Boselli anche il segretario radicale Daniele Capezzone ieri criticato l’atteggiamento «tiepido» della Quercia. Ma lo sprezzo in cui viene fatta cadere la proposta di amnistia da parte di Prodi, dei Ds e dei Dl è indice di una diffidenza che va al di là della sola questione carceraria: è acrimonia rispetto al protagonismo laico della Rosa nel pugno come parte non accessoria o decorativa dell’Unione. Benché l’ironia della sorte, non meno dell’acume di Marco Pannella e dei socialisti, voglia che l’oggetto della contesa sia proprio l’atto di clemenza chiesto dal papa Giovanni Paolo II nel suo incensato intervento a Montecitorio.
Ne esce perciò un secco comunicato stampa «il relazione alle richieste di intervento sulla questione carceraria» che non fa onore né al cattolicissimo professore né all’avveduto candidato premier: che non risponde per nome e cognome a chi ha chiamato in causa la leadership dell’Unione e che tra l’altro ripropone l’odiosa «sostituzione» della pena detentiva per i tossicodipendenti con l’«ingresso in comunità». Non senza stigmatizzare la proposta di amnistia. Dato che l’ufficio stampa di Prodi ricorda la nota in cui con Fassino e Rutelli diceva: «Non si possono inoltre suscitare aspettative e speranze di clemenza che vengono poi disattese con conseguenze gravi anche sul versante della sicurezza delle carceri, messa inevitabilmente a rischio da fenomeni di sovraffollamento».
Il problema del sovraffollamento delle carceri è comunque «affrontato in sede di proposta di programma dell’Unione», assicurano da piazza Santi Apostoli. Ma viste le premesse non c’è di che stare allegri per le decine di migliaia di detenuti che versano in condizioni inumane. Il responsabile del tavolo giustizia, Giuliano Pisapia, lavora infatti da tempo a una soluzione complessiva che passa anche per la revisione del codice; ma che proprio per questo non può affrontare l’emergenza del momento.
La questione sta ulteriormente inquinando le relazioni tra Unione e la Rosa nel pugno. Benché più probabilmente sia agitata a ennesimo pretesto per tenere nel limbo l’alleanza con gli infedeli e intemperanti socialisti-radicali. Come dimostrano le parole con cui il Ds Vannino Chiti avverte che se da un lato la Rosa è «a pieno titolo nel centrosinistra» dall’altro «non deve fare una polemica al giorno».